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hai sempre messo i guanti ed io lo trovavo così carino. Perché le mani ti si congelavano con nulla, sopratutto in autunno, ed iniziavi a starnutire e a tirar sù col naso come conseguenza. Però io ridevo.

«vedremo chi riderà quando non sarò io a prendermi la febbre.»

«che intendi?» misi le mani nelle tasche dei jeans, alzando un sopracciglio.

«QUALCUNO, al mio contrario, sente così caldo che esce con le maniche corte a fine Novembre.»

«che c'è? ho caldo!» ti presi la mano facendo per stringerla, ma finendo col buttartela contro, «minchia se stai congelando.»

un acciù dopo mi guardasti con la bocca aperta «fottiti Tommy, hai le mani caldissime! Io me le meritavo le mani calde. All'inferno ci sta un girone anche per voi stronzi figli di Maria.» socchiudesti gli occhi in due fessure, corrucciando le sopracciglia in un'espressione scocciata.

«fottiti tu Mikey, tanto lo sai che all'inferno ci finiremo insieme.»

«perché sentiresti la mia mancanza se non fosse così? A romperti le palle sono il migliore dopotutto.»

«coglione, torna a guardare lo schermo così magari tua madre non ti darà più del fallimento.»

tu ridesti e basta, tornando a guardare lo schermo del computer davanti a te.
Ci trovavamo in biblioteca, fingendo di studiare anche a noi stessi, perché per quanto ci fossimo detti "no ma va, andiamo lì e studiamo tutta la nomenclatura degli acidi grassi, poi magari riusciamo anche a fare quel capitolo di storia sulla rivoluzione russa e sicuro sicuro ci portiamo avanti col power point di inglese" credevamo davvero di riuscirci. Risultato? Non facemmo un cazzo. Finimmo col giocare a solitario uno su un computer e l'altro su quello accanto, mangiando le pringles di nascosto dal bibliotecario sedicenne sfruttato dalla vita, e raccontandoci storie sui nostri stessi compagni di classe che probabilmente non avremmo più rivisto dopo quell'anno.
Ma era bello così. Era bello averti accanto.

I tuoi guantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora