~ Epilogo ~

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~ Epilogo ~

3 anni dopo...

"A volte è difficile far entrare qualcuno nella propria vita.
Quante volte ho pensato questa cosa. Ma i sentimenti sono come catastrofi naturali, entrano e creano scompiglio. Non puoi controllarli. Proprio come non controlli il cuore quando decide con ostinazione di battere per uno e uno soltanto. Che sia giusto o una scelta sbagliata, non conta. Non ragiona.
Prima di te, prima di conoscerti, mi sono sempre sentita difettosa, incompatibile. Le persone come me sono impossibili da incastrare da qualche parte. Non hanno di certo un posto fisso nel cuore delle persone, proprio perché non sempre riusciamo a ricucirci un nostro angolo.
Ma tu non hai esitato a donarmi un po' del tuo spazio. Lo hai condiviso con me senza pretesa. Non hai esitato a guardarmi come si guardano le cose che hanno importanza. Ed io, io sono sprofondata e poi riemersa in superficie tutte le volte in cui mi hai guardata e, inconsapevolmente, hai soffiato su ogni mia brutta ferita facendomi stare meglio. Mi hai fatta sentire desiderata. Non più sola.
Sin dall'inizio per me sei stato speciale. Sembra banale da dire. Ma vedi, tu hai questa straordinaria capacità, non te ne rendi nemmeno conto di essere una di quelle persone con cui ci si sente a casa. Sei la mia casa, Tor. E casa significa rifugio. Tu, profumi d'amore.
Ci sei tu qui nel mio petto. Ci sei sempre stato. Non mi pentirò mai di noi. Nemmeno di un solo secondo passato avvolta nel calore di un tuo abbraccio.
Grazie a te, mi sono resa conto di essere ancora quella bambina in cerca di amore che ha imparato presto a indossare una corazza per non permettere alla solitudine di entrare e tormentarla. Con l'unica differenza, che adesso ti ho permesso di inondare il mio cuore di emozioni a lungo rifiutate.
Mi hai fatto venire voglia di correre ogni rischio, Tor.
Non so con certezza da che parte cominciare a spiegare tutto quello che provo. Sappi che è tanto. È tutto.
Ogni giorno vissuto senza di te mi indebolisce, mi strappa via ogni traccia di felicità necessaria per l'anima. Ed è per questo che non posso più rinunciare a noi. Perché non riesco più a immaginare una vita senza di te.
So solo che se ci sei tu non ho paura di sbagliare, di sentirmi senza uno scopo o inutile.
Non ti farò nessuna promessa. Mi impegnerò a rendere ogni nostro istante insieme unico, e non darò per scontato niente di quello che avremo.
Tu mi fai impazzire. Hai qualcosa che tutti gli altri non hanno. Mi sei sempre piaciuto così. Tu mi basti così!
Con i tuoi modi spesso rudi, con le tue battute sporche, con i tuoi rari ma sinceri sorrisi, con i tuoi sguardi pieni di lussuria.
Hai quel modo di amarmi, di prendermi e non lasciarmi, che ha tanto il sapore dell'eternità.
Mi rendo conto che il nostro rapporto non è stato perfetto. Abbiamo avuto alti e bassi. Ci siamo fatti male a vicenda. Abbiamo percorso due sentieri diversi. Eppure, alla fine, ci siamo incontrati a metà strada, come due anime gemelle perse ma destinate a trovarsi ancora.
Ho provato più volte a toglierti dalla testa, ma il cuore ha dichiarato guerra, sconfiggendo ogni paura.
Questo mi ha fatto capire che l'amore è un gioco pericoloso. Un lusso che viene concesso a tutti, ma che solo chi sa giocare bene può riuscire ad avere.
Sappi che l'amore che sento per te, è forte, è indelebile, è micidiale e non ha antidoto.
Ti amo,
Tua
Luna"

«Sei ancora con quel cazzo di foglio in mano?»
JonD, maglione rosso vinaccia con l'immagine dell'omino pan di zenzero e un cappello da Babbo Natale con i ciuffi biondi scompigliati a spuntargli ai lati, mi raggiunge mettendo le mani sui fianchi proprio come farebbe la signora Jenkins, seduta di là sul mio divano.
Mi farebbe ridere se non fosse per lo sguardo accusatorio stampato sul suo viso da campione di strappa mutandine.
«Mi piace rileggerla quando mi sento nervoso e ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa per non dare di matto o sbagliare», confesso. «Non mi fa sentire perso. Una stella senza spazio».
Emette un sospiro tragico non appena sente le mie parole da sfigato. «Amico, ti ha proprio fottuto il cervello. Anzi, che dico, ti ha strappato ogni ragione insieme alle palle e mi ha lasciato a gestire da solo un coglione! Fai sul serio?»
Lo guardo storto ripiegando la lettera piena di segni. Le mie ditate.
Prima o poi dovrò nasconderla da qualche parte e tenerla al sicuro. È un regalo che ho gradito. Un pezzo della mia anima su un foglio.
«Ripetilo tra qualche istante quello che hai appena detto e vediamo chi dei due è un coglione», lo rimbecco mettendo la lettera nella tasca interna del chiodo. «Cosa preferisci? Scegli tu la punizione».
JonD incrocia le braccia al petto. «Pronto?», comincia cantilenando. «Siamo riuniti per la vigilia di Natale e tu con sguardo malinconico e gli occhi a cuore te ne stai qui fuori a congelarti le palle. Rileggi una lettera che sai a memoria. Non hai nemmeno bisogno di aprirla per recitarne ogni singola frase che continua a farti emozionare come un bastardo fortunato».
Aspiro una boccata di fumo dopo essermi acceso una sigaretta. «Sono nervoso», ripeto leccando il labbro inferiore, sentendo in bocca il sapore della nicotina.
JonD soppesa il mio sguardo. «Per quale assurda ragione?», fuma anche lui, sedendosi accanto a me, in giardino, nella villa che ho ereditato dai miei bisnonni e che da poco, dopo un lungo lavoro di ristrutturazione durato due anni, ho aperto e fatto vedere ai miei amici. Ma c'è una ragione più importante se li ho invitati tutti qui, oltre al Natale. Mi sento così agitato ed emozionato da non riuscire a nasconderlo.
«Luna sarà qui tra poco», guardo l'orologio muovendo a ritmo il ginocchio.
JonD sorride ampiamente. In questi anni ha legato moltissimo con lei. Si sono divertiti a punzecchiarmi e poi ad aiutarsi a vicenda quando le situazioni lo hanno previsto. Non posso che essere felice di questo. Sapere che due delle persone più importanti per me vadano d'accordo, significa tanto.
«Ha già visto questo posto».
«Non dopo la ristrutturazione. Le ho tenuto nascosto il dettaglio perché non ero certo che sarei riuscito a portare a termine la villa. E se si incazza? Le avevo promesso che le avrei detto tutto, che tra di noi non ci sarebbero stati più altri segreti. Ahhh, non cambio mai, cazzo!»
JonD riflette e poi coglie al volo il significato del mio timore. Per una volta, non mi deride. «Non dovresti essere così agitato. A lei piacerà e capirà perché glielo hai tenuto nascosto. Sai che nell'ultimo anno ha fatto i salti mortali per ottenere il lavoro qui vicino e sai che apprezza tutto quello che fai per lei. La rendi felice, T. Anche se non te ne rendi conto, vi amate a dismisura, ed è questo quello che conta. Male che vada hai sempre la tua casetta nel bosco, puoi usare questa per dare delle feste».
Rio fa la sua comparsa e si siede accanto a me con una tazza di vin brûlé. «Che succede? Perché ha la faccia di uno che sta per vomitare?»
«Io non ho...»
«È nervoso», spiega JonD con un sorrisino perfido, dopo avere ripetuto la mia risposta. «Luna non ha ancora visto questo posto ristrutturato e non sa quello che ha in mente di chiederle dopo cena».
«Cristo, Tor, smettila di fare il cagasotto e affronta la questione. Hai rinviato per troppo tempo. È giunto il momento di riscattare il tuo premio», adagia la mano sulla mia spalla stringendola.
Passo la mano tra i capelli. «Potrebbe rifiutare o non essere ancora pronta».
Mi fissano entrambi scettici.
«Sei matto?»
«Rifiutare cosa?»
Mia sorella, Hannie, esce tenendo in braccio il piccolo Jason, infagottato. Di seguito fanno la loro comparsa anche Summer, i Jenkins che si fermano curiosi sulla soglia, mio padre e mia madre.
«Che succede?», domandano tutti in coro.
Sbuffo. «Non avete nient'altro da fare? Vi avevo affidato un compito ben preciso. Riempire casa con cibo, chiacchiere e stronzate di Natale, perché al resto avrei pensato io».
Ridono.
«Rilassati», cantilena mia sorella affidando il piccolo Jason a JonD; il quale si scioglie di fronte a lui.
Sapevo che quel piccoletto sarebbe stato fortunato.
«Come diavolo faccio a rilassarmi in un momento tanto importante?», sbotto istericamente. «Il mio futuro è appeso a un filo! Tutto dipende da una sua risposta, dannazione!»
Mamma nasconde un sorriso e facendo un cenno a tutti gli altri, eccetto a mio padre, li attira in casa lasciandoci soli.
Chester è stato paziente con me. Attribuirgli il titolo di padre non è stato di certo facile, non dopo gli anni che abbiamo vissuto nella menzogna. Ma stiamo ancora lavorando sul nostro rapporto.
Si siede accanto. «Che succede veramente?»
Gratto la nuca. «Ho vissuto anni avvolto da rabbia e risentimento. Ma il sentimento che mi provoca in ogni singolo istante, l'amore che sento, che continuo a provare incessante e sempre più forte, mi terrorizza più di tutto».
«Per questo rileggi quella lettera?»
Confermo. «È come una certezza. L'ha scritto, non può cancellarlo. Ma le paranoie sono sempre lì. Le domande sono sempre le stesse: sono all'altezza? La rendo felice? Ama davvero uno come me? La merito?»
Fa freddo, rivoli di condensa salgono dalla bocca quando parlo. Il sole sta ormai tramontando. Un venticello fresco muove le foglie coperte da un lieve strato di neve.
«Sai, è normale avere paura. Quando ami senti di avere una debolezza e questo può terrorizzarti».
«Già, che cosa stupida. Uno come me che ha paura di essere ferito o abbandonato».
Sorride. «Ma potrebbe essere la tua più grande forza. Adorerà la sorpresa. A proposito, come farà ad arrivare qui senza capire?»
«Peter».
Fischia. «Avete fatto pace». Più che una domanda gli esce come un'affermazione.
Fisso le punte degli anfibi. «Qualcosa del genere».
Circonda le mie spalle con un braccio. «Sono orgoglioso di te. Lo sarò sempre per l'uomo che sei diventato. Adesso però entra in casa o ti si congelerà anche la lingua e quella ti servirà per dirle quello che senti».
Annuisco, chiedo un minuto da solo e quando si chiude la porta sul retro, abbasso le spalle e osservo l'angolo dove ho costruito una serra, piantato un albero di limoni, un rettangolo con la sabbia dove è solito giocare Floppy e dove magari un giorno giocherà mio figlio.
Inspiro, espiro ed entro in casa. Il piccolo Jason sfreccia rincorrendo con una risata isterica Floppy. JonD lo segue a ogni passo. Mamma sta sfornando una teglia di lasagne. L'odore invade subito la cucina e il soggiorno adiacente.
Tutti gli altri, compresi i Jenkins, sono in soggiorno, comodamente seduti e in attesa del cenone. Guardano un programma a quiz e si sfidano bevendo cioccolata o vin brûlé. La specialità di Rio.
Sentiamo un'auto raggiungere il cancello, due portiere sbattere e dei passi sul viale acciottolato spingersi fino al portico.
Dalla finestra vedo Peter indirizzare Luna, bendata, proprio di fronte all'enorme portone in legno scuro. Dopo averle detto qualcosa, scivola lontano da lei correndo verso il retro. La porta secondaria è già aperta per lui.
«È stato un parto», si lamenta entrando in casa. «Adesso tocca a te, amico», dice togliendosi il giubbotto e poi afferrando Jason al volo come se fosse una palla, sollevandolo da terra e facendolo ridere.
JonD e Summer mi spingono verso il portone principale. «Che aspetti? Vai!»
Luna deve essersi appena tolta la benda perché bussa due volte.
«Ehilà? C'è nessuno? Dio, Pet, se ti trovo ti...»
Non appena apro il portone, ogni mia paura si allontana. Sorrido e i suoi occhi si spalancano.
«Tor?»
Apro le braccia e con uno slancio e uno strillo, senza attendere, mi salta addosso. «Oh mio Dio, c'eri tu dietro a tutto questo? Non posso crederci! Quando ho visto il portone della villa ho pensato che fosse uno scherzo, dato che Peter mi ha praticamente rapita».
Sottopelle, al momento, mi scorre parecchia energia elettrica. È una sensazione così forte da mettere a dura prova il mio cuore.
Le bacio la spalla, risalgo lungo il collo e poi fermandole il viso tra le mani, le bacio le labbra.
«Sorpresa?»
Annuisce premuta alla mia bocca. Non appena la riporto a terra mi spinge pur continuando a sorridere emozionata. «Mi hai raggirata ancora. E mio fratello poi... me la pagherete, entrambi».
Le faccio togliere il cappotto, le sfilo dalla testa il berretto e le bacio la fronte a lungo. Prendendola poi per mano, lanciandole un'occhiata di sbieco ed eccitandomi come un ragazzino, non solo per averla di nuovo accanto a me, la porto in soggiorno.
«Andiamo, ti stavamo aspettando».
Mi ferma a metà del corridoio. «Hai fatto ristrutturare la villa...»
Deglutisco. Non sembra arrabbiata, solo un po' confusa, forse sospettosa. «Dopo. Parleremo dopo di questo. Adesso andiamo».
Sorride ampiamente, le guance arrossate e gli occhi lucidi. È talmente bella da spezzarmi il cuore e ricomporlo senza provocarmi il minimo dolore, solo un piacevole e intenso formicolio.
«Tor?»
«Uhm?», mi fermo.
«Grazie».
«Dovere».

Moonlight - L'amore non ha antidotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora