metà Dicembre e tu stavi congelando; avevi perso i tuoi guanti.
Eravamo seduti sugli spalti del campo da calcio della scuola, a guardare quella che doveva essere la partita dell'anno, ma che sembrava andar peggiorando di minuto in minuto. Tutto sommato però ci intrattenevano.«tra un po' andiamo in vacanza, ci pensi che bello?»
«sì, non fare un cazzo tutto il giorno dev'essere bello per te che sei campione olimpionico.»
mi desti una leggera gomitata sulla spalla sinistra ed io barcollai di poco verso destra, «vaffanculo Tommy! dico davvero.»
ricambiai il gesto, non facendoti smuovere come al solito, «anche io dico davvero. Mi rompe non fare nulla tutto il giorno. I primi giorni sì, sono belli, ma poi finisco le cose da fare, ogni giorno diventa uguale a quello precedente, ogni minuto dura un'eternità.»
«possiamo fare qualcosa insieme, così ogni giorno non è uguale.» mi sorridesti ed io ti guardai; ero colpito.
Abbassai lo sguardo, cercando di non sorridere «sì, cioè, come vuoi tu.» ma ne ero felice.
«Oi, Michael!» la voce del tizio dell'altra volta, Francesco, richiamò la tua attenzione.
ed io tremai.
era seduto qualche posto dietro i nostri, assieme a due dei suoi amici ed una ragazza.
«sei venuto perché c'è il tuo ragazzo che gioca? O il pensiero degli spogliatoi ti ha invogliato?» scoppiò a ridere con gli altri; si sentiva intelligente, superiore ad aver detto quella che doveva essere una battuta.
ma tu non reagisti. Ed in qualche modo ciò mi fece arrabbiare; come riesce a mantenere la pazienza? Perché anche lui non crolla? Perché non crolli?!
«ignorali, smetteranno prima o poi.» mi sussurrasti con un sorriso, tornando a guardare la partita come se niente fosse.
«ma non ti danno fastidio?» io ero così confuso.
«nah, sono solo dei coglioni.»
«neanche un po'? Tipo che ora ti alzi e li pesti.»
scoppiasti a ridere, «e che risolverei? Io sto bene qui, loro possono succhiarmi il cazzo per quanto mi riguarda.»
in quel frangente ti ammirai, ammirai la tua forza nel fottertene, perché l'avrei tanto voluta avere io. E allo stesso tempo ero incazzato, perché non sembravi essere umano, non sembravi avere difetti. Continuavo a mettermi a tuo confronto, costantemente, ripetendomi "anche lui sbaglia, anche lui ha dei difetti", ma ogni volta sembravi farmi rendere conto del contrario.
Avrei voluto non fossi così forte e non ne capivo il motivo, pensavo soltanto d'essere un egoista del cazzo. Ma ora capisco che, forse, i rimorsi avevano iniziato già a mangiarmi le viscere ed io volevo che tu potessi provarmi che, quel male che ti avevo fatto, te lo meritassi.
Ma non era così. Non te lo meritavi.

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I tuoi guanti
Novela Juvenilhai sempre messo i guanti per non toccare la mia mano, ed ora che ci penso fa male anche respirare. Perché mentre io mi mettevo a nudo, tu coprivi sempre più strati di pelle. Ed era un centimetro in più ogni qualvolta stavamo insieme; un centimetro...