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ventidue Dicembre, era pomeriggio e tu avevi un nuovo paio di guanti. Erano grigi, sempre senza dita e te li avevo regalati io.

«Tommy, ti amo, sul serio.» avevi sorriso così tanto da farmi sussultare il cuore.

«figurati,» ero arrossito, cercavo così tanto di evitare il tuo sguardo perché sapevo che i soli tuoi occhi mi avrebbero potuto far sorridere in eterno. «non è letteralmente nulla, so che ti servivano ed ho pensato fossero simili a quelli di prima, quindi...»

«posso abbracciarti, sì?» come al solito, mi chiedesti se era okay ed io annuii col capo. Mi trovai nelle tue braccia in meno di cinque secondi, stretto al tuo petto con il cuore in gola.

«e se-» presi coraggio «restassimo così per sempre?»

tremai, non credevo alle mie stesse parole; PERCHÉ CAZZO L'HO DETTO? Oh Dio, ora- ora mi prenderà per pazzo, non saremo più amici, non vorrà più avvicinarsi a me, capirà che sono strano, che ho problemi, ora sparirà dalla mia vita, non mi vorrà più bene, ora- ora—

«va bene. Restiamo così per sempre.» sussurrasti. Mi stringesti un po' più forte. «è bello abbracciarti, quando me lo permetti insomma.»

sorrisi e basta.

«Tom, forse-»

«un altro po' e basta,» ti strinsi io questa volta, «un altro po' e basta.»

Non parlammo mai di ciò che successe quel giorno allo stadio, non ne parlammo mai per quanto tu ci avessi provato. Perché io ero troppo bravo a schivare il discorso, o forse tu semplicemente ti arrendevi al mio silenzio. Ripensandoci ora, avremmo dovuto parlarne, magari le cose non sarebbero andate così. Magari avrei potuto stringerti ancora e sentirmi il cuore in gola.

I tuoi guantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora