Brutto sogno

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Quel giorno fu così strano. L'aria che si respirava in quella casa, dove avevo passato gran parte della mia infanzia, era diversa dal solito. Me ne resi conto all'istante. E chissà se mai sarebbe tornata ad essere quella di prima.
Il piccolo salotto, dove ogni pomeriggio sedeva sulla sua amata poltrona a raccontare della sua vita intrisa di fatti e storia, ora era occupato dalla sua bara. Zie, cugini, nipoti e parenti vari erano tutti lì. Nessuno di loro riusciva a trattenersi: chi più, chi meno tutti piangevano e quel velo di tristezza era percepibile nella stanza come una leggera nebbiolina. Addirittura mio padre, che non avevo mai visto piangere, era lì in piedi a guardarla con gli occhi gonfi e a tirare in su col naso. E io?
Io non volevo cedere spazio a quella malinconia che mi stava logorando lo stomaco. Io, che ero quella della famiglia con la lacrima facile, questa volta volevo essere forte. Non volevo crederci. Lei non era veramente andata via e quella casa non sarebbe rimasta vuota. Si trattava solo di un brutto sogno, di uno scherzo di cattivo gusto a cui si sarebbe presto stancata di partecipare.
Domani verrò qui come tutti i giorni e lei sarà di nuovo su quella poltrona ad ascoltare i miei sfoghi e a ricordare i suoi tempi. Ripetevo nella mia testa fino a convincermene quasi. Ma non ci riuscii. Non riuscii a non cedere. E come si fa a non piangere durante il funerale, nel momento in cui calano la bara e l'addio più doloroso diventa sempre più reale, quando la paura di non farcela senza quella persona accanto a te, che ti ha accompagnato per tutta la vita, si concretizza, con la consapevolezza di non poterle più stringere la mano, non poterla più abbracciare, di non vederla più sorridere spensierata. Come si fa a non cedere spazio alle lacrime alla sera durante quei giorni in cui la vita ti mette alla prova con ostacoli che senza di lei sembrano insormontabili e, soprattutto, come si fa ad avere ancora fede quando Dio ti porta via la persona più importante della tua vita.
Forse avrei dovuto abbracciarla più spesso, avrei dovuto passare più tempo con lei. Se solo avessi saputo quanto tempo ci restava non avrei rimandato i momenti che avremmo potuto passare assieme. Questo è l'errore più grande che ho fatto e ora vorrei solo che fosse qui davanti a me un'ultima volta per dirle quanto mi manca e stringerla ancora tra le mie braccia mentre le confesso quanto le voglio bene.

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