«So the light spoke, at which I directed my attention to him. Then I turned my face towards my Lady, and on this side and on that was stunned, since such a smile was blazing in her eyes, I thought with mine I had reached the end, of my grace, and my Paradiso.»
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«Così quel lume: ond' io m'attesi a lui; poscia rivolsi a la mia donna il viso, e quinci e quindi stupefatto fui; ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso.»➤ Creep - Ember Island
Bellezza.
In teoria per alcuni e meno che per altri, un'esperienza assolutamente soggettiva esprimente un connubio tra un oggetto e un soggetto dotato di sensi e intelletto.
Un livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti.
Eppure, se la mente umana non la cogliesse e vedesse, sarebbe difficile ammettere che essa sia di fatto bellezza.
La luce bianca delle lampada accarezzava i tratti delicati dei lineamenti che Astrea portava sul viso, sempre troppo nascosti da ciocche di capelli perché occhi indiscreti potessero notarli.
C'erano sguardi e particolari che difficilmente avrebbe lasciato andare; c'era una sottile, quasi sofisticata, e complessa preferenza per coprirsi il viso, perché l'accarezzava dolcemente l'idea di non farlo vedere a nessuno. Una sicurezza a cui non avrebbe rinunciato facilmente.
Eppure, in quel momento, impreparata e totalmente inconsapevole su come difendersi dallo sguardo dolcemente scrutatore di Val, si lasciò studiare, espressione dopo espressione, senza neanche accorgersene.
Ci sarebbero voluti occhi poco invadenti, capaci di conquistarsi una fiducia impossibile da ottenere e il processo sarebbe stato così lento che Astrea non si sarebbe mai sognata che qualcuno avesse mai avuto anche solo la remota intenzione di provarci.
Eppure.
La vista di Val sfiorò lentamente i capelli della ragazza, corvini, a tratti mogano; attendeva una spiegazione, qualsiasi cosa che gli avrebbe fatto capire che lei stesse bene.
Joey era ancora intenta a parlare con Damian, e Dio solo sapeva di cosa. Val era rimasto incollato allo stipite della porta della camera delle ragazze, incapace talvolta di controllare la scintilla di nervosismo che la scena di pochi istanti prima gli aveva provocato.
Astrea oltrepassò il limite della sopportazione di quello sguardo. Ricompose la sua postura e riportò le spalle curve verso lo schienale della sedia, sottraendo il suo viso al fascio di luce per seppellirlo nella penombra.
Assicuratasi di ciò, liberò le guance da alcune ciocche di capelli, che appuntò appena dietro le orecchie per poter cominciare a parlare «Voleva aspettare Joey in camera, ma non avevo intenzione di farlo entrare. Tutto qui» spiegò riferendosi a Damian e a quanto successo.
Il tono della sua voce sottolineò con eccessivo rincaro quanto stesse minimizzando la cosa, come se ciò che le desse fastidio non avesse alcuna importanza, ma certe cose erano fin troppo chiare per poterle chiamare inosservate.
«Come stai, Astrea?» Val piazzò un'altra domanda. La più semplice e la più odiosa. Non aveva dimenticato quegli occhi pieni di lacrime di cui aveva cercato di prendersi cura pochi giorni fa al bar del campus. E anche se adesso apparivano nascosti, timidi, distanti, senza rossore o irritazione alcuna, li cercava con preoccupazione.
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𝐂𝐎𝐍𝐓𝐀𝐂𝐓𝐋𝐄𝐒𝐒
RomanceCi sono cose che desideri così tanto, che quando finalmente arrivano, alla fine, ti preoccupi solo di trovare un modo per farle andare via. «È perché sei delicata come una farfalla?» © hevbrun