8. Il Piccolo Principe

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- Sono stanca, non lo capisci?
- Sei stanca? Tu sei stanca? Quello stanco sono io. Sei nella mia testa costantemente, in ogni singolo pensiero. Hai preso il controllo della mia mente e della mia vita. Quello stanco sono io, Eda.
- Allora vattene, hai capito? Vattene via.
- Non me ne vado.
- Va via.
- Non me ne vado.
- Non sei appena andato da Selin? Torna da lei!
- Non ci sono andato.
- Perché te lo chiedo? Fa quello che vuoi. Me ne vado.
- Eda, non andare.
- Invece me ne vado, Serkan.
- Non andare, Eda.
- Dammi un motivo, solo un motivo per restare. Mi basta solo un motivo.
- Sono follemente innamorato di te.

Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo a fissare un soffitto bianco con in testa ancora il suono di quelle parole che rimbombano come un eco; tutto è stato molto surreale.
Per la prima volta - dopo quelli che mi sono sembrati secoli - non ho avuto incubi, ma quel sogno è stato capace di scombussolarmi allo stesso modo, mi è sembrato fin troppo reale, come se lo stessi vivendo in prima persona.
Ho sentito l'emozione sulla pelle e fin dentro le vene, ho provato quei sentimenti dentro le mie stesse ossa e li ho riconosciuti, li ho sentiti miei, veri. Ero totalmente immerso in ciò che vedevo da lontano, come se fosse un film di cui sono stato il protagonista.
Ancora adesso ho il cuore in gola, batte talmente forte nel petto che ci metto un po' a calmarlo. E solo quando anche il respiro si normalizza riesco a guardarmi intorno per rendermi conto dove sono davvero.
Non c'è più nessuna spiaggia, non c'è il mare, non c'è il sole che tramonta alle nostre spalle, c'è solo il bianco di una stanza di ospedale e il bip continuo e regolare dei monitor a cui Eda è attaccata.
Eda, lei c'è sempre, come nel sogno e purtroppo anche qui, bloccata in un letto da ormai quasi una settimana.
Dopo la sua caduta - e la folle corsa per raggiungere l'ospedale più vicino - è stata visitata accuratamente, ma non ha mai riaperto gli occhi. I medici dicono che ha avuto una commozione cerebrale e a quanto pare è quella condizione a tenerla bloccata in un sonno profondo. Dicono che non dobbiamo preoccuparci, che tutto si sarebbe risolto, che Eda ha bisogno del suo tempo, di starle accanto e di parlarle. Ma giorno dopo giorno la mia paura di non rivedere più i suoi splendidi occhi color cioccolato diventa sempre più grande.
Mi alzo dalla poltrona dove ho trascorso la notte e mi avvicino al suo letto.
Quello strano sogno ancora vibra nel mio petto, le immagini ancora scorrono nella mia mente, non riesco proprio a scrollarmelo di dosso.
Sicuramente è legato a tutte le emozioni contrastanti che sto provando in questi giorni, mi dico, dato che tutto il mio mondo sembra essersi fermato insieme ad Eda. Ma non ne sono sicuro, un sogno non ha mai avuto la capacità di farmi sentire in questo modo. Mi domando se fosse qualche ricordo riemerso da qualche angolo della mia mente, ma non posso dirlo con certezza.
Solo lei potrebbe aiutarmi a capire. Ma lei adesso non c'è.
Sospiro mentre raccolgo in una mano le sue dita, con il pollice le accarezzo la pelle ed osservo quel gesto con l'animo ancora teso.

"Ti devi svegliare, Eda. Dobbiamo parlare di tante cose, ho troppe domande da farti, troppe cose da dirti ancora..."

Sposto lo sguardo su di lei, sul suo volto che mi sembra sereno e rilassato e mi ritrovo di nuovo a sospirare.
Mi sento impotente ed inutile. Darei via qualunque cosa per poter rivedere il suo sorriso ora, mi basterebbe anche litigare con lei, non mi importa davvero.
Quello di cui mi importa è che si svegli.
Che torni da me.

"Buongiorno..."

Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalla voce di Melo che entra nella stanza con il suo solito sorriso allegro e due cappuccini. Non so come faccia quella ragazza ad essere sempre così positiva, a volte la invidio, altre volte il suo modo di fare, invece, mi innervosisce.
Eppure è un bene che lei ci sia, perché c'è bisogno di qualcuno che contrasti la mia negatività.

𝑹𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 (𝐸𝑑𝑆𝑒𝑟 𝐴𝑈)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora