non vidi i tuoi guanti quel Natale; i miei decisero di partire e portarmi con sé. Ma il giorno prima della mia partenza mi facesti una sorpresa: suonasti il mio campanello ed io scesi ad aprirti la porta.
«oi Tommy!» c'era un forte vento, ma tu con una mano tenevi fermo il cappello di lana sulla tua testa, mentre con l'altra stringevi al petto un pacchetto regalo. Portai lo sguardo proprio su quello.
«Mike-» mi scostai più a destra, in modo da spalancare la porta, «entra! Sei un idiota ad uscire con questo tempo.» ma sorridevo mentre lo dicevo.
«grazie.» dicesti appena entrato, «i tuoi?»
«casa di mia nonna, preparano tutto così può venire anche lei in auto con noi domani.»
sembrava la prima volta che vedevi la mia casa, l'atmosfera era- strana, non in negativo! Ma comunque... strana. Ti guardavi intorno, dondolando sui talloni, per poi puntare i tuoi occhi scuri su di me e sorridermi. Spostavo subito lo sguardo e, con le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta, facevo finta di tossire, cercando di smorzare l'aria. Ho perso il conto delle volte in cui sono arrossito quel giorno.
«questo è per te. Volevo dartelo a Natale ma- sì, ecco, hai capito.» mi porgesti il regalo che tanto avevi stretto a te, facendomi rimanere confuso.
«per- me?»
«no per tua madre. Ti ho detto che volevo darlo a te quindi è ovvio che è tuo, coglione.»
«il Natale ti ha reso più stronzo o cosa?» scartai subito il regalo, aggrottando subito le sopracciglia: «cos'è?» sollevai con una mano la collana, guardando il ciondolo a forma di chiave dondolare piano.
tu mi sorridesti per la milionesima volta e poi, abbassando di poco la cerniera della felpa, scopristi la stessa collana. «ora abbiamo qualcosa di uguale. Puoi dire che una parte di me fa parte di te o- insomma, come cazzo si dice.» stetti un attimo in silenzio; ero così felice da non avere parole. «so che è poco e stupido, non mi offendo se non la vuoi.» abbassasti lo sguardo; avevi frainteso il mio silenzio.
«no Mike, non hai capito nulla come al solito.» ti abbracciai di mia spontanea volontà, non sapevo cos'altro dire o fare, come farti capire che ciò che avevi fatto per me valeva più di mille mila regali. «mi hai reso felice, grazie.» ma non me lo merito.
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I tuoi guanti
Ficção Adolescentehai sempre messo i guanti per non toccare la mia mano, ed ora che ci penso fa male anche respirare. Perché mentre io mi mettevo a nudo, tu coprivi sempre più strati di pelle. Ed era un centimetro in più ogni qualvolta stavamo insieme; un centimetro...