30. (pt.2) Non giocare con me, roscetta.

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"L'unico mododi liberarsi di una tentazione è cedervi

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"L'unico mododi liberarsi di una tentazione è cedervi."
(Oscar Wilde)




JASMINE

Inerme, con il fiato corto rimango a fissare le gambe nude di Penelope a malapena coperte dalla maglietta nera di Liam. E non mi importa del suo sguardo fiero e soddisfatto che mi scruta dalla sua notevole altezza, non me ne frega niente se faccio la figura della stupida ragazzina che ha creduto che un uomo come Liam, abituato a vizi decisamente fuori dalla mia portata potesse cambiare per una ragazza come me.

<<Chi è?>> la voce graffiata di Liam mi arriva ovattata per via delle sensazioni contrastanti che sto provando, non riesco a spostare lo sguardo possessivo dalla stoffa che accarezza quel corpo che non dovrebbe avere il permesso di indossarla ma riesco a percepire la presenza di Liam avvicinarsi a noi.

Quando, dietro Penelope, mi vede si ferma un secondo per analizzare la situazione poi due passi in avanti e mi è davanti, tanto vicino da poter sentire il suo dopobarba —fastidiosamente buono— invadermi le narici. Con le mani nelle tasche della tuta e uno sguardo serio si gira verso la donna che più vorrei far sparire dalla faccia della terra <<Va' in camera.>>le ordina con un tono imperioso, quasi da brividi.

O meglio per una ragazza come me sembra essere minaccioso perché dalla scintilla lussuriosa che ho letto negli occhi di Penelope credo che non gli dispiaccia quando le si rivolge in questo modo, ma cosa dico, è ovvio che si eccita dato che prima Liam era il suo Padrone

Soddisfatta sparisce oltre il salone lasciandoci da soli.

<<Dimmi.>> appena mi rivolge parola istintivamente alzo gli occhi per guardarlo con delusione e amarezza <<niente, ho sbagliato a venire.>> Dico frettolosamente distogliendo lo sguardo dal suo e mi giro per andare via ma lui mi afferra un braccio con forza per farmi voltare di nuovo.

<<Finita troppo presto la cena romantica?>> sogghigna antipatico mentre mi guarda dall'alto.

Proprio lui ha il coraggio di farmi la morale?

Arriccio il naso infastidita <<era un'aperitivo in realtà. Sai quelli appartati proprio fatti appos->> mi strattona il braccio nervoso portandomi più addosso a lui <<fatti apposta per farvi scopare?>> ringhia ad un palmo dal mio viso.

<<Si, anche.>> bugia, nessun tavolo appartato ma deve soffrire almeno quanto lo sto facendo io.

Con rabbia lascia in malomodo la presa sul mio braccio per acccostare la porta e farci allontanare un po', poi con estrema calma infila le mani nelle tasche della tuta appoggiandosi con la schiena al muro <<non giocare con me piccola roscetta, potrebbe finire male.>>

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