Capitolo 4

2.8K 141 93
                                    

~ Luna ~

È così apparentemente innocuo.
Ma io so che come un serpente sta solo attendendo il momento giusto per scattare e mordere e avvelenarmi dopo avermi circondata con le sue spire.
La sua non è altro che una parte da recitare e io non posso partecipare allo spettacolo.
Continuo a ripetermelo ritrovandomi con la tavola da surf sottobraccio e la vista dell'oceano agitato.
Eppure non riesco a schiodarmi dalla riva. A fare un passo, a sentirmi libera.
È passato troppo tempo dall'ultima volta che mi sono lasciata cullare dalle onde.
In più, averlo a poca distanza, con quello sguardo freddo, mi destabilizza.
Questa mattina in officina è stata già abbastanza dura non lanciargli addosso un secchio di vernice o un attrezzo, con l'intento di fargli male. Soprattutto quando mi si è rivolto con quel tono carico di strafottenza e arroganza.
Non penso di avere meritato quel trattamento e non so se sarò in grado di ritrovarmi ancora faccia a faccia con lui senza avere voglia di cavargli gli occhi dalle orbite con un cacciavite.
So per esperienza che renderà tutto più complicato e solo per il cognome che porto.
«Pronta?»
Alissa interrompe il nubifragio di pensieri che ho dentro. Come me sta fissando le onde, ignorando le strilla di divertimento, la musica proveniente dal lido di fianco.
Indossa un bikini color pesca e ha legato i suoi incredibili capelli rossi in uno stretto chignon. Si è anche truccata, come se dovesse partecipare a una gara di "Miss Bikini".
Forse avrei dovuto preoccuparmi come lei del mio aspetto, invece sono uscita di casa senza fronzoli, con l'unico scopo di svagarmi.
«No, ma se vogliamo divertirci dobbiamo sbrigarci o si prenderanno tutte le onde migliori», più che lei sto cercando di incitare me stessa.
Alissa si fa il segno della croce teatralmente. «Speriamo non sia il nostro ultimo giorno di vita. Ho ancora così tanto da fare, invece di morire come una deficiente davanti a certi individui».
Alzo gli occhi al cielo. Non ci sono nuvole, solo il vento caldo a sospingere le onde. «Non fare la melodrammatica. Sarà come andare in bicicletta. E riguardo gli individui, continua a fare finta che non esistono. In più ti ricordo che non cavalcherai nessuna onda, continuerai a fare Ariel sulla tavola e in caso urlerai per chiedere aiuto. Perché sarò io quella deficiente che hai descritto. Chiaro?»
Fissa scettica tutti gli altri. «Ci lasceranno affogare», sconfitta mette un piede in acqua, poi avanza e giunta alla giusta distanza sale sulla tavola e facendo alcune bracciate si sposta verso un punto in cui non c'è molta gente. In questo modo nessuno la disturberà tagliandole la strada.
Alissa è negata negli sport, pur essendo estremamente competitiva. È già strano vederla sulla tavola e non sdraiata al sole a scattarsi qualche foto per la sua pagina Instagram.
Prendo coraggio e la seguo. Ci teniamo per un po' di tempo sulla tavola a chiacchierare e ad ammirare i surfisti che gareggiano a poca distanza.
Quando me l'ha proposto, dopo l'incontro disastroso in officina e un pranzo noioso con i nostri genitori, riuniti per progettare chissà quale evento, non ho saputo rifiutare. Qualsiasi cosa mi era sembrata l'occasione perfetta per allontanarmi dalla mia famiglia.
Adesso che siamo qui, purtroppo mi rendo conto di quanto io sia stata avventata ad accettare senza riflettere sulle possibili conseguenze.
«Bene, siamo qui da un po' e le mie dita iniziano a somigliare a delle prugne secche», arriccia il naso disgustata. «Scegline una. Ho bisogno di spalmarmi addosso un bel quantitativo di crema idratante».
Controllo le onde. I miei occhi, in maniera inevitabile, si spostano verso il gruppetto a distanza. Sorridenti, divertiti e perfetti. Soprattutto uniti.
Una fitta di gelosia mi coglie impreparata. Il mio rapporto con Alissa non è pieno di compromessi come sembra. Il più delle volte è lei a decidere in base alle sue esigenze, mentre io ho poca scelta. Non abbiamo mai gli stessi gusti, non siamo mai davvero d'accordo su qualcosa.
A volte mi domando come sia possibile un'amicizia tanto duratura come la nostra. Poi però ripenso a molte delle rinunce che ho dovuto fare e i bocconi amari che ho dovuto mandare giù per non perderla.
«Luna!»
Riporto la mia attenzione sulle onde e faccio qualche giro di prova per scrollarmi di dosso l'ansia di non essere più capace.
Passano i minuti e ogni cosa sembra andare al suo posto, dimentico i sospetti, i dubbi, le paranoie. Torno a respirare per qualche istante.
«Io torno a riva», gracchia Alissa più che annoiata.
«L'ultima e ti raggiungo».
Avvisto l'onda che fa al caso mio, mi lancio all'inseguimento. Ci provo dopo anni di fermo a cavalcarla come una professionista.
Stare sulla tavola non è facile, rischio di scivolare e farmi travolgere. Ma la paura di una pessima figura mi rende scellerata e cavalco l'onda come facevo prima di trasferirmi all'università. Quando gareggiavo e mi divertivo. Quando riuscivo ancora a ribellarmi agli ordini di mio padre e agli atteggiamenti possessivi di mio fratello.
Sento urlare. Qualcuno applaude e mi volto talmente in fretta da rischiare di scivolare e di cadere in acqua in modo alquanto sgraziato.
Il gruppo di Toren si è avvicinato abbastanza ad Alissa e mi stanno tutti guardando a bocca aperta.
Faccio loro un inchino rimanendo sulla tavola e mi sposto di nuovo a riva dove spero di nascondere la testa sotto la sabbia come uno struzzo.
Alissa mi raggiunge. «È stato fantastico vederti cavalcare quell'onda. Sembra anche che al pubblico sia piaciuto lo spettacolo. Se volevi metterti in mostra potevi anche dirmelo, avrei registrato un video da postare sul tuo profilo così scarno».
«Non dire sciocchezze. Ero malferma e avevo il terrore di cadere in acqua».
Ho ancora il batticuore e dentro di me sto tremando, l'adrenalina che mi scorreva in corpo fino a qualche minuto fa sta scemando lentamente, lasciando spazio a qualcosa di freddo.
Alissa conficca la tavola sulla sabbia e si lascia cadere come se avesse fatto chissà quale sforzo. «Hai fatto comunque colpo. Non era quello che volevi?»
Qualche ciuffo le è sfuggito dallo chignon e sta mettendo un cerchietto con le perle per non dovere slegare i capelli.
«Dimmi che hai portato dei cracker con te», fingo un attacco improvviso di fame frugando dentro la sua borsa, per non replicare al suo tono e per non guardare il ragazzo che ha appena raggiunto la riva.
È pressoché impossibile non notarlo o ignorarlo. Perché lui... lui è ingombrante. Vistoso. Spietato.
Lascia la tavola sulla sabbia e corre verso una delle docce impiantate su una piattaforma in legno riciclato a poca distanza dagli spogliatoi colorati e il bar. Apre il soffione e comincia a lavarsi davanti a tutti, lo fa con naturalezza. «Sfacciato, come sempre», sento dire ad Alissa.
L'acqua gli si rovescia addosso partendo dai capelli scuri. Li tiene più lunghi sul davanti e quasi rasati ai lati.
Inutile descrivere come il gruppetto alla nostra sinistra stia letteralmente sbavando ed emettendo squittii.
Mentirei se dicessi di poter riuscire a schiodare lo sguardo dallo spettacolo che sta inscenando più che convinto e divertito; seppur continuando a mantenere quell'aria rilassata, ignara del mondo a gravitargli intorno.
È bello, senza dubbio e lui lo sa. Sa anche come sfruttare il suo potenziale.
Le gocce d'acqua, scivolano frenetiche sulla pelle abbronzata. Sul suo fisico scultoreo, da Adone, coperto da tatuaggi di ogni forma e dimensione. Un intricato disegno inciso sulla pelle che parte dal collo fino al bordo del costume abbassato oltre quella V perfettamente scolpita, con quella lieve peluria sotto l'ombelico.
Le gocce proseguono e accarezzano tutto di lui. Raggiungono dapprima il viso, gli occhi chiusi, il naso dritto con la punta lievemente all'insù, a conferirgli l'aria di un principe delle tenebre; le labbra carnose chiuse in una smorfia perenne.
«Sto per svenire», sento dire da una delle ragazze tutte in tiro adagiate a pancia in giù su teli colorati.
La punta della lingua di Toren guizza fuori come quella di un serpente e assaggia le goccioline provocandomi una strana sensazione che agita il mio cuore.
Stringo le gambe mordendomi il labbro, ma non riesco proprio a smettere di guardarlo.
La cascata d'acqua continua la sua corsa inarrestabile, sfiora le sue mani in movimento, apparentemente forti, con qualche taglio recente, i segni del lavoro e dell'inchiostro sbiadito. Il collo, la vena che pulsa e sempre in rilievo. Si sposta più giù, sempre più giù, attraversa ogni singolo muscolo, ogni neo, ogni macchia da sole, ogni cicatrice.
«Ti piace quello che vedi?», domanda Alissa mollandomi una gomitata.
Toren viene raggiunto da Rio e JonD e i tre offrono uno spettacolo che nessuno vuole perdere. Ma a differenza del primo, i due si spogliano totalmente, mandando in visibilio le coronarie delle ragazze presenti.
«Forse dovremmo andarcene», schiarisco la gola, con gli occhi fissi su Toren. «Finiremo nei guai anche noi. Non è una spiaggia per nudisti questa».
Lui muove la testa scrollando acqua da tutte le parti quando allontana il viso dal getto. Riapre gli occhi, si volta leggermente e... mi guarda.
Dio, se mi guarda.
Lo fa con una forza tale da soggiogarmi.
Scosse intense, improvvise, del tutto incontrollate, mi si dibattono dentro in una sequenza distruttiva quando solleva l'angolo del labbro sfoderando un sorriso sghembo.
Una parte di me vorrebbe scappare, non cedere, l'altra lo ha già fatto. Sono caduta nella trappola.
Mi manca il fiato quando mi strizza l'occhio e conduce la mano sul bordo del costume.
Sono inginocchiata, i piedi sotto il sedere in una posa naturale. Ma il mio stomaco si strizza proprio quando la mano di Alissa afferra il mio braccio e le sue unghie si conficcano nella mia carne facendomi sussultare. «Cosa... cosa sta facendo?»
Deglutisco. «Non lo so. È meglio andare», balbetto provando ad alzarmi.
«Toren Connor ti sta letteralmente divorando con gli occhi e provocando, Luna», esclama a gran voce, sventolandosi con la mano libera, tenendo l'altra ancorata al mio braccio come se potesse volare via.
Ma non c'è gioia nel suo tono. È come se lo stesse facendo per attirare su di noi l'attenzione delle ragazze che continuano a strillare, ad agitarsi quando uno dei tre rivolge loro un sorriso.
O forse sono io a non riuscire più a coglierne le diverse sfumature. Mi sento tramortita.
«Ti sbagli. Sta solo facendo bagnare quelle ragazze», mormoro bevendo un sorso d'acqua per lenire il bruciore su ogni parte del mio corpo. «Non sta guardando me. Non l'ha mai fatto».
Devo andarmene, subito. Prima che possa anche solo andare in combustione.
Ma Toren non è dello stesso avviso. Infila una mano dentro il costume e sfodera un sorriso capace di far capitolare chiunque.
Ed è così erotico. Così seducente, da spingermi a sorridere di rimando, nascosta dai capelli bagnati che ho lasciato appositamente sciolti.
Porto una ciocca dietro l'orecchio, la punta ormai rovente, e finalmente riesco a distogliere lo sguardo quando mi rendo conto che non posso. Che sta solo giocando con me.
«Non per infierire, ma quelle ragazze stanno iniziando ad agitarsi e a indicarti, dato che lui continua a fissarti tenendo la mano dentro il costume».
«Ovvio, l'hai strillato ai quattro venti...», sbotto con rimprovero.
Sentiamo un fischio. Mi volto. Non riesco a trattenermi e lui ghigna mutando espressione.
Davanti a me ho un uomo quasi appagato.
«Luna...»
«Alissa, ti prego. Non ora!». La guardo implorante.
Apre e richiude la bocca. Si imbroncia e pesca il cellulare dalla tasca della borsa. «Ho capito. Andiamo in un posto noioso, con meno testosterone».
Non so dire se sia delusa, ma abbasso un po' le spalle. «Grazie».
«Quanta volgarità», esclama Declan raggiungendoci. «Che spettacolo da quattro soldi. Non si vergogna?», scuote la testa.
«Ciao», mi saluta abbassandosi, schioccandomi un bacio sulla guancia.
Non posso contenere il fastidio. Vorrei pulirmi la pelle fino a togliere ogni traccia del disgusto che sto percependo.
Declan è uno dei nuovi amici di mio fratello. Ce l'ho attaccato addosso da quando Peter ha rotto con Toren.
Non ha ancora capito che non mi interessa. Non è che un insulso figlio di papà senza arte né parte. Non saprebbe difendersi nemmeno da un misero moscerino.
«Ehi», sfodero un sorriso finto.
Si siede tra me e Alissa separandoci di proposito.
Non l'ha mai detto apertamente, ma so che non la sopporta.
Ci sono stati scontri tra loro, situazioni in cui Alissa ha dovuto affrontarlo per rimetterlo al suo posto. Lui si è sentito punto nell'orgoglio e ha iniziato a ignorarla o a trattarla come farebbe con qualunque persona per cui non prova stima, tantomeno interesse.
«Tieni le mani a posto, Dec dei miei stivali o farò rapporto a Pet. Ti tiene ancora per le palle, no?»
Declan le rivolge un'occhiataccia. «Sei sempre così scontrosa? Fatti una scopata! Ah già, dimenticavo, nessuno oserebbe avvicinarsi a te per non perdere i gioielli di famiglia», la offende. «Sbavi ancora dietro a Jonny D, non è vero? Peccato, per lui ormai sei solo una stronza. Ha trovato di meglio in questi anni», ghigna.
«Ehi, smettetela voi due!», intervengo.
«Sei così prevedibile, Dec! Che c'è, il trio ti ha rubato la scena e stavi per metterti a piangere? Lo sappiamo tutti che non faresti mai niente di simile. Non hai nemmeno il loro potenziale dentro i pantaloni. A Luna è piaciuto, comunque. Adesso puoi ingelosirti e comportarti da idiota».
Nascondo il nervosismo e mi alzo per non sentire addosso il profumo dolciastro e stucchevole del ragazzo abbronzato e biondo che ho accanto.
«È così?», mi domanda. «Sei interessata a uno di loro?»
Tipico di Alissa mettermi in mezzo alle sue scaramucce. Sollevo la tavola. «Ci vediamo».
Alissa si solleva come una molla, pronta a seguirmi.
«Non hai risposto alla mia domanda», brontola Declan, venendo circondato dal resto dei suoi amici e dalle stesse ragazze che poco prima stavano sbavando su Tor, JonD e Rio.
Ci allontaniamo quanto basta per riprendere a respirare. «È uno stronzo e una sanguisuga! Mi sta sempre addosso e non mi piace», confesso esasperata, strofinandomi la guancia con il palmo. «Quando sono arrivata si è fatto trovare alla villa con mio padre», arriccio il naso. «Era così compiaciuto».
