Parte 6

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Anita;

Il primo giorno di scuola è sempre stato una gigantesca palla. Più che altro mi manifesto tanto per ricordarmi le facce dei miei compagni di classe e analizzare la situazione per l'anno che arriva, oltre che appropriarmi del posto a sedere più strategico. Non troppo avanti per non rischiare di farmi beccare ad ogni sbadiglio (piuttosto frequenti nel mio caso, tra le altre cose) e non in ultima fila per non ricevere l'appellativo di nullafacente. Terza fila, su quattro. Mi sarebbe andata bene anche la seconda, ma Laura voleva sedersi assolutamente accanto al nuovo arrivato e Maria ha sempre dimostrato una forte allergia alla lavagna. Da parte mia non ho alcuna intenzione di separarmi da loro, almeno sono abbastanza divertenti per non addormentarmi in una delle noiosissime lezioni di tedesco.

È da due ore che sono qui... la professoressa di italiano, che ci ha tenuto compagnia fin'ora è una di quelle vecchie carcasse che popolano il nostro istituto ed è fedelmente devota alla sottoscritta, probabilmente perché è venuta a sapere che mia madre è una romanziera abbastanza famosa, nonostante lei usi uno pseudonimo nei suoi libri. Non ha fatto altro che illustrarci le dinamiche dell'esame di quinta, nonostante nessuno di noi avesse la minima voglia di sentirla parlare a vuoto. Il risultato è solo che ci ha depressi tutti quanti e a qualcuno è già venuta l'ansia da prestazione. Ecco perché mi trovo qui fuori in cortile da sola, sotto un accecante sole a fumarmi una sigaretta in completa calma e cercando di riacquistare una discreta armonia interiore. Cavolo... oggi proprio con una donna pesante (in tutti i sensi possibili) come la Zacca dovevano farci iniziare?! Ha quasi fatto piangere Laura, e vabbè che lei ha la lacrima incredibilmente facile, ma parlare dell'esame come se dovessimo affrontare un esercito di zombie mi è parso un tantino eccessivo.

Quasi cado dal muretto dalla sorpresa quando la porta si apre alle mie spalle con un botto. Evidentemente non sono l'unica ad essere già stressata qui dentro e non sono l'unica che sente la mancanza di nicotina in tempi così relativamente brevi. Immagino si tratti di Maria o dell'insegnate che dovrebbe badare a noi in quest'ora venuto per riportarmi all'ovile, ma quando mi giro mi trovo invece davanti il sogno erotico di Laura, e probabilmente della maggior parte delle ragazze della scuola.

Gabriele Boriani alza appena un sopracciglio guardandomi, come se fossi l'ultima persona che si aspettasse di trovare nel rifugio dei famosi profughi di guerra (studenti disattadatti nel cambio ora)... beh, non è l'unico ad essere perplesso! Oddio, non che io non l'abbia mai considerato uno facente parte di questa cerchia, ma l'idea di restare da sola con uno con quell'espressione truce alle dieci scarse di mattina, un po' mi inquieta.

Si siede a gambe larghe, nella stessa posizione adagiata che ha in classe, appoggiandosi al muro di fronte al mio e si accende una sigaretta tirando fuori uno zippo dalla tasca. Forse è solo una mia impressione, ma mi sembra molto più riservato e schivo rispetto all'anno scorso. L'ho sempre immaginato come il classico ragazzo tutto amici e grandi feste... invece ha vagamente l'aria di un cucciolo abbandonato lungo una superstrada.

Cerco di non badarci e provo a farci amicizia... in un modo o nell'altro dovremmo strare ad un banco di distanza per altri due anni quindi tanto vale mettersi l'animo in pace e provare a stringere alleanza – ciao, Boriani! – squittisco, dandomi io stesso l'impressione della ragazzina frivola, tutta sicura di se stessa. A dire la verità non sono mai stata molto brava a parlare da sola con un ragazzo, divento impacciata e mi manca subito la sicurezza che mi dà invece avere le mie amiche accanto.

Lui volta di scatto il capo verso di me, smettendo di armeggiare con la felpa che si è appena tolto. Ha la pelle liscia e abbronza, che fa un bel risalto con la semplice maglietta bianca che indossa, sopra un paio di jeans chiari tenuti bassi in vita – ah, ciao... - fa, come se neanche si fosse accorto della mia esistenza.

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