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"non lo so più ora" durante gli inizi di Marzo le tue parole continuavano a ronzarmi nella testa. Durante l'ora di educazione fisica, mi chiamasti per andare in bagno assieme. Rimanemmo comunque poco distanti dall'aula mentre tu stringevi in una mano i guanti grigi; ero così infastidito non li portassi.

«Mike, sono giorni che non mi parli, continui ad evitarmi ed ora mi chiami per parlarmi?» non parlasti, così io mi avvicinai un po' di più: «che cazzo ti prende, dude!? Non è da te!»

«non era da te neanche andare a dire che sono gay per- non so manco che minchia di ragione!» sbottasti improvvisamente, «non me lo aspettavo da una persona di fiducia, figuriamoci da te che sei mio fratello.»

rabbrividii ed il magone mi si formò in gola. Non riuscivo a parlare, a muovermi, a fare qualsiasi cosa, neanche pensare. Perché avevi ragione, più di chiunque altro, ma io ero troppo codardo per ammetterlo. Troppo codardo per accettare d'aver sbagliato, perché nella mia testa era stato solo un meccanismo di autodifesa socialmente accettabile. Ma che significato ha quando stai tradendo l'unica persona costante nella tua vita?

«ti prego, dì qualcosa,» sospirasti «ci sto pensando da giorni al motivo. Mi dico sempre "no Michael, Tommy è Tommy, avrà avuto una ragione, non devi avercela con lui, c'è di sicuro qualcosa sotto". Ed io ci spero.»

«ma chi te l'ha detto?»

«ho incontrato quella ragazza il Sabato in cui tu eri partito, era assieme al coglione di Francesco. Non sai le battutine che mi sono dovuto sorbire, ma non è questo il problema. È una cosa successa mesi e mesi fa e tu potevi parlarmene, potevi dirmelo. Io lo vengo a sapere solo ora, invece.»

«volevo farlo, ma non ci ho pensato neanche! Le parole mi sono uscite di bocca da sole.» è una scusa, sono tutte scuse.

«ecco, vedi?» mi indicasti «io, per te, mi butterei anche in mezzo al fuoco. Tu, per me, non ti bruceresti neanche con l'accendino.»

«non dire così!» esplosi, «sai che non è così quindi non dirlo, ti prego.» ed invece avevi ragione, ma faceva male sentirselo dire, sopratutto da te. Una verità così scomoda non la volevo accettare, ma se solo lo avessi fatto, forse, le cose sarebbero andate diversamente. Però era ed è così difficile.

«ma è così, Tom! È così. Ti ho perdonato sempre tutto perché ho sempre creduto che anche tu lo avresti fatto, che qualsiasi cosa fosse successa mi avresti protetto. E so che è sbagliato aspettarsi qualcosa in cambio, perché se fai una cosa buona la fai e basta. Ma in amicizia dovremmo essere in due ad aiutarci ed io sono stanco. Sono arrivato a quel punto di rottura e non ritorno.»

non dissi più nulla: il cuore mi si stringeva in petto mentre tu, lentamente, tornavi in classe.
Forse è stato in quel momento che anch'io ho oltrepassato il punto di rottura: il carico del mio stesso sabotaggio era ora diventato enorme; tutto era diventato troppo pesante, così tanto da chiedere aiuto all'autodistruzione.

E mentre tutto si rompeva, io iniziai a piangere.

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