2. Coraggio.

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" Il vero coraggio consiste nell'essere coraggiosi proprio quando non lo si è."

(Jules Renard)


JASMINE

Il negozio questa sera lo chiude Liz, la mia fantastica collega anche se dopo la decisione che ho preso a pranzo avrei voluto rimanere qui il più tempo possibile. Mancano trenta minuti e devo per forza tornare a casa, al pensiero che dovrò subirmi quella faccia strafottente sul divano a piedi pari mi viene voglia di vomitare.

 Per il resto della giornata tra i clienti, collanine e orecchini mi ripetevo come un mantra il discorso da fare a Patrick tra ormai pochissimo tempo.
<<Buona serata Liz, ci vediamo domani>> la saluto lanciandole un bacio volante.
<< A domani carotina.>> mi rimanda il bacio ed esco dal negozio.
Salgo sulla mia 500 Fiat bianca e mentre percorro la strada di casa dal Bluetooth stereo suona la mia playlist rinominata: ce l'hai sempre fatta. Con tutte le canzoni che mi danno la grinta quando ho paura di non saper affrontare qualcosa.

Sono le venti precise e ho appena parcheggiato sotto casa, dal finestrino faccio capolino per spiare la finestra di casa. La luce della cucina e il salotto è accesa.

Stai mangiando eh... Magari ti strozzi, stronzo!

Sfilo le chiavi dalla macchina e cammino a testa alta fino a casa.
<<Ce l'hai fatta, ti stavo aspettando.>>
<<Lo sai che questa settimana ho il turno fino a sera, che mi aspettavi a fare.>>
<<Che hai fatto? Ti sei svegliata male?>>
Posato la borsa, ancora con il cappotto addosso apro il frigo e direttamente dalla bottiglia ghiacciata assaporo un po' del mio vino preferito.
<<Mi sono svegliata essendo ancora la tua fidanzata... fai due più due.>>
Gli do ancora le spalle, non riesco a guardarlo. Sento lo strusciare dei suoi vestiti sul tessuto del divano e poi i suoi passi sempre più vicini.
<<Non ti avvicinare. Devi andartene da questa casa.>>

Oh cazzo! L'ho detto?! Veramente così...di botto? Semplicemente?

Mi giro di scatto appena sento afferrarmi i fianchi, ho dei brividi lungo la schiena e non sono di piacere.
<<Stai scherzando?>> dice con voce calma quasi sussurrata mentre inizia a massaggiarmi le natiche. Mi fa schifo il contatto della sua pelle con la mia, il suo respiro contro la guancia. Mi scosto velocemente dalla sua presa finendo dall'altra parte della stanza, entro in camera da letto, afferro un borsone da sotto il materasso ed inizio ad infilarci tutte le sue cose.
<<JASMINE!>> Richiama cercando di intimidirmi ancora con il tono imperioso della sua voce, ma stavolta non mi intimorisce, lo stronzo.
<<LA MIA ROBA RIMANE QUA DENTRO! CHE TU LO VOGLIA O NO CI VIVO!>>
Non mi fermo. Afferro ogni sua cosa che trovo intorno come una furia perché se mi fermassi tutto questo coraggio svanirà.
<<PAGO IO TUTTI I MESI L'AFFITTO E TUTTE LE BOLLETTE! Quindi per quanto mi riguarda sei solo un'ospite.>>
Mi afferra per il braccio stringendolo così forte da farmi male. Emetto un ghigno di dolore ma non se ne cura, anzi, mi spinge addosso al muro iniziando ad urlarmi faccia contro faccia.
<<VATTENE TU! TANTO PER QUANTO SEI PUTTANA LO TROVERAI SUBITO UN LETTO DOVE DORMIRE.>>

Vorrei picchiarlo ma passerei dalla parte del torto, si perché viviamo in un'epoca dove uno schiaffo tirato da una donna verso un uomo viene criticato "eh se fosse stato il contrario sarebbe successo un casino" quando nessuno pensa al fatto che se una donna arriva ad alzare le mani è una conseguenza di tutte le violenze psicologiche o fisiche che subisce. Che poi parliamoci chiaro, quanto forte potrà essere un nostro schiaffo?

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