31. Persa

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È durante la tempesta che conosciamo il navigatore.

Seneca


Marah


Sono sveglia, ma non riesco ad aprire gli occhi.

O forse sto ancora dormendo e sogno di essere sveglia. Deve essere questo il motivo per cui non riesco ancora a muovermi.

Un brontolio allo stomaco però mi riscuote dal senso di vuoto nella mia testa. Non ho mai provato tanta fame appena sveglia, nonostante abbia ancora voglia di dormire.

Anche se ho la sensazione di essere stata nel mondo dei sogni per giorni interi, non mi sento per niente rigenerata.

Quando cerco di muovere le mie gambe, sono talmente intorpidite che è come se fossero del tutto bloccate. Sollevo appena le palpebre, ma sono così pesanti che le richiudo all'istante.

Mi sembra di trovarmi in una nuvola di vapore che mi annebbia le facoltà mentali senza saperne il motivo.

A fatica cerco di ricordare gli ultimi istanti della scorsa notte, ma la mia mente si rifiuta di tornare a ciò che è successo prima di piombare in quel sonno così profondo. Sono confusa, perché per qualche secondo il volto di Galen occupa i miei pensieri.

Perché proprio lui doveva tornarmi in mente in questo momento?

Poi la mia memoria comincia a rievocare piano piano ogni cosa. Ho parlato con lui al telefono, ma poi cosa è successo?

Mi tocco il viso con le mani e mi stropiccio gli occhi per riuscire a svegliarmi completamente, quando all'improvviso alcuni ricordi riemergono, soprattutto dell'ultima persona che ho visto prima di addormentarmi.

Mi sollevo con uno scatto, ma mi blocco non appena mi accorgo che Kam mi è ancora vicino.

Sospiro di sollievo quando mi rendo conto che dorme, per cui mi concedo qualche secondo per riprendermi dal fatto di non essere sola e per studiare meglio l'uomo che mi è accanto.

Non posso fare a meno di osservare i contorni delicati del suo viso nascosti sotto una barba scura, la fronte ricoperta da un paio di ciocche disordinate di capelli.

Ho la tentazione di passare le mie dita sui suoi ricci scomposti per rimetterglieli a posto, ma mi fermo nel momento stesso in cui mi stupisco di questo pensiero bizzarro. Eppure, questa singolare voglia di sentire la loro morbidezza tra le mie mani non riesco a scacciarla via.

Distolgo i miei occhi dal suo profilo per proseguire verso il basso e arrossisco quando mi rendo conto che devo aver passato tutta la notte avviluppata al suo petto.

La nebbia nella mia testa si dissolve completamente e un tremore improvviso mi assale nel centro del petto e si snoda attraverso la schiena fino a giungere alle estremità del mio corpo. Non tremo per il freddo, ma per una strana vibrazione così potente che mi fa irrigidire i muscoli.

Per paura che lui si svegli, mi scosto a poco a poco. Ci riesco con facilità perché le sue braccia sono ancora ai lati del suo corpo. Mi soffermo a guardarle per un attimo, seguendo la linea delle vene che contornano i suoi bicipiti e i suoi avanbracci fino ad arrivare alle mani che catturano la mia attenzione in particolar modo: sono mani perfette, grandi e con dita affusolate.

Mi torna in mente ogni istante che le riguardano fin dalla prima volta che l'ho incontrato: tranne quel breve momento in cui mi aveva scambiata per Lana, non le ha più posate su di me.

Non mi tocca da allora, da quel primo nostro contatto fisico nel museo archeologico di Palmira.

Nelle volte successive non ha più osato nemmeno sfiorare la mia pelle, nonostante con quelle stesse mani abbia ancorato al mio busto una cintura esplosiva o mi abbia legata per portarmi alla torre al cospetto del loro capo.

Heart Blast - Un'esplosione nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora