Gabriele;
- ma che magnifica, ennesima, giornata di merda! – biascico tra me e me, quasi masticando la sigaretta e legando la bicicletta ad un albero. Credo la maggior parte degli alunni qui vicino stia cercando di evitarmi nonostante io fino a ieri sera non abbia fatto altro che cercare di togliermi un po' di depressione di dosso e cercare di autoconvincermi a non sembrare un cattivo dei cartoni animati fin dal primo giorno. Probabilmente ho ancora sbagliato metodo... perché parlare con uno specchio alle tre di notte che mi rifletteva l'immagine di un cadavere, non mi ha fatto affatto bene. Tutt'altro, considerando abbia passato il resto della notte seduto a terra a fissare il soffitto spendendo i miei migliori insulti elencando ogni singolo santo sul calendario. Mi volto e guardo l'entrata della scuola e penso che anche solo avvicinarmi a quelle porte mi costi una terribile emicrania e sociramente anche uno sfogo allergico. Senza contare che anche solo arrivare da casa mia a qui (e saranno si o no due chilometri) in bicicletta mi è costato un polmone per ogni pedalata e un collasso istantaneo alla prima (e unica) salita. Ma d'altronde che ci posso fare... il caro e vecchio carrozziere, tossico fin da quando era in fasce se volete sapere la mia, mi ha detto che ho mandato a puttane il tubo di scappa mento per cause inspiegabili. Ora io mi domando... ma mi ci impegno per crearmi solo complicazioni o con questa dote ci sono nato? E dove diavolo li trovo poi i soldi per pagarmi una marmitta nuova, visto che la vecchia ha dato forfè?!
Mi avvicino alla porta e mi tocca fare un salto da vero atleta indietro, per non trovarmela spiaccicata in faccia. Già sono pronto a scaricare in faccia all'idiota di turno il mio ottimo umore ma quello che mi trovo davanti non è che l'odioso e scontatissimo sorriso di Matteo. Ma ovvio, no? Chi poteva essere oltre a lui ad attentare alla mia vita (e alla mia fisionomia) alle otto di mattina scarse?!
- ehilà! Come te la passi amico? – fa tutto contento e non posso fare a meno di desiderare di vederlo quantomeno depresso.
Alzo le spalle con un grugnito e butto la sigaretta dietro di me quasi c'entrando un primino. Immagino stia pure per dirmi qualcosa, ma mi è sufficiente voltarmi e incrociare il suo sguardo che subito se ne sta zitto facendo dietrofront. Razione un pelo spropositata a mia opinione, non credevo di far davvero così paura. Forse dovrei davvero dare retta a mia madre e farmi vedere da un esorcista - non ho nessuna intenzione di parlare con te. Levati dall'entrata, coglione-
Matteo sbatte gli occhi come un una principessa in difficoltà e comincio già a immaginarmi qualche ragazzina nuova svenire solo a quel piccolo gesto – dai non dirmi che te la sei presa per prima? -
Credo di ringhiare - ma secondo te è normale che un amico mi lasci ad agonizzare su una salita per rincorrere con quel dannato motore che ha sotto i suoi quarti posteriori una ragazza che poi si rivela pure racchia?! -
Si gratta la guancia con noncuranza, salendo accanto a me le scale – parli tanto per uno senza fiato -
Apro la bocca per ribattere ma alla fine quello che ne esce non è che l'ennesimo sbuffo perché ta to so bene che mettermi a discutere con questo cretino equivale solo a perdere tempo. Tanto alla fine la vince sempre lui per un motivo o per l'altro.
- allora – continua tutto soddisfatto – pronto per affrontare la nuova classe? –
ah, già certo. Dimenticavo quasi di aggiungere alla lunga lista dei debiti che la sorte ha con me e non con lui, che Matteo è passato alla quinta copiando matematica da me, mentre il sottoscritto è rimasto in quarta. Perché, io mi domando. Che ho scritto in faccia? Sbattetelo pure in cella così facciamo prima a liberarci di lui?!
- ma certo. Non vedo l'ora di avere una dozzina di occhi puntanti addosso. -
- matematicamente parlando gli occhi dovrebbero essere ventiquattro, a meno che la tua non sia una classe di guerchi -

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Tendi la mano
Novela JuvenilQuante volte, da bambini, tendevamo la mano verso il cielo per cercare almeno di sfiorare quel candido azzurro e saggiare la delicatezza delle morbide nuvole... quante volte tendevamo la mano per poter tenere vicino a noi le stelle, per addormentarc...