I tuoi guanti erano zuppi di pioggia durante la fine di Febbraio. Ti erano caduti in una pozzanghera poco prima che arrivassimo alla fermata del bus, e tu avevi bestemmiato.
«possibile che capitino tutte a me? Ma Cristo! Manco avessi fatto chissà che macumba.» avevi sbuffato e raccolto i guanti grigi.
Sembrava una delle tue solite lamentele, quelle che finivano con la tua risata smonca di sottofondo ed il mio 'sei un deficiente' sussurrato in risposta.
Ma quella volta non fu così. Eri arrabbiato, lo si notava dal tuo sguardo, le tue movenze, o dal solo fatto che non proferivi parola se non necessaria. Forse era successo qualcosa durante il weekend, qualcosa che io, essendo stato via, non conoscevo.«Mike, stai bene?» avevo chiesto. Non sapevo cos'altro dire, lo notavo quando non eri in te, lo notavo e sapevo che avrei dovuto fare qualcosa.
«benissimo.»
«ne sei sicuro?»
«sì.» non mi guardasti nemmeno.
«okay.» sussurrai prima che arrivasse il bus.
Tu salisti velocemente al suo interno, non voltandoti neanche per chiedermi di salire come eri solito fare. Io salii comunque, sedendomi accanto a te. Ma il disagio riuscivo a toccarlo; avessi avuto un coltello, probabilmente sarei riuscito a tagliare la tensione che galleggiava nell'aria. Ed ero così triste, perché non sapevo cosa fare o dire. Ero inutile, ti ero inutile. Meritavi di meglio, forse lo avevi finalmente capito.
«Mikey, parlami, ti prego. Da quando sono tornato sembri solo più distante. Se ho fatto qualcosa di male dimmelo, prometto di non farlo più.» ero disperato. Per quanto sembrassi continuamente uno stronzo menefreghista, quando ferivo qualcuno alla quale tenevo mi sentivo- sporco dentro, come se solo ingoiare della candeggina avrebbe potuto pulire tutto, risolvere qualsiasi problema.
E con te era peggio perché io, a te, ci tenevo troppo.
Io, a te, ci tenevo più di me stesso. E lo sai cosa significa questo, lo sai, perché mi sono sempre messo al primo posto sopra tutto e tutti. Ma forse tu eri così in alto che non riuscivo a vederti, a farti cadere e a prendere il tuo posto sul piedistallo. Ed hey Mike, sei ancora così in alto.«più distante. Dimmi quando lo sono stato.» continuavi a guardare il finestrino del bus, come se volessi farti calmare dalla vista del paesaggio. Non funzionò, comunque.
«non intendevo quello-»
«Tom, sei sempre stato tu quello distante. Ti ho sempre voluto bene e te l'ho sempre dimostrato.»
«voluto? ora non più?»
«non lo so.» e finalmente ti voltasti, «non lo so più ora.»
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I tuoi guanti
Teen Fictionhai sempre messo i guanti per non toccare la mia mano, ed ora che ci penso fa male anche respirare. Perché mentre io mi mettevo a nudo, tu coprivi sempre più strati di pelle. Ed era un centimetro in più ogni qualvolta stavamo insieme; un centimetro...