Rimango nel parco vicino casa per riflettere un po'. Mio padre voleva impormi un futuro, ma io volevo essere libera di decidere, dopotutto è la mia vita! Chiamai Gianni, volevo vederlo, mi mancava già.
-Mel. -
-G devo parlarti. Possiamo vederci al parco dei giochi fra... Dieci minuti? -
-È successo qualcosa? -
-Vieni e basta. Ho bisogno di te. -
-Va bene, a dopo! -
Nell'attesa, mi arrampico sullo scivolo, un po' troppo piccolo per me,ma ci entro ancora. Ricordo quando mio padre mi mandava con Maddy a giocare. Aveva sempre da lavorare,mai un vriciolo di tempo per me. Mi misi seduta in cima e mi guardai intorno. La giornata era insolitamente mite, anche se eravamo solo a gennaio. Il vento fresco fra i capelli mi ricordava il freddo natale passato con G. Il cuoricino al polso era bellissimo e non lo toglievo mai, neanche per fare la doccia. Scivolai giù con goffaggine e la delicatezza di un elefante, e rimasi bloccata alla punta. Nel dimenare il sedere facevo versi non identificati, mi spaventavo da sola.
Nello strattonare caddi a terra. La solita imbranata!
-Ei, tutto bene? - un rumore di rotelle finí vicino a me. Qualcuno mi aiutò ad alzarmi, avevo le mani tutte graffiate e piene di sassolini e polvere.
-Solo qualche graffio... - alzai lo sguardo e mi sembrò di vedere un angelo. Un ragazzo alto, biondo e spettinato con occhi azzurri mi esaminava attentamente le mani e il viso. Mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Si, sembri stare bene. - disse infine sorridendo. I suoi denti erano perfetti e immacolati, mi accecava, sembrava il sosia umano di Ken di Barbie.
-Elliot! - disse.
-Melissa... - ci stringiemmo la mano.
-Che ci fai a quest'ora in un parco giochi tutta sola Melissa? - il suo sguardo era penetrante, mi sentivo nuda.
-Devo incontrare una persona... -
-Ti droghi?!? - chiese spaventato.
-No... Ma come ti... Sto aspettando un mio amico... - Perché non avevo detto fidanzato? MELISSA?!?
-... Oh... Che sollievo! - ridemmo come due sciocchi.
-E tu... Elliot??? -
-Skateboard! - risponde mostrandomi la tavola con le quattro ruote. Era nero con una Fantasia dark sotto. Il suo abbigliamento era street-sportivo, gli stava benissimo.
-Wow figo! - dico estasiata.
-È una delle cose che amo di più. Sono nuovo in città, appena arrivato da un college di Londra.-
Mi mordevo il labbro freneticamente, non ero mai stata così nervosa.
Passavano i minuti e noi eravamo ancora lì, a parlare di ogni cosa, anche della fontana di fronte o del cane più vicino. La discussione più lunga e profonda che avessi mai avuto, non avrei mai voluto smettere. I bambini cominciavano a venire, genitori con carrozzine e anziani. Il parco era popolato completamente. Diedi un'occhiata all'orologio e mi venne un colpo. Erano le cinque e mezza. G dov'era finito? Neanche un messaggio,o una chiamata persa. Niente.
-Wooh... Le cinque e mezza! - dico scandalizzata.
-Il tuo amico a quanto pare non verrà... - dice quasi felice. Lo guardo sottecchi, mi toccava i capelli.
-Scusa, devo andare... - dico dispiaciuta.
-Si... Capisco. -
Ci alziamo, le gambe sono atrofizzate e i piedi addormentati. Lui prende lo skate e si mette sopra.
-È stato bello conoscerti Melissa... Davvero, sei speciale... -
-*arrossisco* oh... Anche tu... Era da tempo che non parlavo così apertamente con qualcuno. Mi è servito. Grazie - ci sorridiamo. Avrei voluto fare qualcosa, abbracciarlo, strigergli la mano, dire una frase anche stupida. Esito.
Invece mi giro e me ne vado verso casa.
-Ei... Aspetta! - viene verso di me sul suo skate.
-Questo... L'hai perso vicino allo scivolo... - e mi mostra il braccialetto di G.
-Oddio... Grazie... - me lo mette al braccio e mi da un bacio sulla guancia.
-Ciao Melissa! - e se ne va veloce quasi come se volasse.
A scuola il giorno dopo.
-Ragazzi, abbiamo un nuovo arrivato. Alessandro Elliot Pierre Delmoro. Sono sicura che sarà contento di stare nella nostra scuola. Vai pure a sederti vicino a Melissa, lì -
Alzo lo sguardo e vedo lui, con l'americanino a una spalla e il sorriso che intimidisce. Si siede accanto a me. Volevo sparire, SUBITO! Sapevo di essere la fotocopia di un peperone.
-Ciao nuova compagna di banco! - mi stringe la mano sarcastico. Rido, più per sdrammatizzare.
G mi guardava con fare guardingo. Era geloso! Ma Elliot era solo un amico... Forse... No sicuramente... Smettila di fare certi pensieri...
La situazione in quei momenti non poteva che peggiorare.
-vi conoscete? - mi manda un bigliettino Gianni.
-Poi t spiego ❤-
-... Ci siamo conosciuti al parco ieri... Quando mi hai dato buca... -
-Scusa... - aveva giocato la carta degli occhi da cerbiatto. In genere non resistivo a quegli occhi ma in quel momento sembravano non avere alcun effetto su di me-... Ho avuto problemi, mia madre non si è sentita bene. Ora però sta meglio. È rimasta in ospedale per accertamenti... - il cuore mi si strinse. Lo abbracciai.
-Perdono! Fammi sapere ok? -
-Si... Ma ora baciami! - e mi stampa un bacio sulle labbra.
Elliot ci stava guardando, intensamente, con quegli occhi che erano diventati iceberg . Per la prima volta provai vergogna nel baciare G. Mi sembrava insolito, strano. Mi staccai velocemente da lui, senza rompere il contatto visivo con Elliot.
-Che c'è? - chiese incupito.
-Niente... - mentii.
-Sicura? Sei strana oggi... - mi guardò intensamente nelle pupille, con quei suo occhi profondi, ma che non mi facevano effetto. Strano! La campanella suona e io mi salvo dal terzo grado oculare di G.
Ritorno seduta al banco arrossita.
-Ei, tutto bene? - Elliot. Ti prego non fissarmi e non sorridermi, non connetto quando lo fai.
-Si, sto bene! - Datemi una medaglia. Ho vinto l'oro dei bugiardi e battuto il record di menzogne in ventiquattro ore.