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<<  You can count on me like one, two, three / I'll be there / And I know when I need it, I can count on you like four, three, two / And you'll be there / 'Cause that's what friends are supposed to do >>

Un altro sabato qualunque. Uno di quelli in cui mi sveglio, faccio colazione, rifaccio il letto e accendo la musica a tutto volume per avere un po' di compagnia mentre faccio le pulizie del mio nuovo appartamento a New York, più precisamente a Lower Manhattan. Indossai il mio solito outfit casalingo, appuntai i capelli e mi decisi ad iniziare. Ero nel bel mezzo di una danza scatenata con l'aspirapolvere sulle note di American Idiot dei Green Day, quando notai una cosa: nel condominio accanto al mio, dietro la finestra che si affacciava direttamente sul mio salotto, stava in piedi un uomo con una tazza di caffè fumante, molto alto, capelli chiari, fisico scolpito; era la prima volta che lo vedevo, avevo sempre pensato che l'appartamento di fronte fosse disabitato. A quanto pare non lo era affatto, anzi: quella visione celestiale mi fece rimanere imbambolata alla finestra per almeno 10 minuti, fin quando si girò e vide che lo stavo osservando. Mi girai di scatto e ripresi a pulire, bella figura di merda, pensai. Mi concentrai per finire il prima possibile dando ogni tanto un'occhiata fuori, ma se n'era andato.

Mi affrettai a farmi una doccia, misi un paio di jeans chiari attillati, un maglione rosa ed uscii in direzione del Blue Rooftop, un bar in cui io e i miei amici eravamo soliti ritrovarci ogni weekend per pranzo; Maeve e Louis non erano solo amici: avevamo frequentato insieme la Cooper Union for the Advancement of Science and Art e ci eravamo laureati in architettura nello stesso anno, e quando ci era stato offerto uno stage presso uno studio locale qualche mese fa facemmo i salti di gioia. Non ancora il lavoro dei nostri sogni, ma farsi strada in questo mondo non era semplice, e noi ce la stavamo mettendo tutta.

<< Ecco la mia architetta preferita! >> urlò Louis vedendomi arrivare.

<< Non chiamarmi così, sai che non lo sopporto! >> dissi sorridendo e abbracciandolo.

Ci venne incontro Maeve, in ritardo come sempre:

<< Credevo di essere io la tua preferita e tu mi rimpiazzi così, sono molto delusa signor Worley >> disse rivolta verso Louis, con le mani sui fianchi con aria divertita.

Louis era un ragazzo di 28 anni, alto, magro, con i capelli scuri e molto gay, cosa di cui andava fiero nonostante le sofferenze che ciò gli aveva causato in famiglia e nella vita di tutti i giorni prima, e a lavoro poi. Formavamo il gruppo di amici più strano che avessi mai conosciuto: io silenziosa e riservata, lui estroverso ed eccentrico e Maeve.. beh, solo guardarla ti metteva in soggezione. Sui 25 anni, alta, slanciata, con uno sguardo profondo e bionda all'inverosimile - in poche parole, bellissima. Indossava un maglione bianco a collo alto, minigonna a quadri con bottoni dorati e stivali alti che le risaltavano le gambe snelle, che invidiavo dal primo giorno in cui l'ho conosciuta. Non avevo niente da invidiarle, non mi ritenevo una brutta ragazza ma per qualche assurdo motivo la ritenevo migliore di me, in tutto.

<< Avete programmi per stasera? Potremmo andare all'Apotheke >> disse Louis, sfoggiando il suo miglior sorriso. Il locale in questione era un club molto esclusivo in centro a Chinatown, dove ogni sabato sera si riversava la maggior parte dei ragazzi della nostra età della zona.

<< Ho già un impegno >> risposi prontamente.

<< Con chi? Un ragazzo? Raccontaci tutto, che aspetti?! >> disse una curiosa e anche troppo eccitata Maeve.

<< Spiace deluderti, ma gli unici con cui mi vedo sono il divano e Netflix. Sono esausta, questa settimana è stata distruttiva >> .

Ancora prima che finissi la mia risposta, entrambi i miei interlocutori alzarono gli occhi al cielo in maniera plateale, in modo che capissi il loro disappunto.

<< Elizabeth >> disse Louis guardandomi torvo << ti garantisco che se mi darai buca per guardare un altro film romantico e sognare ad occhi aperti il principe azzurro tutta la sera, sarai bannata a vita dal gruppo e verrai lasciata sola con Trent a lavoro >> .

Trent era un collega sulla cinquantina, un tipo un po' logorroico con la tendenza a provarci con qualsiasi nuova ragazza si presentasse in ufficio, che Maeve definì prontamente "il pervertito col riporto", riferendosi ai capelli radi che raggruppava in avanti.

<< Concordo >> disse lei guardando prima Lou e poi me.

<< Siete due stronzi >> risposi, e si misero a ridere felici di avermi incastrata.

Ci salutammo dopo aver parlato di tutto e tutti e mi diressi nuovamente verso casa, con in mente il vestito perfetto per la serata e un presentimento strano che mi colpiva allo stomaco. Sarà stato il pesce che abbiamo mangiato, magari non era buono pensai tra me e me, non potendo essermi sbagliata più di così. 



[Spero che questo primo capitolo vi abbia almeno un poi incuriosito, so che sembra un poi scarno ma non voglio correre; il prossimo sarà più lungo e verranno approfondite meglio alcune cose, giuro. Inizierò sempre con una canzone, che se vi fa piacere potete ascoltare mentre leggete, lascio in alto il video :) al di sotto di ogni capitolo invece pubblicherò gli outfit che ho descritto nel capitolo, per rendere tutto più realistico. Ovviamente qualsiasi consiglio è ben accetto.

Alla prossima,

Els ❤️]

Outfit di Elizabeth

Outfit di Elizabeth

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Outfit di Maeve

Outfit di Maeve

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LOVERS BY THE WINDOW • Chris Evans fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora