3 - And after all we're only ordinary men.

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Passarono due o tre giorni, e non vidi Luke, era un anno più grande, perciò non eravamo a nessuna lezione assieme. Il giovedì lo trovai per il corridoio prima della campanella e mi disse che mi avrebbe aspettato in mensa, e fu una sensazione davvero nuova per me, avere un amico ed essere richiesta a mensa.
- Ehi, Abby, lui è Matt. - Indicó un ragazzo seduto accanto a lui, capelli neri, non troppo corti, una giacca in pelle, una maglia dei Metallica e dei pantaloni neri strappati. Sorrise.
- Ciao, sono Matthew. - Sembrava un tipo piuttosto chiuso, apatico, e dimostrava tutto ciò dal suo sorriso, finto e triste, quasi mi ricordava il mio, di sorriso. Parlammo tutti assieme un po', i nostri gusti musicali, hobby, passioni, del più e del meno. Poi Luke cambió discorso da un momento all'altro.
- Andiamoci a fare un giro. Matt, Abigail è nuova, facciamole vedere la magia. - fece un sorriso inquietante.
La magia? Che avrà in mente ora?
- Okay, Abby, alle 21 ti passiamo a prendere, devo andare ora, ci vediamo presto Luke. - Si alzó e andó via.
Poco dopo me ne andai anche io, avevo la lezione di francese e di certo non potevo fare tardi.
La magia. Magia. Che parola strana, aliena, mi piaceva.
Per tutto il resto della giornata continuai a pensare di cosa potesse trattarsi, ma non riuscivo a venirne fuori.
Come abbigliamento optai per i miei pantaloni neri strappati, una maglia nera con una scritta in cinese 藝術, arte, e una felpa rossa bordeaux.

Alle 21 in punto suonó il campanello.
Ero un po' agitata, non avevo mai presentato amici ai miei genitori, e penso sarebbe stato un po' imbarazzante.
- Salve, lei deve essere il signor Miller, c'è Abigail? - disse Luke, con una voce piuttosto sicura, e il viso serio.
- Ciao ragazzi - disse mio padre, quasi stupito, sulla soglia della porta - certo che c'è, accomodatevi pure, ve la chiamo. - scesi le scale mentre pronunciava queste parole, e decisi di uscire subito, evitando qualche terzo grado da parte di mia madre.
- Allora, Abigail, pronta? - disse Matt con il suo solito sorriso inquietante.
- Uh, si. Ma dove stiamo andando? - chiesi, curiosa.
- È una sorpresa. - disse Luke.

Arrivammo in un prato, illuminato solo da un lampione al centro, all'orizzonte si vedeva solo prato e strada.
- Ora chiudi gli occhi, ti guido io. - disse Luke.
Camminammo per qualche metro, poi ci stendemmo sull'erba , fresca e umida sotto di noi.
- Ora apri gli occhi. - disse Matt.
Aprii gli occhi, e vidi solo stelle. Questa era la magia. Indescrivibile. Solo un cielo, ancora roseo per il tramonto, misto al nero della notte, e mille puntini brillanti. Matt accese della musica, Pink Floyd, Us And
Them, riconobbi quella canzone perché mi è sempre piaciuta molto, ma non dissi nulla, mi limitai a inspirare tutta quella magia.
- Sei la prima che portiamo qui, Abby. Sentiti speciale. - rise rumorosamente Luke, Matthew era troppo impegnato a canticchiare la canzone. Mi limitai a sorridere.
- A cosa stai pensando, Abby? - disse Matt.
- A questo. -
- Che cosa? - Chiese Luke.
- Che siamo come un cielo stellato, piccoli puntini in un grande spazio. - Dissi serrando gli occhi.
Poi Matthew se ne uscì con una frase della canzone, adatta al momento.
- And after all we're only ordinary men. -

Quella notte non chiusi occhio. Il giorno dopo, alla fine della prima ora, quella di matematica, mi stavo dirigendo verso il mio armadietto a prendere i libri per chimica, e feci una delle mie solite figure: inciampai in uno zaino, e rimasi con il naso nel pavimento. Una ragazza che frequentava quasi tutti i miei stessi corsi, mi aiutó ad alzarmi.
- Ehi, stai bene? - disse, tirandomi su per un braccio.
- Oh, si, grazie. - dissi un po' frastornata.
- Aspetta, hai una faccia familiare. Sei a qualche corso con me, vero? - disse dubbiosa.
- Credo di si, anch'io credo di conoscerti. -
- Sono Graceline, piacere di conoscerti. - Rideva.
- Abigail, piacere. - sorrisi.
Suonó la campanella, dovevo scappare in classe.
- Devo andare, ho chimica. - dissi.
- Ci vediamo a pranzo, se ti va. -
Le sorrisi e annuì. In pochi giorni a Brooklyn ero riuscita a farmi più amici di quanti io ne abbia mai avuto in 16 anni di esistenza.
Arrivó l'ora di pranzo, e dopo aver preso il mio vassoio, mi diressi dov'era sedica Grace. Era una ragazza carina, i capelli ondulati castani, gli occhi grandi e marroni, magra e alta. Un po' mi assomigliava, tranne che i miei capelli erano lisci e neri.
- Ehi. - dissi, sedendomi.
- Ab. - disse finendo il boccone.
Iniziammo a parlare del più e del meno, avevamo un carattere simile, pure lei aveva problemi a socializzare, anche se in realtà non l'avrei mai detto, e i nostri gusti musicali erano simili anche se lei stava più sul metal, io nell'indie rock.
- Se ti va nel weekend possiamo fare qualcosa assieme, tipo, potremmo andare in qualche locale e poi vieni a dormire da me. - disse.
E per me era okay, i miei sarebbero stati molto felici, e io anche: non avevo mai dormito a casa di un'amica.

Più tardi incontrai Luke e decidemmo di trovarci tutti e tre venerdì sera da Paul's, un fast food vicino alla scuola, non c'era quasi mai nessuno, si stava bene perché potevamo parlare senza essere disturbati, e con loro mi divertivo molto.

- Abby! - disse Matt.
- Ehi ehi. - dissi sorridendo.
- Devi assolutamente provare la torta di zucca qui, la moglie di Paul è la più brava pasticcera di sempre. -
Una signora con i capelli ricci e molto voluminosi sorrise da dietro il bancone, perciò pensai che si doveva trattare di lei.
Mangiammo un hamburger e poi Matt ordinó tre fette di torta.
- È deliziosa. - Dissi. Non amo i dolci, ma quella era qualcosa di unico.
- Sai Abby pure per noi è strano avere un'amica. - Disse Luke.
- In che senso? - Risposi.
- Bhe, ci dici sempre che non hai mai avuto amici; pure per noi è così, queste cose le facevamo sempre noi due, nessuno oltre a noi è stato a vedere La Magia. - disse sorridendo.
Non riuscivo a capire se stava cercando di essere carino o cercava di dirmi che ero in mezzo.
- Luke, non sei capace di parlare. - intervenne Matt - ciò che vuole dire è che siamo contenti di essere diventati un gruppo - sorrisi - e perciò consideraci i tuoi migliori amici. - ridemmo.
Migliori. Amici.

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