19. Vorrei

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Vorrei essere in un altro tempo
In cui se sbagli riparti da capo
Ma il futuro che io avevo in mente
Sembra già far parte del passato

Franco 126

"Come stai?"

Guardo il lungo mare di Melbourne correre via al di là del finestrino oscurato, mentre il sole gioca a nascondino tra le nuvole e i lampioni, creando uno strano gioco di luci e d'ombre.

"Becca...ehi.." sento la sua mano vicina alla mia, ma non osa sfiorarmi.

Ti faccio paura Lu? Non hai mai avuto timore di toccarmi.

"Il come stai è una domanda inopportuna non trovi?"

Scuoto il capo e incrocio le braccia al petto, permettendo così alla cintura di premere maggiormente sul torace, facendomi mancare il respiro.

L'autista che ci porta al circuito, guarda fisso davanti a sè, eppure mi sembra abbia abbassato l'autoradio, come a voler ascoltare la nostra conversazione.

Non te ne regalano molte di chiacchierate vero? Devi per forza ascoltare quelle degli altri.

Luca dal canto suo non accenna più nessuna domanda, nessuna parola di conforto ne segni di ulteriore interesse: si limita a guardare fuori, con la mascella contratta e gli occhiali abbassati sul viso, in un espressione tesa che mi fa capire di averlo ferito.
Lo capisco da come cammina una volta arrivati al circuito, dritto ed impettito, senza mai di fatto voltarsi nella mia direzione per vedere se ci sono.

Fermati Lu, fermati e cerca di capirmi per favore...

Gli afferro una mano mentre armeggia con il pass che porta al collo, incastrato tra il colletto della camicia e i bottoni del cappotto, e gli lascio un piccolo bacio tra le dita.

Lui scuote la testa e con un gesto rozzo si libera della mia presa.

"Non sto bene Lu..."

Le mie parole lo bloccano: lì in mezzo ai tornelli, con una mano a mezz'aria e l'altra chiusa a pugno dentro la tasca, intenta stringere il nulla.

"E io come pensi che stia eh?" Mi ammonisce, con un filo di voce.

"E allora perché me lo hai chiesto se sapevi già la risposta?"

Si volta con occhi risentiti, alzando un indice per suggerirmi di non usare più quel tono strafottente con lui.

"Sì chiama preoccupazione Becca, e si dia il caso che io ne abbia molta nei tuoi confronti"

"Non puntarmi il dito contro" lo rimprovero a mia volta. "Non ho detto né fatto nulla di male"

Luca si gratta l'accenno di barba che gli ricopre il mento, trattenendo una risata amara.

"Sembra che tu mi ritenga responsabile di tutta questa situazione di merda"

"Non ti ho mai dato la colpa"

"Ma lo pensi?"

Mi studia con i suoi occhi smeraldini, appoggiando le mani sui fianchi, roteando il collo verso il basso nel tentativo di allentare la tensione che gli grava sulle spalle.
Alcuni ricci gli ricadono sulla fronte, mossi dal vento che arriva dal mare.

Spiegami come fai ad essere così bello anche quando sei arrabbiato con me. Spiegamelo.

"Non ho mai pensato che fosse colpa tua Lu, ne tanto meno che usarti come capro espiatorio sia la soluzione alla cosa"

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