8. Paradiso o inferno?

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Davanti a loro la terra trema,
il cielo si scuote,
il sole, la luna si oscurano
e le stelle cessano di brillare.

Gioele 2, 10


Marah


Le parole caotiche di Leyla rimbombano nella mia testa.

«Ma non sei a lezione di danza?» le chiedo confusa, ma con una calma improvvisa che non riesco a spiegarmi da dove soggiunga. Una calma del tutto in contrasto con la paura di pochi attimi prima.

Per la prima volta nella mia vita, riesco a scindere mente e corpo: avverto la strana sensazione del mio cervello che ragiona come una macchina senza cuore, come se avessi chiuso le mie emozioni chissà dove.

Le mie orecchie ascoltano i singhiozzi e il pianto disperato di Leyla, mentre i miei occhi osservano Malak che adesso non è altro che un semplice estraneo incontrato per strada.

Leyla fatica ad articolare una frase di senso compiuto: riesco a malapena a capire che si trova a scuola di ballo e Ibrahim ha scoperto la sua passione per la danza. Minaccia di fare un gesto folle per farle pagare quel "peccato".

«Mi ha picchiata... la polizia...» sono le uniche parole che riesco a comprendere tra le sue frasi sconnesse, «c'è la polizia e lui ha una pistola!»

«La polizia?» ripeto incredula, indietreggiando di qualche passo mentre Malak è immobile di fronte a me.

Quel breve attimo di sangue freddo s'infrange non appena tutte le mie emozioni tornano ad arrovellare il mio stomaco e a risalire dal petto fino alla testa.

Mi ero illusa per un momento di riuscire a vincere il panico.

Smarrita, incerta e arrabbiata con me stessa per non aver fatto nulla da quando ho visto Ibrahim con quell'arma in mano, chiudo gli occhi nella speranza di riconquistare la lucidità di qualche istante prima e di autoconvincermi che le forze dell'ordine risolveranno tutto.

«Sì, è arrivata la polizia, ma Ibrahim si è chiuso dentro: non voglio che venga arrestato!» riesce a spiegarmi la mia amica, ma poi sento uno strano rumore e delle voci concitate, come se il telefono le fosse sfuggito di mano.

«Pronto? Pronto?» ripeto, ma la linea s'interrompe bruscamente.

Compio uno sforzo enorme per non farmi assalire dall'ansia e mostrare l'agitazione che mi pervade.

Malak non deve capire che sospetto di lui. Con un'occhiata dura, indietreggio allontanandomi sempre di più, ma non appena fa un passo verso di me, trattengo a stento le mie grida e mi volto per correre più lontano possibile.

Ma che stupida che sono stata. Cosa credevo di fare?

Lui c'entra qualcosa con tutto questo: lui era lì in quel parco per un motivo, ma non adesso, non è ora il momento di scoprirlo; è il momento di fuggire da lui.

«Marah, aspetta!» lo sento urlare, mentre il battito frenetico del mio cuore accompagna il ritmo assordante dei miei e dei suoi passi che calpestano il marciapiede.

Corro, corro, senza badare nemmeno dove vado e senza voltarmi indietro per accertarmi se Malak mi stia seguendo.

In lontananza scorgo della gente per strada e il fatto di non essere più sola mi rincuora, ma non mi fermo.

Continuo a correre, maledicendo la mia ingenuità e per essermi lasciata abbindolare dalle parole di un perfetto sconosciuto da cui ora invece sto scappando.

Heart Blast - Un'esplosione nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora