9º capitolo

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Chi potrebbe essere se non Isaac?

Lo vedo correre sempre più veloce fino a raggiungermi.

<<Che cazzo ci fai qui? Non senti le sirene? Va' via!>> esclama infuriato

Mi faccio piccola piccola, ho un po' di paura e inoltre non so più la strada per tornare a casa, mi sono persa...

<< Io non...>> non riesco nemmeno a finire di parlare che sento il rombo del motore di alcune macchine per poi rivelarsi quelle della polizia a causa delle sirene. Si stanno avvicinando sempre di più.

<<Cazzo! Muoviti! Vieni con me!>> lo seguo correndo ma poi mi fermo quando vedo che sale sulla moto . Non posso salirci. Io ho paura...

<<Non posso...>> abbasso la testa per non vedere la sua faccia arrabbiata.

<<Tu cosa?! Già è tanto che sto cercando di salvarti il culo, quindi o ti muovi e sali oppure ti lascio qui>>

Mi diventano gli occhi lucidi. Non è colpa mia se non riesco a salirci.

<<Vai, scappa. Non fa niente. Io non posso salirci su quella moto. Troverò un posto dove nascondermi>> ho la voce un po' incrinata. Spero non se ne sia accorto. Mi guarda e sospira scocciato.

<<Mettiti in quel vicoletto e nasconditi>> se ne va con la moto e mi lascia qua. La polizia ormai è praticamente arrivata così senza indugio, decido di seguire il suo "consiglio" e andarmi a nascondere.

Corro in mezzo alla piazza e ci entro.

È tutto buio, fa freddo e sono terrorizzata. Perché deve sempre accadermi qualcosa di brutto? Che ho fatto di male?

La polizia arriva.

Si ferma in mezzo alla piazza e gira un po' intorno per controllare la situazione.

Io li osservo da dentro il vicolo, cercando di non farmi vedere.

Sento un rumore dietro di me, mi giro subito e quando sto per emettere un urlo, la mia bocca viene tappata.

<<Shhh. Sono io Isaac. Non urlare ok?>> stranamente ora è calmo. Non è più arrabbiato o scocciato come prima.

Mi leva la mano dalla bocca e mi fissa.
Lo fisso.

È un gioco di sguardi.

Sento la polizia scendere dalle loro macchine e venire a controllare. Sono terrorizzata.

Sto per parlare e dire ad Isaac di andarcene o almeno di provarci. Qua è buio non vedo.

Lui non mi fa neanche emettere fiato che posa il suo indice sulla mia bocca per farmi segno di stare zitta.

Rimaniamo così.

Ci guardiamo per quanto è possibile. Non si vede benissimo. Le nostre facce sono leggermente illuminate dalla luna. Ma essendo in un vicolo non è forte la luce.

Appoggio la mia fronte sul suo petto per non vedere perché sono convinta che per l'ansia nel sentire la polizia arrivare molto probabilmente farei qualcosa di avventato o emetterei qualche suono che ci farebbe subito trovare.
Inizialmente si irrigidisce poi però lo sento rilassarsi.

Non fa niente. Sta fermo.
Sento il suo cuore battere, ma non batte veloce. È come se lui fosse abituato a tutto questo e quindi non gli incute nessun timore.
Non si sente nessuno rumore se non i nostri respiri e le sirene della polizia, segno che presto questa radura tornerà ad essere deserta.

𝐼𝑛 𝑠𝑝𝑖𝑡𝑒 𝑜𝑓 𝑒𝑣𝑒𝑟𝑦𝑡ℎ𝑖𝑛𝑔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora