Parte 8

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Anita;

Ogni mattina mi alzo, faccio colazione, ascolto gli sproloqui di mia sorella riguardo alla specie umana, mi lavo i denti, mi vesto e salgo in sella al motorino. Ma poiché è vecchio e completamente scassato, la maggior parte delle volte monto in macchina di papà. È lui che si prende la briga di portare me ed Elena a scuola. Ci viene anche a prendere. Probabilmente è perché non ha molto da fare. La mia è una famiglia ricca... credo lo sia sempre stata. La mamma è cresciuta nella bambagia, abituata ad avere servitù e tutti i regali del mondo. Un po' come me, forse anche più viziata. Ecco perché non si preoccupa mai di niente, è fermamente convinta che qualcun altro ci penserà anche per lei. Di certo la mamma non è una rivoluzionaria. Al contrario, papà ha lasciato il liceo al secondo anno e se l'è sempre sbrigata da solo. A diciotto anni l' hanno buttato fuori di casa, ma non ho mai saputo il motivo. Ancora adesso lui non parla con i suoi genitori. Solo una telefonata a natale, nient'altro. So che poi ha fatto vari lavoretti... il muratore o cose del genere penso... e poi ha conosciuto la mamma. Il loro è stato amore a prima vista. I nonni non erano affatto d'accordo con la loro relazione, ma se c'è una cosa che piace a mia madre, sono gli ostacoli in amore. Così è finita che si sono sposati, e che i nonni dopo qualche anno si sono arresi e hanno accettato mio padre. Ora direi che vanno abbastanza d'accordo. È difficile litigare con papà. Pino è una persona molto matura, con i piedi per terra e una solida fede nella pazienza e nel fatto che tutto si risolve, prima o poi. È difficile abbattere uno come lui, o anche solo deprimerlo. Credo che l'unica in grado di farlo sia Elena, che sicuramente quando era ancora in pancia della mamma studiava il Main Kampf.

E così, anche oggi, è una di quelle placide mattinate di fine settembre... dove ancora c'è abbastanza caldo per le maniche corte e la voglia di gelato non è sparita. Siedo accanto a mio padre, che guida paziente attraverso il solito traffico delle otto, con mia sorella, sul sedile posteriore, che cerca continuamente una scusa per fare polemica. Elena adora lamentarsi almeno quanto ama stare al centro dell'attenzione. Di certo le piace la sua voce, stando almeno a quanto ne fa uso.

- ieri una mia amichetta ha detto che il suo papà è più bello del mio! – esclama tutt'un tratto, braccia incrociate al petto e smorfia indignata.

Ridacchio per conto mio – e tu che le hai fatto? L' hai mandata al diavolo? -

Alza le spalle e gioca con i capelli – no. L' ho stesa. -

Ricordate la teoria di papà sulla pazienza? Ecco. Elena ne è completamente sprovvista. È brava a far uso della sua linguaccia lunga, ma ancora più brava a terminare qualsiasi cosa le si opponga.

Papà se la ride, continuando a smanettare con la radio – mi sembra giusto. Il tuo papà e decisamente più bello degli altri... -

- non è tanto questo... è solo che mi da fastidio che qualcuno che non sia io si vanti, tra le mie amichette. -

Alla faccia delle amichette. Io le chiamerei più dame di compagnia, o ancora pedine nelle sue grinfie. Tra parentesi... credi di esserci finita anche io. Ultimamente Elena sta cercando d'usarmi per convincere la mamma che è il caso che le si compri un coltellino svizzero. Che se ne farà mai mia sorella a neanche sei anni, proprio non ho voglia di saperlo.

- tra tre giorni siamo già in ottobre... -

guardo mio padre con la coda dell'occhio – e allora? -

- arriva l'autunno... -

- e...? -

- nulla. Si mangiano le castagne... -

- papino non è che faresti a meno di dirci simili cretinate?! Mi rovinano la crescita... - ovviamente Elena non poteva perdere l'occasione per indignarsi della sua famiglia e rimuginare per almeno un ora, per poi auto compatirsi per l'essere costretta a vivere con noi, che siamo esseri inferiori.

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