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<< Happy days are here again | Your cares and troubles are gone | There'll be no more from now on | From now on | Happy days are here again | The skies above are clear again | So let's sing a song of cheer again | Happy times | Happy nights | Happy days are here again. >>

Rimanemmo a lungo avvolti in quell'abbraccio in completo silenzio. Un silenzio fatto di comprensione e rispetto, un piccolo spazio da utilizzare affinché ritrovassimo la pace dopo quel turbinio di emozioni che ci aveva investito in così poco tempo.

Ad un certo punto decisi di ricompormi, asciugai le ultime lacrime che ancora viaggiavano sulle mie guance e mi alzai per dirigermi in cucina.

<< Mi sembra un'ottima ricompensa dopo tutto questo casino. La pizza ormai è immangiabile. >> dissi rivolta ad Aaron, tornando verso il divano con in mano le fette di torta che aveva preparato in precedenza.

<< L'ho portata sperando che tu non me la lanciassi contro, è andata meglio del previsto a quanto pare. >> rispose.

Finii di mangiarla in pochissimo tempo dalla fame che avevo, e dopo poco anche lui ripose il piatto vuoto sul tavolo; poi si girò verso la parete dove alloggiava un grande orologio nero per controllare l'ora: erano le 23 passate, e dalla sua espressione immaginai si fosse fatto tardi. Si voltò nuovamente nella mia direzione, e prima che potesse dire qualsiasi cosa lo anticipai:

<< Puoi rimanere se vuoi. >>

Credo fosse l'ultima cosa che si aspettava di sentirmi dire, perchè sgranò gli occhi incredulo.

<< Ne sei certa? Non voglio disturbare. >> affermò, pensando che lo avessi detto per gentilezza.

<< Non voglio che tu te ne vada. Puoi dormire qui e andare a lavoro quando devi, non importa se mi sveglio nel cuore della notte, basta che resti. >> risposi.

Il suo volto dapprima contratto si rilassò e si distese in un sorriso, segno che la mia risposta lo aveva rincuorato; lo accompagnai alla porta del bagno degli ospiti e gli diedi uno spazzolino nuovo e un asciugamano, mentre io mi preparai in quello confinante con la camera. Lo aspettai seduta ai piedi del letto, e non appena entrò dalla porta mi alzai:

<< Quale lato preferisci? >> gli domandai indicandolo.

<< Di solito dormo sulla sinistra, ma posso stare dove vuoi. >> rispose.

<< Tutta tua. >> dissi, facendogli spazio verso quel lato.

Mentre lo guardavo allontanarsi un pensiero mi attraversò la mente come un lampo: lo presi per un braccio per farlo voltare, gli gettai le braccia al collo e prima che potesse chiedere spiegazioni gli sigillai la bocca con un bacio.

Era esattamente come me lo sarei aspettato: un tocco delicato, le sue labbra erano le più morbide che avessero mai sfiorato le mie; in quel gesto racchiudemmo tutto ciò che avevamo provato in quella folle serata per lasciarlo definitivamente alle spalle, per aprire un capitolo fatto di emozioni nuove, di ricordi felici e una rinnovata percezione dell'amore, fatta non più di paura e tristezza ma di fiducia e felicità.

Quella danza tra le nostre labbra sembrò durare all'infinito, nessuno dei due aveva intenzione di lasciare per primo la presa di quel tocco così casto ma che ci legava così profondamente, che ci faceva sentire una persona sola scissa in due entità fisicamente separate. E fu solo quando quei corpi sentirono la necessità di aria che l'atto cessò, lasciandoci dentro il sapore l'uno dell'altra e un cuore ricolmo di gioia.

LOVERS BY THE WINDOW • Chris Evans fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora