Capitolo 30

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~ Toren ~

Sono consapevole di quanto sia pericoloso tutto questo. Ma non ho nessuna intenzione di rinunciare a questa minuscola felicità che mi è stata concessa. Sarò pure egoista, ma ne ho bisogno, come si ha bisogno dell'aria e dell'acqua per poter vivere.
In queste ultime settimane ho avuto piena conferma del fatto che non esiste niente che non possa essere cambiato. Quando qualcosa si vuole con ogni fibra del proprio essere, allora è possibile far virare il destino in tutt'altra destinazione.
Un piacevole brivido, lo sento spandersi ovunque quando mi volto appena e la vedo, al mio fianco, a suo agio. Nonostante tutto.
«Che cos'è quel sorrisetto?», caccia in bocca una mentina, ne avvicina una anche a me, tira poi fuori dalla borsetta il tubetto di crema e la spalma sulle mani come se stesse scaricando la tensione in un massaggio al profumo tenue di crema solare e rosa.
«Quando ti scatenerai?»
«Probabilmente a breve o durante la cena, conficcandoti una forchetta in un occhio», ribatte richiudendo la borsetta.
«Inquietante».
«Ho incassato il colpo, Tor. Sto decisamente meglio».
«Hai bisogno di tempo. Volevo solo assicurarmi che non...», mi ammutolisco dinanzi al suo sguardo intenso, capace di sussurrarmi qualsiasi cosa.
Posteggio di fronte al cancello della villetta. I lampioni stanno cominciando ad accendersi. Qualcuno rincasa e passando mi saluta.
Mia madre, poche ore fa ha chiamato. Voleva che passassi da casa. Mi auguro sia per una delle sue lasagne o teglie di verdure miste grigliate, e non per indagare su quello che sicuramente mia sorella le avrà raccontato della disastrosa serata in spiaggia.
Luna mi segue impacciata. Notando il modo in cui tortura le dita, afferro il suo polso e, facendo scivolare le mie dita nel suo palmo, lo racchiudo nel mio incitandola a entrare.
Per prima cosa busso per annunciarmi, poi entro in casa spingendo la porta-zanzariera, venendo accolto e avvolto dal tipico odore di cibo, fiori freschi e bucato.
Luna si fa più vicina, improvvisamente timida. «Sicuro di volermi qui? Non sarà un problema per loro?»
«Che senso ha nasconderci ancora? Probabilmente ormai lo sanno tutti. Persino i tuoi. Se non ricordo male Alissa e Foxy hanno fatto della pubblicità al mio cazzo ben dotato», con una smorfia incrocio i suoi occhi grandi e verdi.
Mi spinge nascondendo un sorriso mesto. «Mi hanno fatta apparire come una poco di buono».
«Nessuno ti prenderà per poco di buono. Hanno visto con i loro occhi chi sono quelle due stronze».
Mi ferma. «E tua madre? Cosa penserà di me? Credi che sappia cos'è successo?»
Le scosto una ciocca dietro l'orecchio, accarezzandole il lobo. «Lei ti adora».
E io ti sto amando. Penso, ma non lo dico per non risultare melenso e patetico.
Senza accorgersene mi sta marchiando. Sta imprimendo in modo profondo sulla carne viva del mio cuore, e non c'è modo di tornare indietro.
Notando la smorfia appena accennata, le sollevo il mento. «Nessuno potrebbe mai odiarti. Sei meravigliosa. Adesso metti da parte le paranoie. Ci sono io con te e nessuno ti farà del male né ti dirà qualcosa che potrebbe ferirti». L'avvicino, le accarezzo la nuca, con il pollice le sfioro il labbro e mi sporgo baciandola.
Rilassa poco a poco le spalle. «Bene, facciamolo», abbozza un sorriso.
La conduco in soggiorno accompagnato è distratto dal sapore del suo bacio.
Hannie, comodamente stravaccata sul divano, nel vederci balza in piedi togliendosi le briciole dalla maglietta mentre si avvicina.
Ultimamente passa molto tempo qui. La vorrei lontana da Ben, specie adesso che porta in grembo mio nipote. Ma non posso obbligarla a fare le valigie e trasferirsi in un ambiente sereno. Non voglio che si senta cacciata o sola. Io so cosa significa e nessuno dovrebbe mai provare una simile sensazione. Ciò di cui ha bisogno è della famiglia. Pertanto mi riprometto, quando le cose si acquieteranno, di starle maggiormente vicino.
«Ehi, sei tutto intero?», mi abbraccia, dopo mi afferra per il viso osservando con attenzione lo zigomo. «Lui è messo peggio?»
«Non l'ho toccato», ribatto, pentendomi di non avere ricambiato la cortesia di Peter.
Entrambe mi fissano come se mi fossero cresciute tre teste, conoscono bene il mio temperamento.
A Luna non le ho detto di avere avuto una vera e propria colluttazione con suo fratello. Le ho solo raccontato la verità e che Peter mi ha minacciato e ordinato di stare alla larga da lei.
Non ho reagito al colpo perché ogni cosa l'avrebbe ferita, e lei in quel momento aveva la precedenza su tutto.
Ma non sono mai stato bravo a spiegare quello che mi turbina dentro. Ho sempre preferito fare tutto secondo i miei tempi e usando i miei metodi.
Hannie saluta Luna con affetto.
«Mamma?», domando cercandola per casa.
«In giardino».
Inarco un sopracciglio, trovando sospetto che nostra madre a quest'ora si dedichi alle sue verdure. È quasi ora di cena.
«Si sta facendo buio», constato volgendo lo sguardo in direzione della finestra. «È successo qualcosa con Ben?»
Hannie stacca la mia mano salda in quella di Luna per portarla sul divano. «Sai com'è fatta. Noi due dobbiamo parlare, Luna. Mi servono i tuoi consigli», le dice con un sorriso.
Le lascio comodamente sedute in soggiorno e varco in fretta la soglia per assicurarmi che mia madre stia bene, ritrovandola a poca distanza dalla serra, che ride.
Non è sola. Accanto a lei c'è zio Chester.
Ho bisogno di un momento per riprendermi da quello a cui sto assistendo. Lui non viene quasi mai a trovarci in casa, preferisce nettamente invitarci a cena o a pranzo in qualche bel posto.
Se è qui significa che Ben non si trova nei paraggi.
Quel parassita, lo odia. Non ho mai ben capito se per gelosia tra fratelli o per qualcosa di diverso.
«Ehi».
Il primo ad accorgersi di me è proprio lui. Adagia la birra sul muretto e mi raggiunge per un abbraccio e una pacca sulla spalla.
Odora sempre di colonia costosa e, nonostante sia in tenuta casual, indossa indumenti dai tessuti raffinati.
«Due visite in poco tempo. Devo preoccuparmi?»
Ride. Gli si increspano gli angoli degli occhi grigi. Ma c'è anche un minuscolo barlume di tensione nella sua postura. «Sono solo passato per un saluto. Ho saputo di Hannie e volevo assicurarmi che stesse bene».
Lancio un'occhiata a mia madre. Il suo sorriso è svanito non appena sono arrivato. Adesso appare spaesata, agitata e guardinga.
Mi avvicino dandole un breve abbraccio e lei mi si aggrappa trattenendomi. «Sei arrivato», dice sorridendomi in modo dolce.
«Sono qui».
«Ho per te delle teglie piene di cibo. Sono sul ripiano in cucina», dice torcendosi le dita dopo avere fatto un passo indietro. «Ho saputo che hai visite».
«Mi auguro abbiate almeno mangiato qualcosa voi due», aggiunge zio Chester.
Arrossisco lievemente sentendomi messo alle strette dalla loro indagine. «Quello che faccio nel mio letto e con Luna non sono affari che vi riguardano. Sono anche capace di cucinare, lo faccio ormai da anni. Ma grazie, apprezzeremo sicuramente quello che hai preparato per noi».
Mamma sospira, ma un sorriso le aleggia sul suo viso abbronzato. «Per quanto mi piaccia quella ragazza, mi auguro che tu faccia tutto con le dovute precauzioni. È ancora molto giovane. Non vorrei che Ector Maddox inviasse un esercito».
Gratto la nuca. Se mia madre sapesse le volte in cui ho scopato con Luna senza preservativo, mi ripudierebbe. Ma l'ho fatto perché mi fido della donna con cui voglio stare e so che anche lei sta molto attenta con la pillola.
«Possiamo passare alla ragione della tua chiamata? Se era per farmi il terzo grado su di lei, risparmialo», taglio corto, smaniando di uscire da qui dentro prima che Ben possa tornare a casa.
I due si guardano in modo inequivocabile. Hanno sempre avuto uno strano legame.
«Giusto», afferma arrossendo visibilmente mia madre.
Hannie esce accompagnata da Luna.
Mamma le si avvicina per darle un abbraccio. Lei impacciata e non abituata ricambia come una bambina. Chester le fa invece un cenno del capo. «È bello rivederti».
L'avvicino circondandole la schiena con un braccio. «Tutto bene?», le domando.
«Sì».
Hannie sbuffa. «Hai dimenticato la clava in auto», mi prende in giro.
Luna nasconde un sorrisetto.
«Ragazze potete lasciarci soli un momento?», comincia zio Chester, insicuro e dopo qualche convenevole. «Ho bisogno di parlare con Toren di una cosa importante».
Non credo di avere mai visto sul suo viso una simile espressione.
Il mio cuore manca un battito, poi comincia a palpitare veloce. Picchia sempre più forte contro la gabbia toracica rischiando di squarciarla.
Mi ha appena chiamato per nome. Deve essere davvero importante come dice. Oppure sa anche lui quello che è successo in spiaggia e adesso vuole rifilarmi una ramanzina.
Perché venire fino a qui? Avrebbe potuto farlo benissimo altrove e non usando persino mia madre.
«Che cazzo ci fanno tutte queste persone nel mio giardino?», biascica Ben entrando come un ariete di sfondamento.
Luna e Hannie si voltano di scatto spaventate dalla voce gracchiante di Ben. La prima mi avvolge un braccio serrando sui miei muscoli le sue esili dita. Mamma, come se l'avessero beccata in flagrante, continua a passare lo sguardo da me a zio Chester per poi posarsi su Ben. Quest'ultimo si avvicina barcollando, mettendo a fuoco ogni persona presente in giardino.
Allontano Hannie dal suo raggio d'azione, proprio quando Ben si accorge di suo fratello e prova ad avventarsi su di lui.
«Ti avevo detto di non farti più vedere e di stare lontano da mia moglie!», urla rosso e scuro in volto. «Che ci fai in casa mia? Chi ti ha fatto entrare? È stata lei?»
Mia madre sussulta, sente il peso dei miei occhi su di sé mentre divido zio Chester da lui.
«E tu non toccarmi, bastardo!», mi spinge. «Che c'è, sei venuto a restituirmi i miei soldi?», chiede con una smorfia simile a un sorriso, ma nei suoi occhi castani non c'è traccia di felicità.
«Quali soldi? Quelli che devi ai Maddox? Sei stato tu a derubarmi. Non dimenticarlo!», ringhio placcandolo quando prova ad avventarsi ancora sul fratello. «Cerca di stare calmo. Hai delle persone in casa e i vicini non amano le urla».
Solleva la testa nella mia direzione e per poco non mi sputa in faccia dal disgusto. «Sapevo che prima o poi saresti diventato così. Credi di essere sempre nel giusto, ma hai rovinato solo le nostre vite nascendo».
«Ben!», si intromette mia madre rimproverandolo. «Non dire così! Quanto hai bevuto?»
Ben distoglie lo sguardo dal mio per spostarlo su mia madre. Solleva l'angolo del labbro come un animale. Una iena che sa come prendere in giro la sua preda.
«Non puoi nascondere più a nessuno la verità. È talmente evidente che solo uno stupido non se ne accorge», indica me e zio Cesther.
Confuso, faccio un passo indietro lasciandolo andare e gli rivolgo tutta la mia attenzione.
C'è stato un momento in cui credo di averlo odiato così tanto da avere sperato che non tornasse più a casa o gli accadesse qualcosa di brutto dopo avere scelto la persona sbagliata a cui affidarsi.
Ma ho preferito andarmene prima che le cose degenerassero fra noi. Ho lasciato il mio nido accogliente e i suoi insulti, in quanto ho sempre avuto la sensazione di non trovarmi nel posto giusto. Di non essere bene accetto.
Le sue parole in questo istante carico di tensione, sono come un presagio. L'anticipazione di qualcosa di brutto.
Dentro di me mi sto già preparando all'impatto di un treno che è appena deragliato dopo essere partito a razzo sul binario sbagliato.
«Posso reggere i tuoi insulti da ubriaco, ma non le menzogne. Quindi adesso spiegami che cosa diavolo stai blaterando!»
Emette un verso gutturale. Di nuovo quello sguardo, un po' torvo e come se volesse sputarmi in faccia. I suoi indumenti emanano l'odore forte del whisky.
Tira su con il naso. «Sto dicendo la verità e una volta tanto dovrai starmi a sentire, stupido moccioso!», ringhia con disprezzo. «Solo così ti toglierai dalle palle e dalla mia vista!»
Zio Chester fa un passo avanti. Lo fermo proprio mentre Ben ghigna. Mamma invece ha il viso pallido e sta scrollando la testa portandosi le mani alla bocca per tapparla. «Ben, ti prego non...»
Ben ride facendomi accapponare la pelle per il modo in cui mi si avvicina a passo malfermo, picchiettando l'indice sul mio petto. «Tua madre è sempre stata una gran bugiarda, piccolo stronzo», comincia. «E tu non hai mai realmente capito la ragione del mio rifiuto nei tuoi confronti. Non è forse così?», chiede conferma, ma sono immobilizzato dalla strana sensazione che continua a corrodermi dentro, scorre incessante come acqua in un ruscello.
«Bene, adesso te lo spiego io perché ti odio, perché non ti voglio nella nostra famiglia e perché devi andartene!», alza sempre di più il tono della voce. «Ti spiegherò perché devi sparire dalla mia vista dopo avermi ripagato della mia generosità».
«Ben, stavo...»
«Sta' zitto!», urla contro zio Chester. «È già tanto che tu sia ancora in casa mia e vivo per assistere a questo momento. Ma non hai più voce in capitolo! Non ce l'hai mai avuta sin da quando te ne sei lavato le mani e hai cambiato vita. Sono stato io a crescerlo. Io mi sono preso la responsabilità che al contrario avresti dovuto assumerti. Non avrei mai dovuto farlo», batte il palmo sul petto. «Non avrei mai dovuto permettere che crescesse in casa mia!»
«Papà cosa diavolo stai dicendo?», chiede Hannie con occhi lievemente arrossati e la mano sul ventre. «Mi stai spaventando. Perché sei così arrabbiato?»
Luna, percependo la tensione e la sua paura, le si avvicina e la sostiene accarezzandole le braccia come se volesse scaldarla.
Ben non la guarda nemmeno quando risponde: «Sto dicendo quello che tua madre non è mai stata in grado di confessare. Credeva di potermi fregare», ride ancora e la guarda con disprezzo. «Credevi di potermi fottere, ma adesso sarò io quello che otterrà qualcosa da tutto questo. Finalmente potrò distruggere te e il tuo piccolo bastardo». Tira su con il naso poi mi fissa negli occhi. «Credi di conoscere tua madre. Be', ti sbagli di grosso. Lei è una puttana!», la indica.
Il sangue mi ribolle dentro e mi avvento su di lui riuscendo, tra le urla di chi ci circonda, a mollargli un pugno in faccia che lo manda a terra.
«Ti avevo avvisato tempo fa che ti avrei ammazzato», urlo colpendolo di nuovo; impedendogli di ricambiare.
«Tor, basta!», strilla Luna.
Lo lascio andare. Fletto le dita percependo dolore alle nocche.
Ben porta la mano sulla bocca, non si difende. Non riesce nemmeno a tenere gli occhi aperti. Tanto è ubriaco. Ma non ha ancora finito.
«La difendi anche se ha continuato a scoparsi il tuo zietto adorato per anni, tenendoti all'oscuro di tutto?»
Quello che ha appena detto è come uno sparo improvviso. Sgrano gli occhi. «Che cosa?»
Ride rialzandosi malamente. «Siria non mi è mai stata fedele. Ha continuato a scoparsi mio fratello».
Mi manca l'aria nei polmoni. Guardo mia madre, adesso in lacrime. Zio Chester, ammutolito, con lo sguardo carico di odio verso Ben. I pugni stretti in vita.
«Sono stato solo un rimpiazzo sin dall'inizio».
«Non è mai stato così, Ben», interviene mia madre.
Lui emette un verso di scherno più che una risata. «Certo, come no! Mi hai mai detto di amarmi? Hai mai pensato per un istante a me mentre ti scopavi mio fratello nel nostro letto?»
Sussulto e sussultano le persone intorno. Luna lascia Hannie, si fa vicina, mi sfiora le dita e gliene sono grato. Perché potrei davvero sfogare tutto quello che sto sentendo su Ben.
«È successo tanto tempo fa. Mi hai minacciata di togliermi Tor se mi fossi avvicinata ancora a lui. Stai solo rivoltando la verità a modo tuo».
L'ammissione di mia madre mi colpisce più di uno schiaffo in faccia.
«So dei pranzi e delle cene. Mi credi tanto stupido?»
«Dovevano stare con la famiglia».
«È così?», domanda Hannie. «Zio Chester è stato il tuo amante?»
Mamma asciuga le lacrime. Prova a replicare, ma intercetta i miei occhi fissi e carichi e comprende di non dovere dire niente, di non dovere fare alcun passo falso perché potrei esplodere.
«Pensavamo che fosse stato solo un momento, una debolezza e che non ci saremmo più ricascati. Invece...», scuote la testa zio Chester.
«E invece hanno continuato a vedersi di nascosto poco dopo avere avuto te e tua sorella», dichiara Ben a Hannie. «Un bel ritorno di fiamma visto quello che hanno generato».
Hannie annaspa. «Che cosa significa?»
«Significa che questo bastardo non è mai stato mio figlio, ma il frutto del tradimento di questa tro...»
Zio Chester si avventa su Ben rabbioso. Lo colpisce in faccia più e più volte sotto la sua risata isterica.
Mi si accappona la pelle. Non riesco a respirare.
«Diglielo, fottuto stronzo. Digli chi sei veramente!», gli urla colpendolo a sua volta. «Digli come hai distrutto la nostra famiglia!»
«Avrei dovuto allontanarti da loro!», ringhia l'uomo che mi ha tradito.
La testa mi gira vorticosamente. Un vento gelido, che sento solo io, mi penetra dentro, mi blocca, mi soffoca lentamente, fino a trascinarmi giù.
Non c'è più certezza per me. In tutti questi anni, ho vissuto in una menzogna.
Strappo Ben dalla presa del fratello che non oso neanche toccare e lo sbatto contro il muro. «Perché non me l'hai mai detto? Perché hai continuato a umiliarmi ogni singolo giorno? Se eri furioso con lui, perché non hai fatto in modo che avessi un padre?», gli occhi bruciano, la gola si serra ancora una volta. Un cappio si attorciglia al mio cuore strizzandolo dolorosamente.
«Ero furioso quando l'ho scoperto e ho fatto un po' di conti. Volevo fargliela pagare, anche se sapevo che ti avrei avuto tra i piedi per sempre», confessa, calmando il respiro. «Quale modo migliore se non quello di tenerti lontano da lui?», ride. «Togliergli il suo unico figlio maschio».
Scuoto la testa convulsamente mentre indietreggio. Ho le tempie che pulsano. È troppo. Per me è troppo.
Mio padre non è mio padre.
Sono il frutto del tradimento. Ho vissuto una bugia. Ho lasciato che mi trattasse per anni con rabbia e risentimento senza mai comprendere... e adesso?
Ho sempre odiato i segreti, pur essendo stato costretto a mantenerne alcuni per l'incolumità delle persone a cui tengo. Perché i segreti, a lungo andare, ti logorando dentro. Alcuni sono come schegge talmente affilate che se strappati via, possono fare male per anni. Ma questo... Questo è davvero troppo.
Qualcuno prova ad avvicinarsi. Mi allontano poi giro le spalle e me ne vado. Nessuna uscita teatrale, voglio solo creare la giusta distanza tra me e il dolore che, come un'incudine, è sceso sul mio cuore continuando a colpire e a colpire.
Possibile che la verità possa distruggerti più di una menzogna?
La rabbia monta nel mio petto come una creatura oscura, un palpito che rimbomba senza freni, un suono che si riverbera come l'eco distinto di un urlo senza fine.
Una voragine mi si forma dentro, un vuoto che cresce e non si colma.
Ci precipito.
Mi ci perdo.
Non riemergo.
Sono dentro un abisso di disperazione. Niente sarà più come prima. Io non sarò più come prima.
Mi sposto sul portico, accendo una sigaretta. Sento alle spalle la porta sbattere, la figura esile e slanciata di Luna farsi vicina.
Accetta il mio silenzio, per un po'. Ascolta i miei respiri. Conta i secondi in cui lotto contro rabbia e risentimento che si dibattono dentro. Infine mi toglie la sigaretta dalle labbra, la getta e prendendomi per mano mi fa allontanare da casa.
Camminiamo lungo il marciapiede, l'uno accanto all'altra. «Non smetterai di amarlo», pronuncia con sicurezza. «Ti ha deluso, ti ha mentito, ma continuerai a sentirlo parte di te. Proprio come sentirai Ben parte di quel passato che ti ha logorato e fortificato».
Chiudo gli occhi. «Non riesco ad accettarlo», tengo a freno la voce, un ruggito che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
«Lo so».
Mi volto. «Adesso non guardarmi in modo diverso».
Adagia la piccola mano affusolata sul mio braccio, stringe lievemente la presa e preme la testa sulla mia spalla. «Ti sbagli. Ti guarderò come ho sempre fatto. Sai, non c'è parte di te che non ami», preme le labbra sulla mia guancia. «Mi piace quando sei vulnerabile proprio come quando non lo sei. Sei vero, Tor. Sei questo: carne, sangue, ossa rotte. Sei cicatrici, lividi. Ma sei anche vivo e non ti permetterò di avere rimpianti».
Mi sorprende la sua forza. La straordinaria convinzione di potere sempre trarre il meglio anche dal peggio. La sua fiducia nelle persone.
«Sai, ogni più piccola parte del mio essere appena distrutta, ti appartiene», sussurro sulla sua bocca, dopo essermi avvicinato a lei. «Grazie».
Ci abbracciamo. Lo facciamo senza riserve. Forte, fino a farci dei lividi sulla pelle, fino a lasciare l'impronta di ciò che siamo da sempre. Pelle contro pelle. Respiro su respiro. Una cosa sola.
«Devi affrontarlo».
«Pensi che ci riuscirò?»
«Non penso, ne sono sicura».
Torniamo indietro e troviamo zio... Chester di fronte alla porta, una confezione di surgelati premuta sul labbro. Di Ben nei paraggi non c'è traccia.
Luna mi sfiora le dita ed entra in casa lasciandomi solo con lui.
Fisso il cielo, le sfumature assunte dopo il tramonto, le stelle che sbucano piano e sembrano tanto giocare a nascondino in quel buio pronto a scatenarsi sul mondo.
Accendo un'altra sigaretta e mi appoggio allo stipite. Aspiro ed espiro fumo sempre più veloce.
«Tor...»
«Una volta mi hai detto che le persone quando ti amano non ti feriscono. Be', tu l'hai fatto. Mi hai strappato il cuore nascondendomi di essere una parte di esso», taglio corto.
«So che ti ho fatto male e mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo, soprattutto perché ti ho amato sin dal primo istante. Tua madre mi ha impedito di dirti la verità a causa di Ben, delle sue continue minacce. Mi ha persino estorto denaro per anni quel bastardo. Non volevamo che si creassero ulteriori scontri tra voi o problemi ben più gravi. Ho fatto il possibile, Tor. Puoi chiedere a lei se non mi credi».
«No, non ti credo. Sai, non mi sono mai fatto così tanto male, nemmeno da bambino, quando avevo bisogno di un padre e di un po' d'amore», dico in tono cupo. «Una parte di me, ti ha sempre considerato tale, ma fa comunque male la consapevolezza di avere vissuto a metà qualcosa che mi spettava per intero».
Mi si avvicina. «Ti serve del tempo e delle risposte. Lo capisco e sarò qui quando sarai pronto».
«Mi serviva un padre, cazzo. Mi serviva quando quel bastardo mi picchiava, mi isolava dalle mie sorelle, mi faceva sentire inutile e non voluto!», urlo spingendolo.
Le lacrime adesso affiorano e smetto per un momento di essere roccia. Mi sgretolo agli occhi dell'uomo che ho davanti. «Tu lo sapevi, non hai mai fatto niente. Non mi hai protetto, hai fatto esattamente il suo gioco anziché portarmi via da qui».
Passa il palmo sul viso. Anche lui in lacrime. «Spero riuscirai a perdonarmi un giorno. Proprio come spero che riuscirai a non accusare tua madre di questo».
Proprio lei esce sul portico. Gli occhi rossi. Prova ad abbracciarmi ma indietreggio. «Ora non posso».
Luna è al mio fianco quando saluto Hannie chiedendole di riguardarsi e con l'ultima briciola di forza che mi tiene in piedi, me ne vado.

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Moonlight - L'amore non ha antidotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora