32. La mia donna.

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LIAM

Dorme tranquilla fra le mie braccia, le sue piccole labbra sono rilassate e quasi sembra che sorridano, un po' come le mie che sono piegate all'insù da circa dieci minuti buoni mentre la contemplo affascinato dai suoi lineamenti tanto delicati.

È tutto finito, ora nulla mi allontanerà da lei.

Non mi sono arrabbiato con la mia roscetta per aver ceduto alle avance di quel...coso, ma con me stesso. Ho lasciato che il passato mi rovinasse il presente ma forse ora posso dire che è stato meglio così, mi sento finalmente totalmente libero dai mostri che tenevo richiusi dentro l'armadio.

Le do un leggero bacio sulle labbra e mi alzo per andare a preparare il caffè, giusto per svegliarci, perché ho intenzione di portarla a fare colazione fuori prima di accompagnarla a lavoro.

Sento che la sveglia inizia a suonare e di seguito uno strano tonfo, sorrido e scuoto la testa, non voglio vedere in quanti pezzettini me l'ha ridotta!

Quando pochi minuti dopo, mentre verso il caffè nelle tazze percepisco il rumore dei suoi piedi scalzi contro il marmo del pavimento. <<È una visione?>> borbotta alle mie spalle facendomi increspare un sorriso sghembo.

Mi allungo per passargli la tazza fumante di caffè mentre lei non smette di guardarmi con quella luce negli occhi che mi scioglie ogni volta e arriva dritta al mio uccello <<Buongiorno, piccola.>> mormoro prima di lasciargli un piccolo bacio sulla tempia.

<<Sarebbe più buono se mi donassi il tuo corpo>> alza un sopracciglio cercando di assumere una smorfia allusiva.

Ok, l'ho influenzata e cavolo se è un grande punto a mio favore.

<<Sei una porca>> le dico trattenendo una risata, lei indignata dalla mia non mossa assume una smorfia indispettita ma subito dopo scoppia a ridere <<Certo che qui i ruoli si sono proprio invertiti, ora sei tu che lo dici a me!>> poi scuotendo la testa si siede comoda sul divano. Mi sdraio accanto a lei reclamando le sue labbra che sanno di caffè e latte, dolci e ancora un po' gonfie dal sonno. Mi abbraccia solleticando l'addome scendendo piano a sfiorare il mio sesso già sugli attenti -come sempre- quando si tratta delle attenzioni della nostra piccola roscia.

<<Si, confermo. Sei diventata proprio una sporcacciona insaziabile.>> le sussurro leccando sotto l'orecchio la sua pelle liscia e profumata <<se si tratta di te, sempre.>> le bacio quel dannato sorriso perfetto e con grande fatica mi alzo per mettermi in piedi <<Muoviti, andiamo a fare colazione fuori prima di accompagnarti a lavoro>> lei mi guarda perplessa, cosa credeva che ieri sera stessi scherzando?

Non vedo l'ora di mettere al suo posto quel damerino del cazzo.

<<Quindi marcherai il territorio?>> mi chiede divertita mentre -dopo aver fatto colazione- passeggiamo verso la sede dello York Times.

<<Ci puoi scommettere. Avrei così tanta voglia di mettere io le mani su di lui... la cosa che più mi manda in bestia è che per un secondo, per quel minuscolo lasso di tempo lui abbia pensato vermante che saresti stata sua quella notte.>> digrigno i denti.

Sono geloso, sono fottutamente geloso della mia donna.

Mi prude la pelle come se avessi l'orticaria al pensiero che un uomo la tocchi ma ancor di più se qualcuno pensi di poterla avere, possedere. Di essere sicuro che la mia piccola stella possa essere sua.

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