Alissa riflette con aria assente mentre è impegnata a digitare sullo schermo. «Sarà stato tuo fratello ad avvertirlo del tuo ritorno. Ad ogni modo io e te abbiamo altri piani questa estate», dice distratta.
«Come confessare a JonD i tuoi sentimenti?», la stuzzico per vendicarmi. «Ho visto come lo guardavi. Volevi essere con lui sotto quel soffione. Per caso hai cambiato idea? È cambiato molto da quando l'hai rifiutato. Magari avrà pure dimenticato quel momento tanto spiacevole».
Il suo sorrisetto si smorza appena solleva la testa.
Rido, faccio appena pochi passi prima di andare a sbattere contro un corpo solido, dal profumo di oceano, sabbia, sole e qualcosa di mascolino, penetrante. Ritrovo due mani forti a sostenermi per le braccia.
Sollevo il viso e c'è Toren davanti a me.
Mi lascia subito andare, ma prima di allontanarsi si abbassa e mi sussurra all'orecchio: «Ti è piaciuto lo spettacolo, lo so. Era solo per te, Miele».
Lo spingo e mi accorgo che Alissa è sparita. Mi giro intorno confusa. «Non ho tempo per i tuoi giochetti da tredicenne. Dove...»
Indica alle sue spalle. Sbircio e Alissa sta discutendo animatamente con JonD. Quest'ultimo, rispetto al solito cipiglio, appare divertito.
Sospiro. «Non vedo l'ora che si barrichino da qualche parte quei due. Sono insopportabili. Dovrebbero risolvere quello che c'è tra loro o finirà male».
Tor ride. Una nota roca, un brivido sulla pelle. Un minuscolo graffio al cuore.
«Non lo ammetteranno neanche sotto tortura di avere l'uno un problema con l'altra. Proprio come tu non ammetterai che prima ti sei eccitata, Miele. Ho notato come hai stretto le cosce e ti sei morsa quelle belle labbra».
Gli mollo un colpetto sul petto per spingerlo, cercando di non arrossire per il complimento. «Fossi in te mi farei vedere da uno specialista», m'incammino.
«Miele?»
Mi fermo e lo guardo. La luce gli attraversa le iridi chiare e il suo odore, ancora una volta, mi raggiunge insieme alla brezza salmastra.
«Tor?»
Ficca i pugni dentro le tasche. Si è cambiato ed è tornato il solito cupo e difficile da decifrare.
Prima non lo avevo notato, ha un segno sul labbro. Si è fatto male al lavoro?
«Eri una bomba su quella tavola da surf. La mia è sempre disponibile», indietreggia con un sorrisetto. «Non hai disdegnato. Lo so», mi punzecchia tenendo la sigaretta appena accesa all'angolo delle labbra. La palpebra strizzata a causa del fumo.
Alzo gli occhi al cielo e girando sui tacchi sollevo il medio. «Va' a farti fottere!»
«Magari ci sarai tu la prossima volta con me».
Arrossisco, ma non replico e afferrando per un braccio Alissa, la trascino lontano da JonD prima che possano dare ulteriore spettacolo.
Odio attirare troppo l'attenzione. Declan potrebbe vederci e allora mio fratello comparirebbe come un Dissennatore, pronto a risucchiarmi via anche l'anima per averlo tradito.
«Ci sarete dopo?»
«Dove?», domanda improvvisamente interessata Alissa, lasciandosi portare via da me mentre continua a guardare JonD.
«Ci sarà una festa nei pressi del vecchio pontile, all'Ice Ocean, il locale dei miei zii. Se non avete da fare, siete invitate».
Alissa mi strattona facendomi gli occhi da cucciola. La sua voglia di divertirsi supera nettamente quella di sottostare alle regole dei nostri genitori.
A pranzo ci hanno chiesto di mantenere un profilo basso. Di non commettere errori in queste settimane di vacanza.
«Grazie, vedremo», ribatto.
«Se vieni, cercherò di tenere a bada Tor. E per la cronaca eri stratosferica in acqua».
Non replico. Carico sull'auto la tavola e Alissa come un'automa fa lo stesso. «Era strano. Hai notato? Ti ha anche fatto un complimento».
«JonD lo è sempre quando ci sei tu nei paraggi. Di cosa stavate discutendo?»
Storce il labbro. «No, ti dico che era strano. Stavamo litigando quando sei apparsa e lui ha cambiato atteggiamento».
Allaccio la cintura. «Cosa stai insinuando? JonD è stato solo gentile a invitarci. Dubito che lo avrebbe fatto qualcun altro».
Usa ancora quella stramaledetta espressione da cane bastonato. Tanto lo sa che cedo tutte le volte. «Magari possiamo fare un salto alla festa e se sarà un fiasco farci un giro, prendere uno stecco di zucchero filato e come due innamorate raggiungere le giostre».
Il piano mi piace, nonostante abbia il timore che qualcosa possa succedere. Perché ho imparato che gli imprevisti saltano fuori quando pensi di avere tutto sotto controllo.
«Accetto se adesso ordiniamo una pizza e ci prepariamo in camera mia».
I suoi occhi si accendono come una lucetta di Natale. Mi getta le braccia al collo. «Dio, ti amo mia cara amica».
Rido. «Riporta la tua euforia indietro, prima che sia la causa di un incidente».
Si mette comoda. «Sarà uno spasso vederti tutta concentrata per non flirtare con Tor».
Per poco non premo il piede sul freno facendoci schiantare. «Io non flirto con lui».
«Dal modo in cui ti divora e tu ricambi... io ho visto tutt'altro». Fa schioccare la gomma alla fragola che sta masticando mentre tiene il telefono in mano. «Rispondi a una domanda», la sua voce mi intima a rallentare. «Davvero non hai mai visto Tor sotto un'altra luce? Non lo hai mai desiderato neanche un pochino?»
Sa che mentirei se dicessi che non è il mio tipo, che non ho mai provato nessuna scintilla. Pertanto resto zitta.
La mia amica scuote il capo. «Come pensavo. Tieni bene a mente che lui è un uomo e tu sei ancora un po' ragazzina. Certo, nessuno ti darà mai quello che lui potrebbe offrirti. Si vede dai suoi occhi che non è uno che si risparmia. Ma andiamo, tu e lui? Se proprio vuoi la rovina della tua famiglia».
«Questo tuo discorso vale anche per JonD. Dovresti lasciarlo in pace. Perché continui ad attaccarlo se non ti interessa? L'hai rifiutato davanti a tutti», ribatto aspra, sentendomi confusa dal modo in cui mi ha appena detto a grandi linee di non essere adatta a uno come Tor e ripetuto di stare alla larga da lui.
Lui che è tutto quello che mi fa paura. È una scintilla che accende il mondo di vita. È qualcosa di indelebile, di permanente sottopelle. È puro istinto. Un disastroso evento. Una condanna alla perdizione che non posso ottenere.
Eppure qualcosa dentro di me si ribella. Non ha intenzione di ascoltare gli ammonimenti.
Sbuffa. «È insopportabile!»
«Prima o poi ti ferirà».
«Non mi è mai piaciuto in quel senso, pur essendo un bel ragazzo».
«Allora chi è che ti piace?»
Alissa è sempre stata elusiva. Al college è uscita con un paio di ragazzi, ma niente di serio. Mai per lunghi periodi.
Il mio cuore si stringe in una morsa. Inizio ad avere qualche dubbio. Le sue domande non sono mai scontate o poste in maniera innocente. Lo stesso vale per le sue risposte.
Chiude lo specchietto sul quale continua a rimirarsi. «Nessuno. Dai un po' di gas, socia».
Arrivate a casa, ci rintaniamo in camera, ordiniamo una pizza, ceniamo tra chiacchiere e risate. Poi ci prepariamo per una serata piena di incognite.

🍂

Moonlight - L'amore non ha antidotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora