<< Don't wanna break your heart | Wanna give your heart a break | I know your scared it's wrong | Like you might make a mistake | There's just one life to live | And there's no time to wait to waste | So let me give your heart a break >>
Pochi giorni prima dell'incontro un messaggio di Aaron mi aveva avvisata che ci saremmo visti alle 14 direttamente davanti a Starbucks, perchè prima aveva da fare una commissione da solo. Pranzai a casa con un'insalata di pollo, poi feci una doccia e mi vestii: scelsi una felpa corta giallo ocra, pantaloni a quadri neri, bianchi e gialli, converse e la Jacquemus Chiquito nera. Legai i capelli leggermente mossi in una mezza coda, nascosi le occhiaie con del correttore e misi un po' di mascara, giusto per darmi un contegno; non amavo particolarmente truccarmi, preferivo mettere un bel vestito e una borsa degna di nota, che ero abbastanza fortunata da potermi permettere.
Verso l'una e mezza presi il piumino nero e chiamai un taxi, dal quale mi feci lasciare a pochi isolati dal caffè così da fare una piccola camminata che mi avrebbe schiarito un po' le idee e rilassata prima di incontrarlo. Ero sulla strada per la caffetteria quando in lontananza lo vidi, nonostante la mia vista fosse annebbiata - avrei dovuto portare gli occhiali, ma lo facevo solo in caso di necessità perchè non mi piaceva come mi stavano.
Avvicinandomi pian piano riuscii a vederlo più chiaramente, ed era da mozzare il fiato come al solito: indossava un maglione intrecciato color panna, jeans attillati e cappotto lungo, entrambi neri. Guardava nella direzione opposta alla mia perciò non mi vide arrivare, ed io ebbi il tempo di vedere che teneva in mano una scatola senza coperchio con all'interno una bellissima composizione di orchidee rosa e bianche, probabilmente il risultato della 'commissione' che mi aveva detto di dover fare da solo.
Si voltò verso di me solo quando sentì i miei passi avvicinarsi, la sua bocca allargata in un sorriso e gli occhi dolci che mi scrutarono amabilmente da testa a piedi come se fossi una delle cose più belle che avesse mai visto, ovvero l'esatto opposto di come mi reputavo.
Mi venne incontro e mi accolse con un sobrio bacio sulla guancia sinistra.
<< Questi sono per te.. so che non bastano per scusarmi di ciò che è successo, ma spero aiutino nel processo. >> mi disse.
<< Non hai niente di cui scusarti. Comunque sono bellissimi, li adoro. >> risposi, e gli strinsi le braccia ai fianchi per ringraziarlo; profumava di acqua di colonia e i suoi muscoli mi avvolsero completamente, tanto che non avrei mai voluto uscirne.
<< Ti va di entrare? >> sussurrò lui, che probabilmente aveva capito il mio intento.
Feci cenno di si con la testa e mi staccai per seguirlo nel locale; ordinò un macchiato al caramello per se e una cioccolata calda per me, poi ci sedemmo ad uno tavolo in fondo alla grande sala.
<< Riguardo all'altra sera, volevo solo dirti che.. >> iniziò, ma lo bloccai subito.
<< Non c'è niente da dire e niente per cui sentirsi in colpa. Sono io quella che ha evidenti problemi, me ne sono fatta una ragione e per questo ho deciso di consultare una dottoressa. >>
<< Una.. psicologa, intendi? >> chiese cautamente.
<< Esatto. >> risposi elusiva, lo sguardo abbassato sul tavolo.
Sentii la sua mano avvicinarsi e avvolgermi la guancia, quindi alzai gli occhi e trovai i suoi, accompagnati da un sorriso premuroso.
<< Non c'è niente di cui vergognarsi, sappilo. Credo che parlarne con un esperto possa aiutarti molto, quindi hai tutto il mio sostegno. >> affermò.

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LOVERS BY THE WINDOW • Chris Evans fanfiction
FanficElizabeth si è laureata in architettura a New York e adesso lavora in uno studio insieme ai suoi due migliori amici; vive in uno di due condomini gemelli a Manhattan, e quando un giorno si accorge che l'appartamento di fronte al suo non è disabitato...