~ Luna ~
Nella vita nessuno può decidere per te cosa fare. Ma prendere delle decisioni, alcune difficili rispetto a tante altre, non è mai una passeggiata. Fa paura. Ti terrorizza il dovere scegliere, perché sai che facendolo inizierai a muovere i primi passi verso qualcosa, lo sai perché ci saranno delle conseguenze. E tu che hai sempre scelto con la testa, ti ritrovi a dovere esitare a causa del cuore e a fare tutto di pancia senza sapere cosa accadrà.
Ma ci sono volte in cui perdersi sembra inevitabile. Succede. Un giorno ti ritrovi senza controllo a dovere lottare per non sentire il cuore ribellarsi dalla morsa con cui l'hai sempre tenuto stretto.
Floppy abbaia a intervalli regolari facendomi riscuotere. Mi sollevo a metà busto e mantenendo gli occhi ben chiusi per non essere accecata dalla luce, controllo che non sia spaventato o non sia successo niente mentre dormivo.
Ritrovo il cucciolo di fianco al letto, scodinzola, abbaia, mi sta chiaramente facendo le feste. Sorrido e lo prendo in braccio. «Non dovresti farmi dormire? Sappi che apprezzo il tuo affetto. Dopotutto sei il primo a non sbattermi in faccia ogni mio difetto», affondo il naso sul suo pelo morbido e lui si scioglie in un brodo di giuggiole, smettendo di riempire la casa con i suoi versi.
C'è qualcosa che non quadra. Se Floppy si è svegliato...
Mi volto ripensando nell'immediato alla nottata appena passata. Dall'altra parte del letto però non c'è più nessuno.
I miei muscoli, anche se per poco, si rilassano. Il mio cuore però si contrae appena sbircio al piano di sotto. Toren si trova ai fornelli. Sta fischiettando, inconsapevole del mio sguardo.
È bello da morire.
Adesso, non so come comportarmi. Ci siamo avvicinati parecchio, ci siamo toccati e abbiamo dormito insieme, abbracciati. Quello che ho fatto, il modo in cui l'ho provocato desiderando di più...
Arrossisco così tanto da avere caldo. Scosto il lenzuolo di dosso e sgusciando fuori dal letto cerco i miei indumenti, ma non li trovo.
Che strano, li avevo lasciati sul pouf.
Prendo in braccio Floppy e scendo di sotto quasi di corsa, rischiando di capitombolare dalle scale. Sono pronta a dirgliene quattro per lo scherzo, ma non appena adagio il piede sull'ultimo gradino mi accorgo che in realtà sono impilati in ordine sulla poltrona. Me li ha lavati?
Inarco un sopracciglio e li indico quando si volta a guardarmi.
«Buongiorno anche a te», saluta con quel tono carico di freddezza, facendo scorrere i suoi occhi chiari, annuvolati, sul mio corpo.
«Non guardarmi così», lascio andare Floppy che saltella tra di noi, bisognoso di attenzioni.
«Per il bagno, sai la strada», indica con il pollice alle sue spalle.
Mi ci dirigo spedita, ma dimentico gli indumenti, e non avendo nessuna intenzione di tornare in cucina ed essere tentata, chiudo a chiave la porta avvicinandomi allo specchio ovale con le luci bianche disposte sulla trave di legno.
«Merda!», soffio agitandomi.
Porto le dita sull'enorme segno rosso sotto l'orecchio. «No», piagnucolo.
Apro il getto freddo dell'acqua del lavandino marmorizzato e lavo il viso continuando a imprecare e a riflettere su come fare per coprire ogni traccia della notte passata.
Non ero ubriaca. In realtà non mi è mai successo di eccedere con l'alcol, quindi nessuno ci crederebbe.
Sento due colpetti alla porta e per poco non urlo dallo spavento.
«Le uova ti piacciono?»
«Sì, ma le mangio solo a occhio di bue», farfuglio, continuando a guardare nervosa i succhiotti sulla pelle. «Lurido bastardo», sibilo.
«Se hai finito di imprecare possiamo fare colazione».
«Ho ancora due paroline da dirti alle spalle. Arrivo!»
Ridacchia mentre si allontana.
Gonfio il petto d'aria prima di lasciarla uscire e sgonfiarmi come un palloncino. «Okay Luna, niente panico. In borsa hai i trucchi. Il rossetto rosso e un po' di correttore dovrebbero coprire tutto», prendo la decisione più scontata e come una persona che sta per immolarsi esco dal bagno.
Tor se ne sta seduto sullo sgabello, di fronte al ripiano della cucina a isola. L'espressione imperturbabile.
Sono estasiata e turbata da ciò che riesce a provocarmi con così poco. Non importa se sta parlando o se sta in silenzio. Se si muove oppure è perfettamente immobile. Toren riesce a farmi sentire in costante pericolo e, al contempo, al sicuro.
So che è capace di lasciare la sua impronta. Forte. Distruttiva. Ma non voglio scappare. Non riesco più a farlo.
Ha apparecchiato per due e sul piatto accanto al suo c'è un toast con burro d'arachidi e marmellata di fichi e un altro con l'uovo fritto adagiato sopra del formaggio spalmabile.
Mi siedo accanto a lui, sollevo e avvicino alle labbra la tazza con il caffè nero con panna. Ne prendo un generoso sorso. «Non dovevi scomodarti», indico i piatti.
Mastica con gusto la sua abbondante dose di uova strapazzate e bacon croccante. In un piatto ha tagliato della frutta e di tanto in tanto prende qualche pezzo di anguria. «Mangia», si limita a ribattere.
Sospiro e lascio correre appena qualche istante prima di voltarmi verso di lui. «L'hai fatto di proposito, vero?»
Beve un sorso di caffè. «Fatto che cosa?»
Indico il mio collo, scosto anche lievemente il colletto della maglietta per mostrare il resto dei succhiotti.
Non ha la decenza di trattenersi. Una risatina rompe il silenzio e fa innalzare la mia temperatura corporea. «Ti stanno bene».
Odioso pezzo di merda!
Vorrei colpirlo con la forchetta. Mi limito ad azzannare con poca grazia il toast alla marmellata, che per inciso è delizioso. Lo faccio immaginando di staccargli la testa. «Sei proprio uno stronzo! Era questo il tuo piano sin dall'inizio. Ma certo, mettiamo nei guai Luna», parlo più con me stessa.
«In realtà non riflettevo, perché ero concentrato a darti piacere e a lasciarmi toccare dalle tue abili dita. Sei brava, a proposito. Hai guardato qualche filmato?»
Avvampo e per poco non mi strozzo. «Potresti renderlo meno imbarazzante?»
«Non userò altre parole solo per non farti arrossire. La verità è che ci stavamo divertendo e hai lasciato che ti baciassi il collo. Non è colpa mia se hai la pelle tanto delicata. Non capisco quale sia il problema».
Metto il broncio e lui si muove sullo sgabello. «Come li spiego questi? Sono andata a parlare con Toren Connor e lui mi ha dato le sue chiavi di casa per dormirci, e io ho accettato perché ne avevo bisogno. Oh, già, dimenticavo, ci siamo anche toccati e lui mi ha marchiata. Direi che potrebbe andare come spiegazione», metto in bocca l'ultimo pezzo di toast, quello salato, sporcandomi il mento con il tuorlo.
Tor, prima che possa farlo, mi afferra per la nuca facendomi esporre il viso. Con il pollice raccoglie la patina liquida, la porta in bocca succhiando il polpastrello. Senza darmi tempo, si sporge e mi lecca il mento, sfiorando con la punta della lingua il mio labbro inferiore.
Trattengo il fiato e ho le gambe che sembrano fatte di gelatina. Soprattutto quando solleva i suoi incredibili occhi nei miei. «Non devi dare nessuna spiegazione. È la tua vita, la tua intimità e il tuo divertimento. Non dirmi che, oltre al fastidio, non hai sentito l'eccitazione per quei segni perché non ci credo».
Tor sa essere molto diretto quando parla. Non ha filtri e non mi dispiace. Se non mi mettesse addosso uno strano formicolio potrei persino accettarlo.
«Lo noteranno».
«Scopano tutti. E poi ripeto: non devi nessuna giustificazione».
Le sue labbra, si fanno pericolosamente vicine al mio orecchio. Il suo caldo respiro scaglia una lunga e deliziosa fitta di piacere sul mio basso ventre. Un brivido mi scivola giù per la schiena e qualcosa di tiepido mi si avviluppa dentro.
Non mi ha ancora baciata e c'è una minuscola parte di me che vorrebbe assaporare quelle dannate labbra perfette.
Decido di non muovermi, ma lui è come un innesco. Una volta accesa la miccia, non puoi evitare l'esplosione.
Le sue mani avanzano avide lungo la mia vita e si spostano verso le natiche. Mi avvicina a sé facendomi ritrovare in piedi, tra le sue gambe.
Con un automatismo che ha dell'incredibile, allaccio le braccia intorno al suo collo.
È strano. Fottutamente illogico e illegale quello che sto facendo. Perché avevo imposto a me stessa di non avvicinarmi a lui.
Mi sento ubriaca dal suo odore che inizia a impregnare i miei sensi e stordita dalla sua bellezza. Così virile, tanto diabolica e quasi impossibile da immortalare in un quadro.
Continua a sfiorarmi la pelle sotto l'orecchio, e quando traballante faccio un passo in avanti, bacia debolmente il succhiotto più evidente. «Non avere paura dei segni che ti hanno fatto sentire viva, Miele».
Deglutisco a fatica, cercando di non abbassare del tutto le difese. Tor è solo un rischio.
Le sue dita premono e spingono sulla mia schiena. Si solleva e quando fa pressione sulle mie natiche, mi ritrovo a contatto con la sua erezione, che dentro i boxer è più che evidente.
Mi piacerebbe divincolarmi, respingerlo, provocargli un po' di quel fastidio che lui riesce a lasciarmi addosso con le sue risposte, con quel tono carico di arroganza, con i suoi occhi capaci di catturarmi in una rete a prova di fuga. Ma lui non mi lascia andare. Mi tiene ancora un po' con sé. Vorrei che questo istante non finisse.
Inspira di scatto. «Adesso rivestiti o ti porterò di sopra e non sarò un santo con il tuo corpo. E per la cronaca tu mi hai graffiato come una gatta. Siamo pari».
Un risolino mi esce immediato. Lo interrompo mordendomi il labbro, pur sapendo l'effetto che sortisce in lui. «Sai che era la prima e l'ultima notte?»
Annuisce. Cambia nuovamente espressione e questo mi fa infuriare. Vorrei scuoterlo e capire perché sia tanto freddo. Come faccia ad accettare tutto senza preoccuparsi del domani.
«Io ho fatto quello che volevo».
Mi allontano traballante, recupero i miei indumenti abbracciandoli. «Per quel che vale, anche io».
Non noto la sua espressione mentre mi chiudo nel bagno e mi cambio cercando di non guardare i segni, di non coprirli come avevo deciso prima di tutto il discorso fatto insieme a Tor.
Se da una parte ha ragione, perché ci sono di mezzo le mie esperienze e le mie emozioni, dall'altra non capisce che vivo in un ambiente dove tutti continuano a guardarmi sotto una lente di ingrandimento. Pertanto mi è impossibile fare quello che voglio. La mia vita non sarà mai come la sua. Avrò sempre una catena intorno alla caviglia pronta a trascinarmi indietro.
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Moonlight - L'amore non ha antidoto
ChickLit"Redenzione o perdizione? Condanna o assoluzione? Siamo sempre stati un connubio. Così dannatamente diversi eppure uguali. Parti non compatibili eppure complementari. Un vero disastro che conduce verso la strada della distruzione." Toren Connor, ha...