Gabriele;
Quando avevo circa otto anni mia madre disse che della mia vita avrei fatto qualcosa di grande. Che avrei giocato al massimo tutte le mie carte, che avrei toccato la vetta e lì sarei rimasto. In quel momento mi sentii entusiasta ed orgoglioso che la mamma nutrisse così tanta fiducia nelle mie capacità. Ero contento, perché avrei potuto fare tutto quello che sognavo di fare, e che ce l'avrei fatta. Per qualche anno mi sono aggrappato così saldamente a questa ipotesi che persi completamente la cognizione della realtà e della fantasia... del possibile e del sogno irrealizzabile. Cazzo, io non ero come gli altri! Io ero il numero uno, io dovevo avere tutte le vette sotto i miei fottuti piedi!
Una bella minchia.
Crescendo un po' cominciai invece ad elaborare una teoria tutta mia. Al mondo non esisteva un solo essere umano che avesse raggiunto tutti i suoi obbiettivi. Non esiste ora, come non esisterà mai, perché i sogni degli uomini sono talmente tanti ed altrettanto mutevoli che appena ti impegni per raggiungerne uno, subito te ne vengono in testa altri cinque. E a questo punto che fai? A quale ti dedichi? Devi perdere tempo a pensarci... e farti venire un gran mal di testa, per cosa poi? Magari quello che sceglierai alla fine è anche il meno adatto, il meno divertente. E, giunto a questo punto mi sono detto: chi diavolo me lo fa fare di farmi il culo per qualcosa che tanto non si avvererà mai? Gli adulti insistono tanto con quella storia dell' "se ti impegni nella vita puoi fare tutto". Cazzate. Solo cazzate. Sono le cose che si dicono ai bambini piccoli solo perché si è mai sentito un bimbo rispondere: "Ma, mamma! Allora tu che fai la casalinga, vuol dire che non hai fatto nulla della tua vita?" Se mai avessi un figlio, in un futuro molto molto lontano e quello mi dovesse rispondesse così io lo scaricherei sulla prima tangenziale a portata di mano. Quindi, da parte mia, nella mia vita al momento non sto facendo assolutamente nulla di costruttivo. E non ho neanche piani precisi per almeno il prossimo decennio, dove però non mi dispiacerebbe fare la bella vita dell'adolescente medio, ossia squattrinato, senza uno straccio di lavoro e legato in modo indissolubile alla birra.
Tutto questo solo per aiutarvi a capire come ho reagito quanto mia madre, l'altro giorno, ha cercato ancora di rifilarmi la favoletta del "tu provaci, vedrai che va bene". Se avessi ancora più latte che cervello in testa magari le direi nuovamente che figata... ma al momento ho quasi diciotto anni, una sbornia arretrata ancora da smaltire, seri problemi a gestire i miei capelli, una gran voglia di avere la patente e una ragazza magnifica che mi ha appena aggiunto alla lista dei cosiddetti ex.
Giustappunto: Serena. La radice di tutti i miei problemi morali, sociali e intestinali.
Vi racconto un altra storia. Ci sono due ragazzi, un maschio e una femmina. Lei è un po' più grande rispetto a lui, frequenta già l'università quando si incontrano per la prima volta e incarna più o meno il sogno erotico di più di mezza fauna adolescenziale di sesso maschile (la restante metà è composta da gay e cechi). Lui, invece, è appena stato ammesso alla terza liceo e non tutto sommato affatto male... l'unico suo difetto sta nel finire, in un modo o nell'altro, sempre incastrato negli incontri al buio che organizzano i soliti vecchi amici dei tempi dell'asilo. Tagliando corto... i due si incontrano, si ubriacano a vicenda, passano i giorni seguenti a scriversi una serie di sms che avrebbero messo in imbarazzo anche l'anticristo... ma fortunatamente sono entrambi abbastanza cinici per saltare la fase dell'innamoramento, passando direttamente alla successiva, per i pochi eletti 'scopami senza pietà. E fin qua Shakespeare e ci farebbe anche una pippa... se non fosse che esattamente un anno, due mesi e undici giorni dopo lui si ritrova non più inguainato in calzamaglia e romanticismo nauseante alla Romeo (sicuramente gay, tra le altre cose), ma rassomigliante piuttosto al paranoico, cornuto e pure stecchito Otello.
Fatto sta che, nell'ultima settimana, la mia autostima sta rasentando i minimi storici, il mio muso lungo diventa più inquietante ogni giorno che passa, allontanando così anche la più piccola possibilità di rifarmi una vita sessuale per almeno i prossimi due anni (sempre che il sottoscritto sappia resista tanto a lungo prima di sognarsi vagine che gli parlano e cominciare a guardare con occhi diversi il proprio cane) e una diarrea cronica, dovuta a una delle solite brillanti soluzioni contro la depressione del caro e vecchio Matteo, ossia quello che dovrebbe rappresentare quella specie di amico che conosci fin da quanto hai imparato a pisciare eretto. Insomma, la vecchia volpe cosa ha fatto? Ovviamente mi si è presentato in casa munito di: folla indecente di persone che quasi non conoscevo, vari tipi di droghe che ancora mi infestano la stanza (se sei tossico e in astinenza, basta che entri lì e stai alla grande), il peggio del peggio della musica anni '90 e almeno dodici casse di birra e altrettante bottiglie di superalcolici innominabili dei quali neanche sapevo l'esistenza e che personalmente mi sono preso briga di analizzare, svuotare e decretare come quel tipo di bevande che il giorno dopo ti fanno pentire di essere nato.
Quindi, ora come ora, mi sto ancora rotolando sul letto cercando di raggiungere il cellulare per almeno farlo smettere di suonare, lottando contro la perpetua nausea e la mia famosa pigrizia.
Quando leggo il nome di Matteo sul display sono combattuto tra l'idea di:
a) denunciarlo per tentato omicidio (se gli sbirri non mi prendono sul serio provo con la protezione animali)
b) assoldare un killer.
c) prendermi io stesso la soddisfazione di eliminarlo.
d) dire alla sua ragazza che non si deve sentire sola, lui ne ha altre due.
E decido decisamente per l'ultima opzione. Le donne sono tutte terrificanti... sicuramente tutte quelle che mi sono trovato io. Ma, che cazzo! Non sarò mica io l'adolescente più sfigato sulla faccia della terra, no?!
- che vuoi? – sbotto, rispondendo.
- allora tesoro mio, come ti va il cagotto fulminante oggi?
- fammi un favore, vedi andare a farti fottere, Matteo!
Diavolo... a otto anni invece che i consigli di mia madre avrei dovuto dare retta a papà... almeno lui mi diceva solo che l'importante nella vita di un uomo è centrare il buco giusto!
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Tendi la mano
Novela JuvenilQuante volte, da bambini, tendevamo la mano verso il cielo per cercare almeno di sfiorare quel candido azzurro e saggiare la delicatezza delle morbide nuvole... quante volte tendevamo la mano per poter tenere vicino a noi le stelle, per addormentarc...