27. Qui

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📍Milano, maggio 2018

Complici
Ogni volta che scappiamo è per riprenderci
Quanta voglia che ci toglie il fiato
Mangiami e stringimi
Oltre quello che verrà.

⏸️ Gianna Nannini

Il sole non ha ancora fatto capolino oltre la finestra quando Daniel si sveglia.
Lo sento camminare per i corridoi di casa mentre trattiene a fatica uno sbadiglio, e apre per l'ennesima volta la porta sbagliata.

Soffio distrattamente sulla tazza di caffè nero e mi rannicchiata meglio sulla poltrona in velluto che da sul balcone e sulle strade di Brera, ancora placidamente addormentate.

Tranquillità, per la prima volta sia dentro che fuori.

"Buongiorno" sussurra con dolcezza. "Perchè non mi hai svegliato quando ti sei alzata?"

"Ieri è stata una giornata lunga, pensavo volessi riposare"

Lui in risposta si avvicina lentamente, avvolgendomi con tenerezza le spalle con le sue braccia grandi, che sanno di bontà e di pulito.

"Ho ancora troppa adrenalina in corpo per dormire fino a tardi" dice, lasciandomi un bacio all'angolo della bocca. "E poi volevo sapere se stavi bene, avevi il sonno un po' agitato stanotte"

Annuisco, accarezzandogli con delicatezza le mani callose, cercando di tranquillizzarlo. "Sto benissimo, sono solo un po' nervosa per le visite di oggi. Mi capita sempre non preoccuparti"

Daniel non dice nulla, si limita a stringermi un po' di più, appoggiando il mento tra i miei capelli, respirando profondamente. "Sono tanto orgoglioso di te sai?"

"Sì?"

"Avrei motivi per non esserlo?"

Mi stringo nelle spalle. "Sono una tossicodipende in riabilitazione, non c'è molto di cui essere fieri in realtà. Non credi?"

Daniel sbuffa, lasciando la presa sulle mie spalle, per poi accovacciarsi di fronte a me, incrociando i nostri sguardi. "Io sono un adultero, un ipocrita e quasi sicuramente un pessimo amico. Anche io ho ben poco di cui andare orgoglioso"

Faccio segno di no con la testa, prendendogli il viso tra le mani, disegnando dei piccoli cerchi sulle sue guance inspide, sul quale risalta ancora il segno del cuscino.

"Non è la stessa cosa Dan..."

"Sì che lo è invece" mi interrompe. "L'unica differenza è che tu hai avuto il coraggio di guardare in faccia le tue fragilità, rialzandoti dal fondale nel quale ti eri smarrita" Sorride dolcemente, sovrastandomi delicatamente sulla poltrona. "Quindi te lo richiedo, sai che sono tanto orgoglioso di te?"

Dalle labbra mi sfugge un lieve pff e Daniel approfitta del momento per tapparmi la bocca con un bacio, in grado di farmi capire quanto a quelle parole lui creda davvero.

"Hai uno strano modo di zittire le persone" sussurro, staccandomi quanto basta per poggiare la fronte sulla sua, mentre sulle sue labbra compare un sorrisetto soddisfatto.

"L'importante è arrivare allo scopo Becks" dice con un'occhiolino, sedendosi sulla porzione di divano lascita libera dal mio corpo, prendendomi dalle dita la tazza di caffè, ormai freddo.

Il suo sguardo si perde al dì là della finestra e io approfitto per appoggiare la testa sulla sua spalla, beandomi ancora un po' della sua presenza e ancor di più di questa mattina, iniziata con pacata lentezza.

The Story •Daniel Ricciardo•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora