● 1. L'inizio ●

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📍Milano, italia, 2016

Mi chiedi come sto e non te lo dirò
Il nostro vecchio gioco era di non parlare mai
Come due serial killer interrogati all'FBI

Pinguini Tattici Nucleari

"Non ricordo esattamente quando sono iniziati gli incubi"

"Okay, te la senti di raccontarmeli? Sono sempre uguali o cambiano di notte in notte?"

Resto a fissarla per un momento. Seduta sulla poltrona in velluto, Anna mi ricorda Violet, la psicologa che tanto ho amato nella serie Private Practice. Porta i capelli ricci raccolti in un sobrio Chignon sbarazzino mentre gli occhi verdi sono in parte coperti da un paio di occhialini dalla montatura classica.
Indossa una camicetta bianca, abbinata ad una semplice gonna nera d'ordinanza, che nasconde delle gambe di tutto rispetto.
Potrebbe essere bellissima, se si valorizzasse un po' di più, ma ormai ho capito che a lei non interessa l'estetica, a lei interessa solamente apparire intelligente.

"Becca? Ti ho perso?" La sua voce mi riscuote.

"Sì, perdonami non so proprio dove ho la testa oggi"

"Ripensavi agli incubi?"

Quello a cui sto pensando non posso sicuramente dirglielo, così mi limito ad annuire, stringendo le labbra in una linea sottile "sì esattamente"

"E?"

"E...sì, sono sempre diversi, ma arrivano tutti alla stessa conclusione. La telefonata che annuncia la morte di mia sorella Cristina" sospiro, fissando lo sguardo sulla copia del bacio di Klimt appeso alla parete di fronte a me "più che incubi sono dei deja vu, frammenti di ricordi che non vogliono lasciare la mia testa"

"Capisco"
La penna di Anna vaga veloce sul blocco stracolmo di appunti. Ascolta i miei racconti dalla bellezza di sei anni, ma nonostante questo continua ad annotarsi le mie parole per filo e per segno. Come a voler scovare la soluzione ai miei problemi in quella storia che entrambe sappiamo a memoria.

"E per il resto come va? Riesci a compensare la mancanza di sonno?"

Mi stringo nelle spalle, pensando seriamente all'ultima volta in cui sono riuscita a dormire come si deve.
"Solitamente riesco a recuperare qualche ora di sonno sugli aerei, non so perché, ma è uno dei pochi luoghi in cui riesco a dormire. Ovviamente non è sempre facile. Il jet Lag non aiuta sicuramente l'impresa"

"Posso immaginarlo. Credo che tu sia una delle poche pazienti con il quale sia veramente difficile stabilire una continuità. Ogni settimana sei in un posto diverso" sul suo viso dolce compare un piccolo sorriso, accompagnato da una timida risata "e non ti mentirò, un po' sono invidiosa"

"Davvero?" Domando sinceramente stupita, inarcando un sopracciglio.
Non riesco proprio ad immaginarla in altri luoghi al di fuori del suo studio. La mia conoscenza nei suoi confronti inizia e finisce nel torpore di quelle quattro mura e la cosa seppur normale in un rapporto medico paziente mi sembra estremamente egoista. Lei sa tutto di me, della mia vita, del mio lavoro, dei miei problemi mentre io a malapena conosco il suo nome.

"Sì davvero" risponde con risoluzione, cercando tra i suoi mille e mille appunti dove siamo rimaste.
Ogni tanto ci capita di uscire dal seminato, facciamo delle rapide incursioni in argomenti più normali e meno difficili, ma la cosa non dura mai troppo a lungo. Solitamente il tempo necessario ad Anna per rendersi conto che non sta più scrivendo.

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