Capitolo 11

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~ Toren ~

Vorrei essere capace di cancellare i segni, il ricordo rimasto impresso sulla pelle ricoperta da incisioni. Vorrei essere capace di ritornare nel passato per non dover affrontare tutto questo. Perché ci sono scorci di conversazioni, parole, gesti, che mi riportano indietro. E se non troverò una soluzione, se non darò un ordine a me stesso di non cedere, crollerò fino a ridurmi cenere.
Una manata sulla nuca mi fa rinsavire. Rio mi ha detto qualcosa che chiaramente non ho sentito. Preso come sono a escogitare un piano per tenermi alla larga dai guai.
Deglutisco a fatica e la voce mi trema lievemente, perché arrochita, quando parlo. «Che c'è? Perché mi hai colpito?»
«Perché non sei qui. Cioè ci sei ma solo fisicamente. Si può sapere dove hai buttato la testa?»
Sto evitando in tutti i modi possibili di replicare ed essere costretto dal mio amico a confessare. So che sono entrambi curiosi di sapere. Ma vorrei tenere per me tutto quello che è successo. In particolare togliermi dalla mente quella dannata foto.
Ho commesso un errore dietro l'altro nel corso delle ore. Ho portato Luna a casa mia. Le ho fatto vedere uno scorcio della mia vita e lei non si è tirata indietro, non mi ha guardato con astio, non ha provato ribrezzo. Non si è nemmeno lamentata delle mie tazze per il caffè abbinate o delle coperte un po' ruvide a contatto con la sua pelle delicata.
In maniera inconscia ho annotato di doverle cambiare. Sembra un pensiero stupido ma l'idea di comprare qualcosa che possa ricordarmi quello che non posso avere manda in estasi il mio cervello.
Sono fuori di testa, me ne rendo conto. Proprio come ho la certezza che se solo i miei amici sapessero che l'ho toccata, anche solo per provocarla, mi spezzerebbero le dita.
Ho persino dovuto corrompere un vecchio amico per avere il suo numero. Non avevo mai dovuto ringraziare nessuno fino a ieri.
Mi sto trasformando in quello che ho sempre criticato o deriso.
«Sono solo stanco. Ho lavorato tutto il giorno mentre voi due dormivate. A differenza vostra io prendo seriamente i miei impegni».
«Che diamine», borbotta JonD dall'altro lato della stanza, lasciandosi cadere sul divano di pelle borgogna. «Hai le palle girate al contrario oggi? A volte penso che anche ai ragazzi venga il ciclo. Basta guardarti per avere la conferma».
Per quanto apprezzi la sua costanza nel tentativo di smorzare la tensione, l'aria che si respira qui dentro è comunque tesa. Principalmente da quando Rio ci ha avvertiti della festa che Alissa ha organizzato, invitando noi tre tramite Summer.
«A voi non insospettisce nemmeno un po' che non ci sia nessun altro?»
«Siamo adulti e capaci di cavarci fuori da ogni situazione. Non credo abbia in mente di farci fuori. Non sarebbe una mossa tanto furba. E dubito che non si trasformerà in una di quelle feste da gente ricca piena di idioti», Rio chiede indirettamente conferma in JonD, il quale balzando dal divano annuisce poco convinto. «Esatto. Riusciremo a cavarcela».
Bevo un lungo sorso d'acqua osservando il mio amico. Spalle tese, sguardo smarrito. «Che cosa hai fatto esattamente con Alissa? Credi davvero che voglia conoscerci?»
Lui avvampa. Reazione che non ha mai, nemmeno quando fa qualcosa di davvero imbarazzante. Strofina i palmi prima di darmi una risposta. «Niente di compromettente, calmati Terminator. L'ho solo osservata per gran parte della serata. Se lo stai pensando, hai ragione, mi sono comportato da pervertito. Ma non avrei molte delle informazioni in mio possesso se non avessi agito in questo modo».
A volte mi fa paura. So che dietro quello strato di allegria nasconde un'intelligenza straordinaria. Mai dubitato su questo. Eppure mi preoccupa la sua improvvisa e tenace ostinazione.
Notando le nostre espressioni dubbiose, domanda: «Che c'è?»
«C'è che non è da te rischiare così tanto per una vendetta. Dovresti fare attenzione, non m'ispira molta fiducia quella ragazza».
Gratta la guancia. «Ne terrò conto e vi ricrederete. Di te invece che mi dici? Continui a fare gli occhi dolci a Luna. Per non parlare del fatto che negli ultimi due minuti hai controllato il telefono come uno che deve piazzare un ordigno da qualche parte su ordine di un sadico. Hai qualcosa da confessare?»
«Già, hai qualcosa da confessare?», gli fa il verso Rio, ammiccando con un sorrisino sfrontato.
Sospiro esasperato. «Non ho niente da confessare. È solo una questione di lavoro. È venuta meno al patto, quindi sto escogitando come fargliela pagare», butto fuori. Tanto è impossibile avere segreti con loro.
Non abbiamo mai parlato molto di sentimenti o relazioni. Tutto quello che ci è capitato, lo abbiamo affrontato. E quando c'è stato bisogno di supporto abbiamo agito in silenzio.
Rio gioca con una sigaretta facendola girare tra le dita. «Ti ha dato buca?»
«Non esattamente», guardo fuori dalla piccola finestra rivolta sul cortile. Non voglio che notino la mia espressione.
«Che cosa significa "non esattamente"?»
«Mi ha espressamente detto che non verrà più all'officina e che quando avrò concluso dovrò contattarla. Vuole un rapporto professionale».
JonD apre la bocca per dire qualcosa, poi la richiude aggrottando le sopracciglia folte. La sorpresa nel suo sguardo è evidente e non riesce nemmeno a nasconderla. «Hai preso il tuo primo bidone!», sorride perfido con gli occhi che brillano. «Sto provando una certa soddisfazione. Ma non come avevo sempre immaginato», massaggia il mento.
«Grazie tante, stronzo!»
«Dovrei andare», dice Rio con urgenza dopo avere controllato l'ora. «Sono in ritardo. Sarò alla festa con Summer. Fate i bravi».
«Io passo».
«No, non puoi tirarti indietro. Tu verrai e ti vendicherai con Luna».
«Ragazzi, devo ricordarvi che siamo noi gli adulti qui?»
Ridono.
«Certo!», JonD segue Rio. Si volta camminando all'indietro. Le mani ficcate dentro le tasche. «Porta il tuo culo alla festa, "adulto"!»

Moonlight - L'amore non ha antidotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora