22. Mattina presto

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📍Milano, aprile, 2018

Yeah you can start over you can run free
You can find other fish in the sea
You can pretend it's meant to be
But you can't stay away from me

Maroon 5

Ding Dong.

Ding dong.

Ding dong.

Il trillo arrugginito del campanello, smuove l'aria immobile del mio appartamento, riscuotendomi dal torpore del JetLag.

Un sottile spiraglio di luce filtra dalle persiane, mentre il vociferare sguaiato, proveniente dal mercato in fondo alla strada arriva lontano alle mie orecchie.

Allungo le braccia oltre il materasso alla ricerca della sveglia, e proprio quando riesco a mettere a fuoco le lancette, l'ennesimo squillo vibra per le stanze, buttandomi definitivamente giù dal letto.

I miei piedi scricchiolano sul parquet freddo, e mentre penso che sia il caso di comprare un tappeto per evitare l'assideramento, le mie mani schiavano distrattamente la porta, facendomi subito pentire di averlo fatto con tanta leggerezza.

Luca mi guarda da dietro i suoi occhi smeraldini: un sorrisino incerto gli incurva le labbra e un mazzo di rose gli scortica le mani callose, segnate dall'inverno appena trascorso.

"Ciao" sussurra, con fatica.

"Ciao" rispondo a mia volta, portando le braccia conserte al petto, chiudendomi la porta alle spalle, relegando entrambi sul pianerottolo.

Ti ha baciato qui la prima volta, te lo ricordi Becca?.

"Cosa ci fai qui?" Chiedo, mantenendo per quanto possibile le distanze, ignorando il suo sguardo deluso.

Cosa ti aspettavi dopo un mese Lu? Che facessi i salti di gioia?

"Voglio solo parlare" Sì giustifica, alzando le mani in segno di resa. "Posso entrare?"

Sospiro, steingendomi nella vestaglia, annuendo lievemente. "Il tempo di un caffè e tutto quello che posso concederti, sono molto stanca"

Lui in risposta mi sorride con gli occhi, varcando l'uscio semiaperto, portando con sè il suo caratteristico profumo di pulito, misto a quello delle rose e del vento di aprile.

Cattiva idea far entrare il diavolo in casa tua.

Lo guardo appoggiare i fiori sul piano in marmo, mentre con disinvoltura cerca un vaso tra i pensili della cucina: lo sguardo rilassato e le mani sicure di chi sembra non essere mancato da quell'appartamento nemmeno un giorno.

"Sbaglio o c'è più luce? Hai finalmente aggiustato il lampadario?"

Lampadari Luca? È veramente questo di cui vuoi parlare?"

"Sì l'ho aggiustato" commento con freddezza. "Ora possiamo per favore arrivare al nocciolo della questione?"

I suoi lineamenti tornano seri mentre i suoi passi vorticano per il soggiorno fermandosi sotto il grande orologio a parete che segna a malapena le 8.30.

"Volevo scusarmi per come sono andate le cose in Australia. Non sarei dovuto andare via così"

"Sì non avresti dovuto" commento, dandogli le spalle, armeggiando con la caffettiera. "Tutto qui? Non saresti dovuto scomodarti tanto per dirmi questo"

The Story •Daniel Ricciardo•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora