Anita;
Da qualche parte, quando ero ancora troppo piccola per elaborare una mia corrente di pensiero, sentii dire da due vecchietti che le donne della loro vita non dovrebbero fare alcun che, tranne che sposarsi e sfornare qualche dozzia di mocciosi piagnucolanti. A quel tempo ne rimansi sconvolta e domandai a mia madre se fosse vero. Ma lei non è mai stata una persona matura, ne tanto meno con i piedi per terra. Mia madre vive in un modo tutto suo, che lei stessa si crea... in compagnia di persone partorite solo dalla sua immaginazione. Così mi sorrise soltanto, ricominciando a raccontarmi delle idee che le erano venute per far soffrire l'ennesima malcapitata protagonista dei suoi romanzi (ogni tanto la mente di mia madre mi lascia senza parole e con qualche dubbio sulla integrità morale della mia famiglia). Ma sono sempre stata una ragazza ostinata, di certo non mi butto giù per piccolezze simili. Così andai da papà che, per quanto dia l'immagine dell'uomo calmo e stralunato, è forse l'unica parte sana della famiglia. Ricordo che mi accoccolati contro il suo petto solido di uomo maturo e gli strinsi forte la maglietta che indossava "papi... ma, secondo te, io che cosa farò quando sarò grande?". Per qualche secondo lui mi guardò sconcertato, forse domandandosi di chi ero veramente figlia, visto che la sensibilità e gli ideali non hanno mai fatto parte di casa nostra. "Puoi fare quello che ti pare, Anita" mi disse "puoi sposarti, puoi avere dei figli, puoi fare la casalinga... mamma e papà saranno contenti qualunque strada tu decida di prendere" forse gli parsi dubbiosa, perché non si fermò lì "ma... puoi anche decidere di giocarti il tutto e per tutto e conquistare il mondo". In quel momento mi parse la cosa più saggia che qualcuno avrebbe mai potuto dirmi. Oddio... al momento ancora rifletto su che razza di infanzia abbia avuto papà e su che principi l'abbiamo cresciuto i suoi genitori. Ma il fatto in se non è rilevante... cavolo, quelle persone di sbagliavano di grosso, io potevo fare quello che mi pareva perché papà me l'aveva detto (e papà non si sbagliava quasi mai). Così presi la mia decisione quando avevo circa dieci anni e mi accorsi che la mamma soffriva di forti mal di testa, così intensi da costringerla a letto. Niente di grave, ma allora mi parve come un illuminazione. Mia madre è eccentrica, stralunata e forse anche isterica... ma dovevo fare qualcosa per lei. Cominciai ad interessarmi alla medicina, alla mente umana, a come funziona il cervello. Un insieme di studi forse troppo complessi per una mocciosa, ma ci presi gusto.
Al momento sono stata ammessa a terzo anno di liceo scientifico tecnologico, ho un ottima media e i professori di biologia, fisica e chimica mi adornano neanche fossi l'unica speranza di tirar fuori qualcosa di buono da una scuola quasi interamente maschile, dove i pochi cervelloni vengono velocemente deviati da alcol e fumo. Questo mi riempie di orgoglio, ma non ci faccio poi così tanto affidamento... le parole degli altri non sono importanti. Conto solo io, i miei desideri e il bene delle persone alle quali tengo.
Per questo e per un'altra serie di motivi ho deciso che io non sarà mai quel tipo di donna di cui parlavano quegli anziani, un tipo tutto casa e famiglia. Prima di tutto me stessa. Magari alla fine mi sposerò e avrò dei bambini, ma solo dopo aver realizzato tutti i miei sogni, solo allora potrò innamorarmi seriamente e decidere di posare le armi per un po'. Io non ho intenzione di farmi mettere una catena da nessuno, voglio vivere la mia vita, adesso. Solo per me.
- che cosa stai facendo? -
Alzo di scatto la testa dal mio diario e mi ritrovo incastrata nei verdissimi occhi di Elena, la mia sorellina. Se ne sta aggrappata alla scrivania in tutti i suoi cinque anni di arroganza e sfacciataggine. Quando ero alle elementari la maestra mi disse che ero una bambina fin troppo decisa e arrogante. Ridacchio. Si vede anche ancora non aveva a che fare con Elena. Per mia sorella il mondo è molto semplice: o è bianco o è nero. O è come dice lei, altrimenti puoi anche crepare. È questo ho la netta sensazione che non sia solo perché è piccola, tremendamente carina e viziata... ma perché Elena deve aver ereditato tutte le manie di protagonismo di mia madre, il pallino del denaro dei nonni e quella contorta certezza che ogni essere umano deve solo strisciare ai suoi piedi, senza che neanche lei dica a, da papà. Insomma, contraddire mia sorella equivale a sotterrarsi in una fossa.
Fortunatamente queste clausole sembra che abbia avuto il buon cuore di sottoporle alla sua famiglia solo in minor parte, così io sono costretta a subirmi solo le sue perpetue domande, tipiche della sua età.
- scrivo un po'... ti va di leggerlo? – le sorrido, continuando a guardarla.
Lei fa una leggera smorfia, prima di scuotere il capo – no, ho di meglio da fare che ascoltarti -
Continuo a sorridere, sperando che non noti la vena di irritazione che fa bella mostra di se sulla mia tempia.
Elena si accomoda sul mio letto, facendo ciondolare le gambe – allora, come va la tua ricerca del fidanzato perfetto? -
Neanche mi avesse accoltellato... penso la mia faccia ne abbia subito le conseguenze. A cinque anni mia sorella sa già centrare il punto debole delle persone, e sa anche come infierirci – mica tanto bene... li trovo tutti o brutti o stupidi -
Lei fa spallucce – oh beh... se hai bisogno di una mano basta chiedere... - si è mai sentita una quasi diciassettenne che ascolta i consigli di una poppante?! – so bene che non hai fortuna in amore, me l' ha detto papà – grazie! Davvero, grazie... dire qualcosa a Elena equivale a dirlo a tutto il quartiere – potresti fare come me, no? -
- cioè? – chiedo, neanche avessi paura della sua risposta.
Si pettina una piccola ciocca di capelli castani con una mano – minacciali -
Comincio a pensare di essere contenta di avere solo la metà del carisma della mia sorellina. Una come me va avanti senza eccessiva difficoltà e senza troppi nemici nella vita. Elena o me l'ammazzano, o diventa presidente.
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Tendi la mano
Fiksi RemajaQuante volte, da bambini, tendevamo la mano verso il cielo per cercare almeno di sfiorare quel candido azzurro e saggiare la delicatezza delle morbide nuvole... quante volte tendevamo la mano per poter tenere vicino a noi le stelle, per addormentarc...