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<< Where'd you wanna go? / How much you wanna risk? / I'm not looking for somebody / With some superhuman gifts / Some superhero / Some fairytale bliss / Just something I can turn to / Somebody I can kiss / I want something just like this >>

E ora che mi metto?

Fu la prima cosa che pensai appena entrata, ancora prima di entrare in doccia. Certo, dovevo solo andare a recuperare un telefono, ma nemmeno morta avrei indossato una tuta monocromo informe proprio oggi. Mi fiondai verso l'armadio che di certo non mancava di abiti di ogni colore, forma e dimensione; ammisi a me stessa di avere un problema di shopping compulsivo ma accantonai subito il pensiero per concentrarmi.

Scelsi una maglia bianca attillata a collo alto e un pantalone color ruggine, stivaletti e la Chloè Faye di una gradazione simile ai pantaloni. Si, avevo indubbiamente un grosso problema anche con le borse, ma la moda era la mia seconda passione dopo l'architettura e le passioni vanno coltivate, no?

Mi asciugai in fretta, raccolsi i capelli ancora umidi in uno chignon più o meno fatto bene, misi un filo di trucco e mi vestii nel tragitto tra la camera e la finestra, dove lo vidi aspettarmi nel suo appartamento. Alzai la mano con il pollice all'insù per fargli capire che ero pronta e lui di rimando sorrise e indicò verso il basso - credo significhi che ci troviamo all'ingresso del suo palazzo - pensai; nonostante le due torri fossero una davanti l'altra e molto ravvicinate, l'ingresso dell'edificio in cui abitava lui era rivolto sulla strada a nord, mentre il mio a sud.

Scesi 18 piani con l'ascensore che sembrava non arrivare mai, uscii dalla porta principale, girai l'angolo e lo vidi lì ad aspettarmi; mi stavo avvicinando quando mi scrutò tra la folla di passanti e mi sorrise di nuovo - uno di quei sorrisi che danno senso alle giornate buie e illuminano il mondo. Visto da vicino risultava ancora più bello di quel che pensassi: alto sul metro e ottanta, fisico statuario, con il volto spigoloso ma dai tratti dolci, leggermente segnato dalla stanchezza e dall'età ovviamente maggiore della mia. Ad un tratto un pensiero sfiorò la mia mente:

<< Non ci siamo presentati. >> gli dissi, stavolta guardandolo negli occhi.

<< Perdonami, non ci ho nemmeno pensato! Mi chiamo Aaron. >> rispose tendendomi la mano.

Tutto era avvenuto nell'arco di pochissimo tempo ma stranamente nessuno dei due aveva pensato a questo dettaglio fino ad ora, e se non fosse saltato fuori credo che saremmo andati avanti tutto il giorno senza sapere i rispettivi nomi, come se fosse una cosa scontata, un'informazione già conosciuta o irrilevante.

<< Elizabeth, molto piacere. >>

<< Il piacere è tutto mio, Elizabeth. >>

Fidati, è soprattutto mio.

<< Ho già chiamato un taxi, dovrebbe essere qui a minuti. >> affermò lui, indugiando nel lasciarmi la mano.

<< Molto gentile, ti ringrazio! Quella pensi di rendermela? Altrimenti posso tagliarla. >> risposi prendendolo in giro.

Inizialmente sembrò non capire, poi abbassò lo sguardo sulle mani ancora intrecciate e scoppiò a ridere.

<< Pensavo di tenerla, ma se insisti la lascerò andare. >>

Lasciò la presa e fece per mettere entrambe le mani in tasca quando vide spuntare il taxi; arrivammo alla destinazione designata senza scambiarci nemmeno una parola, io per l'eccessiva timidezza, lui probabilmente per non sembrare invadente. Ci trovammo davanti un grande magazzino custodito da una signorina gentile che controllò sul computer se un oggetto simile a quello che le avevo descritto fosse stato portato in custodia oggi.

LOVERS BY THE WINDOW • Chris Evans fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora