27. Un patto col diavolo.

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Jungkook's pov

Mi rannicchio nel letto e porto il piumone a coprirmi completamente, mentre un bussare alla porta continua a disturbarmi. Sento mia madre lamentarsi dall'altro lato, ma io la ignoro e continuo stringere a me le coperte. Per tutta la notte sono rimasto chiuso in camera piangendo tutto il tempo e non riuscendo a dormire. Non ho avuto il coraggio di parlare con i miei e da quando sono tornati mia madre ha provato in tutti modi ad entrare in camera mia. Adesso dietro quella porta urla il mio nome. Dovrei alzarmi e andare a scuola, ma non ho la forza per farlo. Voglio solo stare chiuso in questa mia bolla, dove mi sento protetto e al sicuro e dove nessuno può farmi del male. Continuo a piangere e i singhiozzi spezzano quel silenzio soffocante. Il cuscino è ormai zuppo e i miei occhi sono rossi e gonfi. Per tutta la notte ho pensato a Taehyung, alle sue parole, ai suoi gesti e mi vengono i brividi quando le immagini di questa notte mi ripassano davanti. Come ho fatto ad innamorarmi di uno come lui? Un assassino che uccide le persone a sangue freddo? Mi ha preso in giro, mi ha usato, mi ha manipolato in modo da arrivare a mio padre. Non gli è mai importato di me e di certo non è innamorato. Gli ho confessato i miei sentimenti quella notte. Quel profumo che tanto mi piaceva, adesso lo odio da morire. Vorrei urlare, rompere tutto, ma cerco in tutti i modi di trattenermi. Sono stanco di essere usato e di essere preso in giro da tutti. Jimin aveva ragione, ha sempre avuto ragione e io come un coglione non l'ho mai ascoltato. È l'unico di cui possa davvero fidarmi, l'unico che per me ci sarà sempre e mi dispiace così tanto di non avergli creduto. Devo farmi perdonare, dirgli che aveva ragione e che mi dispiace, ma al momento non ho voglia di vedere nessuno. Guardo un punto fisso della stanza e solo dopo diverso tempo mi accorgo del borsone di Taehyung rimasto qui da ieri sera. Mi alzo dal letto e mi avvicino ad esso per poi sedermi sul pavimento. Vorrei curiosare all'interno, ma mi sentirei in colpa nel farlo, poi penso a tutto quello che è successo ieri e mi do del coglione da solo per pensare una cosa del genere. Lui non aveva il diritto di entrare così nella mia vita, quindi perché io devo sentirmi in colpa per questo? Mi decido ad aprire il borsone e con mia sorpresa mi ritrovo dei vestiti completamente neri che riconosco subito. Sono quelli che indossava la notte e in cui mi ha minacciato. Li esco e istintivamente spingo via il borsone iniziando a tremare. All'interno vi è una pistola e diversi pugnali e il solo vederli mi fa venire i brividi. Un senso di nausea mi pervade, ma continuo comunque a controllare il resto del borsone. In una piccola tasca all'interno vi è il suo cellulare, lo prendo e provo a sbloccarlo, ma ovviamente è bloccato da una password. Provo diverse combinazioni, ma nessuna di esse è quella giusta e finisco per bloccare il cellulare. Sbuffo e rimetto tutto nel borsone chiudendolo per bene e nascondendolo dentro l'armadio in mezzo ai vestiti in modo che chiunque entri in camera mia non lo trovi. Poi con le lacrime che minacciano nuovamente di scendere mi rimetto sotto le coperte, richiudendomi di nuovo dentro la mia piccola bolla.

[...]

«Jungkook» sento bussare ripetutamente alla porta, ma questa volta è la voce di Jimin a chiamarmi. Non so quanto tempo sia passato, ma credo di aver dormito per un bel po' se il mio migliore amico è qui. «Jungkook aprirmi».
Mi volto verso la porta rimanendo a fissarla per diversi minuti prima di alzarmi con fatica dal letto e raggiungerla. Trascino con me il plaid che avevo ai piedi del letto e gli apro. Mi ritrovo l'arancione che mi guarda spaesato, poi senza chiedermi il permesso - come è solito fare - entra in camera mia, chiude la porta e rimane in silenzio a fissarmi. Ritorno a sedermi al centro del letto, avvolgendomi meglio col plaid, lui mi segue e si siede al mio fianco. «Cos'è successo Jungkook? Perché non sei venuto a scuola?»

«Mi hai detto di non venire da te se fosse successo qualcosa» dico, appoggiandomi alla spalliera e rannicchiandomi in me stesso.

«Ma sai che non dicevo sul serio. Ero incazzato. Puoi parlarmi di quello che vuoi» si avvicina a me e allunga una mano per spostare leggermente il plaid e guardarmi in viso «Hai pianto?»

L'assassino della notte ~ TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora