erano i primi di Febbraio quando stringevi al petto i tuoi guanti grigi ed io facevo roteare il ciondolo della collana fra le mani, con la testa poggiata sulla mano. Ma tu non potevi saperlo: non mi stavi guardando, perché a prendere la tua attenzione c'era altro, c'era lei. Era la ragazza di qualche mese prima, quella dei complimenti. Le stavi parlando fuori dal bus, mentre io ti aspettavo dentro, già seduto a tenerti libero il posto.
"puoi andare a prenderci i posti? Sennò poi dobbiamo stare in piedi" mi avevi detto ed io, come al solito, ti avevo ascoltato. Probabilmente solo perché la vista di quella ragazza mi faceva gelare l'animo e venir voglia di bruciare qualsiasi film sull'amore mai creato fino a quel momento. Non è che la conoscessi e potessi crearmi un'idea di lei, ma ti stava così attaccata da- non lo so, mi innervosiva così tanto. Magari era anche una brava persona, molto più di quanto lo sarei mai potuto essere io comunque.
Poi, improvvisamente, vi salutaste. Tu ti grattavi il capo ed il viso ti si era un po' colorato di rosso, ma anche lei sembrava imbarazzata mentre si allontanava. Salisti sul bus.
«cos'è successo? che ha detto?» chiesi appena ti sedesti accanto a me.
per un attimo rimanesti in silenzio ed io alzai un sopracciglio, «è successa una cosa strana, pensava fossi gay. Dice che gli hanno riferito così e voleva scusarsi se quella volta ci ha provato davanti a te. Pensava stessimo insieme.» tu scoppiasti a ridere.
il cuore smise di battermi in petto, «oh Cristo, e tu che gli hai detto?»
«che se qualcuno pensa di poter mettere bocca sull'orientamento altrui, il novanta percento delle volte sta dicendo una cazzata per mascherare la sua di sessualità.» scrollasti le spalle.
«ah,» guardai in basso, «hai fatto bene. Anche se potevi dirle semplicemente di non essere gay, credo lo avrebbe capito.»
«sì, però mi ha dato fastidio che qualcuno potesse mettere bocca su un qualcosa di così privato, sopratutto se stiamo parlando di me che per lei sono solo uno conosciuto per strada, con cui poi non ha più interagito.»
«è vero, ma così combatti una battaglia non tua, no? tu non sei gay.»
«cosa significa?» avevi sospirato, «non si tratta di combattere guerre e battaglie, fare frontiere e caricare i cannoni. Si tratta di rispetto umano, verso chiunque. Io con una persona che si affida alle voci non ci voglio avere nulla a che fare, mi ha rovinato l'idea che avevo di lei.»
«sì, scusa,» mi vergognai così tanto da sentire il mio stesso corpo restringersi, «hai ragione.»
«e comunque in parte è anche la mia di battaglia; sono bisessuale, Tommy.»
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I tuoi guanti
Teen Fictionhai sempre messo i guanti per non toccare la mia mano, ed ora che ci penso fa male anche respirare. Perché mentre io mi mettevo a nudo, tu coprivi sempre più strati di pelle. Ed era un centimetro in più ogni qualvolta stavamo insieme; un centimetro...