22. Ultima missione

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Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini.


Kamal


Sulle sponde del Tigri, 26 novembre 2004

Il giorno dello scambio arriva presto.

Raggiungiamo il luogo dell'appuntamento in mezzo a una pianura spoglia e desolata che costeggia le acque del fiume Tigri, poco distante dalle rovine dell'antica Ninive.

Scendo dal fuoristrada con il mitra appoggiato sul mio petto, mentre da lontano vedo arrivare un SUV nero seguito da un furgone che presumo contenga il carico di armi.

Dopo un minuto, mi accorgo che alle mie spalle sta per arrivare un altro veicolo. Degli uomini armati fino ai denti scendono dall'auto e uno di loro fa uscire dalla parte posteriore una bambina.

Cosa significa? Questo non era previsto. Non ora.
Mi volto a cercare Charlie 14 per capire se lui lo sapesse.

La bambina piange in silenzio. I suoi occhi zuppi di lacrime devono aver visto atrocità indicibili che la segneranno per tutta la vita. La guardo meglio e mi accorgo che forse non è tanto piccola come sembra: deve avere una dozzina di anni o forse anche qualcuno in più.

Serdar si lancia in avanti, ma quando intuisco ciò che sta per fare è ormai troppo tardi per fermare quel suo passo falso.

Qualcuno gli punta contro il fucile.

Capisco subito che si tratta di una trappola per mettere alla prova la nostra fedeltà al loro leader, ma Serdar non si arresta finché non raggiunge la ragazzina, che non riuscendo a credere ai propri occhi, non può far a meno di urlare: «Papà!»

È il caos.

Urla e raffiche di spari echeggiano da ogni lato.

Serdar viene ferito a una spalla. Io e Charlie 14 immobilizzati e disarmati.

Uno degli uomini di Alwasit prende la ragazzina e la riporta al sicuro, mentre i venditori di armi si danno alla fuga.

La trattativa è sfumata sotto i colpi di arma da fuoco e in pochi minuti ci caricano in macchina per tornare alla base.

Guardo Charlie 14 nella speranza di leggere nei suoi occhi un messaggio di salvezza, ma ormai sono consapevole che l'imprudenza di Serdar ci ha messo in una situazione critica.

Eppure, non ho nulla da biasimargli. Sono anch'io sconvolto: ero pronto a sporcarmi le mani con traffici di ogni genere, ma non mi aspettavo che ciò comportasse anche lo scambio di merce umana, di una bambina per giunta.

Quando torniamo alla nostra base, decidiamo di non reagire per evitare una carneficina. Siamo solo in due contro una dozzina di uomini armati.

Serdar, privo ormai di energia per la ferita riportata durante la sparatoria, viene prelevato di forza.

Sua figlia viene affidata a una donna per essere accudita.

Io e Charlie 14 veniamo rinchiusi in una stanza comune per rimanere sotto sorveglianza.

Non ci parliamo, ma le nostre occhiate sono più che eloquenti. Dopo quello che è successo è già un miracolo se siamo ancora vivi.

Cosa faranno a Serdar? Lo tortureranno per farlo parlare?

Heart Blast - Un'esplosione nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora