Capitolo 28

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~ Luna ~

Non avevo la minima idea di cosa significasse provare piacere e desiderio. Ma da quando l'ho rivisto e ci siamo avvicinati, è riuscito a farmi provare tutto quello che non ho mai conosciuto.
Da un paio di minuti sento risalire un sapore amaro. Non avevo ancora fatto i conti con certe sensazioni.
Sto mandando letteralmente alla deriva la mia vita per stare con un uomo. E non so nemmeno se terminato il suo piano staremo insieme.
L'unica cosa che so è che più ti affezioni a una persona, più diventa difficile proteggerla.
«Ripetimi perché stiamo facendo tutto questo».
Tor inarca un sopracciglio. Mi ha riportata a Santa Cruz dopo due giorni passati in casa, nella mia camera da letto a parlare, a fare l'amore e poi ancora a stuzzicarci, a confessare l'uno all'altra cose che non credevamo di riuscire a buttare fuori. È stato bello vivere qualcosa di tanto normale. Sentirmi amata, protetta.
«So che sarà difficile fingere, ma dobbiamo farlo».
Lo osservo. Il braccio appoggiato al finestrino del suo pick-up, uno spettacolo di luci e ombre sul suo viso concentrato sulla strada, i tatuaggi nascosti sotto la camicia.
Mi impongo di non fissarlo per prepararmi al meglio a ciò che stiamo per fare. Ma non riesco proprio a staccargli gli occhi di dosso e non riesco nemmeno a impedire alla mia pelle di andare in combustione.
Tor è sempre stato diverso ai miei occhi. Alto, forte, muscoloso. Un uomo dagli occhi magnetici. Pericoloso.
Nota la mia espressione e sorride mostrando parte dei canini bianchissimi e quelle labbra carnose, da mordere, invitanti.
Le sue dita sfiorano la mia guancia, indugiando abbastanza sul lobo del mio orecchio. Stringo le gambe trattenendo i gemiti. Ridacchia e gli mollo un colpetto sul petto, lasciandomi afferrare il polso. «Ti piace proprio tormentarmi».
«Siamo qui da circa cinque minuti. Sei tu quella che ancora non se ne è andata».
Lo guardo storto. «E io che pensavo che tornando saresti stato un po' più gentile con me. Ma se tanto insisti...», provo ad aprire la portiera e le blocca impedendomi di scendere.
Non posso fare a meno di ripensare alle ultime quarantotto ore passate insieme, e a come lui adesso si sia già calato nel suo ruolo. Sarà sempre così?
L'aria della notte cambia insieme al mio respiro. Si inebria andandosi a mescolare all'intenso colore assunto dalle sue iridi glaciali e puntate dritte su di me.
Prima ancora che io possa aprire bocca, si sporge, mi afferra il mento e tenendolo tra le dita mi accarezza il labbro con il pollice.
Mi sento subito avvampare. Tengo ancora in bocca il sapore dei suoi baci.
«Non so come farò a stare lontano da te e a tenere a freno la gelosia. Sei bella».
Mi bacia. Lo fa con dolcezza.
«Non devi farlo per forza», ansima.
«Sono qui di mia spontanea volontà, benché abbia ancora qualche dubbio. Voglio stare con te. Adesso però sento di dover fare qualcos'altro per noi, per proteggerci».
«Sono sicuro che andrà bene», dice per convincere se stesso. «Ce la faremo». Avvicina la bocca al mio orecchio baciandolo con delicatezza. Un contatto appena accennato, capace di generare emozioni indescrivibili dentro e fuori.
Il cuore rallenta per poi prendere a battere con più vigore quando si sposta più in basso, baciandomi l'angolo delle labbra.
Affondo le dita sulla sua possente schiena.
Non mi sta solo incoraggiando. Lui mi sta assaporando, come se stesse pregustando qualcosa di suo per l'ultima volta.
Le sue dita si spostano sui miei fianchi. «Perché hai messo proprio questo tubino. Dovrò tenere le mani conficcate nelle tasche, gli occhi indirizzati altrove e non so se ne sarò capace», soffia sulla mia spalla.
Emetto un verso soffocato, lui grugnisce e mi morde, provocandomi un lamento. «Devi andare o non ti permetterò di uscire da qui ancora per molto. Va', si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto».
Invece di uscire, quando riapre le portiere, mi sistemo a cavalcioni su di lui. Afferro il suo viso, lo tengo stretto imprimendo il mio calore sulla sua pelle mentre assorbo il suo. «A dopo», c'è incertezza nel mio tono. Tor la coglie nell'immediato.
«Contaci», solleva il vestitino fin sopra le cosce accarezzandole, infine scrolla la testa e ringhia. «Ho in mente un paio di cose che potremmo fare quando staremo insieme». Chiude gli occhi dando un comando a se stesso. «Se non mi vuoi morto, esci da qui, adesso».
Mi avvicino al suo orecchio. «Fai attenzione per me», bacio la sua guancia e sguscio dal suo lato sfiorandogli il petto.
Raggiungo l'entrata dell'Ice Ocean quasi ridacchiando quando il suo pick-up sfreccia superandomi. Sta andando a controllare che Floppy stia bene.
JonD mi accoglie subito con un abbraccio. Profuma di estate, di crema solare e tabacco. «Ce ne hai messo di tempo a lasciarlo».
«Diventa un tantino iperprotettivo».
«Lo so. Si prende sempre cura delle persone che ama».
Arrossisco. Lui mi conduce, fingendo di non averlo notato per non mettermi ulteriormente in imbarazzo, sul retro del locale.
Non c'è nessuno nei paraggi. So che oggi è un giorno di chiusura per il locale.
A un tavolo, comodamente seduti a battibeccare, trovo Rio e Summer. Entrambi vedendomi arrivare smettono.
JonD e Rio si avviano subito alla porta, Summer nasconde il mazzo di chiavi che le è appena stato consegnato e si siede accanto a me.
«Pronta per la serata?»

Moonlight - L'amore non ha antidotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora