Coffee lips

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Le strade di Seul vennero pervase da una lunga pennellata semitrasparente di goccioline di pioggia, le quali ridisegnarono la maggior parte dei percorsi degli automobilisti, intenti a cominciare la giornata; nemmeno le piante furono escluse da quello schizzo artistico, dato che alcuni fiori si rinchiusero in sé stessi, non essendo accarezzati dai raggi del sole e abbandonati alle illusorie braccia della notte, nonostante quest'ultima avesse fatto le valigie da tempo. Tuttavia, benché per questi non fosse un'atmosfera piacevole, per qualcun altro invece, lo era. Un certo giovane dai capelli decorati da lunghi boccoli, infatti, si inebriava dell'odore, che accompagnava quel continuo scorrere dell'acqua piovana, cullando i suoi nervi, come una specie di ninna nanna, facendolo rilassare tra la beatitudine appartenente alle lenzuola, sopra cui era disteso. Era strano per un tipo menefreghista e alla moda come lui, avere una sorta di godimento, per qualcosa, che avrebbe potuto ipoteticamente rovinare l'aspetto di un suo vestito firmato o che poteva rendere le ciocche della sua scura chioma umidicce ed ingestibili, se combinate al caldo, eppure era così. Non fu un caso, se la sveglia suonò e nonostante l'ego rumoroso, insopportabile e incessante, quest'ultimo non avesse alterato l'umore del giovane in questione, però il merito non era solo dell'effetto meteorologico, ma anche del modo in cui sarebbe iniziata la mattinata del corvino: il ragazzo aveva invero, dato un'occhiata agli orari del ristorante, da cui aveva ordinato la serata precedente, per presentarsi e verificare i sospetti avuti, per quanto riguardava il misterioso ammiratore. Volendo sfoggiare il miglior look possibile, aveva impostato il cellulare di proposito, per prendersi tutto il tempo di cui aveva bisogno, per la preparazione. Odiava avere fretta. Che si trattasse di dare uno spettacolo o meno, per lui l'apparenza era fondamentale, soprattutto se c'erano di mezzo gli uomini. Adorava lasciare tutti a bocca aperta, essere desiderato, essere guardato da chi sapeva di non poterlo avere.

Completamente destato, dopo una bella stiracchiata, sollevò le coperte dal proprio corpo, liberandosene e camminò a piedi nudi verso la stanza contenente tutti gli accessori, di cui era in possesso, trucchi compresi.

Prese posto di fronte allo specchio e studiò tutto con precisione, dai brillantini da aggiungere, fino alle vere e proprie sfumature del make-up. Niente era stato utilizzato per puro caso o per la semplice voglia di provare e per questo motivo si era sentito come uno scrittore, intento ad usare le giuste parole per un racconto o qualsiasi libro. Avrebbe dovuto ricevere un premio Nobel, per l'impegno, che ci aveva messo.

Munito dei suoi doppi cinturini in pelle intorno alla vita e al collo, seguiti dal maglioncino dalle maniche oversize, si avviò verso il ristorante, deciso a fare colazione lì, dato che erano anche muniti di un bar, conosciuto in tutta la città, per i dolci. In questa maniera avrebbe avuto più probabilità, di scorgere il ragazzo o almeno qualche sua informazione.

Ovviamente per andarci, aveva chiamato un taxi, non avendo voglia di prendere inutili bus, che lo avrebbero fatto solo sudare e reso irascibile al benché minimo tocco o fastidio, essendo fresco e pulito come una rosa. L'auto lo fece scendere proprio dinnanzi alle vetrine del locale. Il corvino pensò che fosse dannatamente perfetta quella coincidenza, avvenuta in assenza di traffico, poiché avrebbe ammaliato parecchi comuni mortali, già dall'esterno del posto ed in effetti fu quello che accadde, non appena varcò la soglia del ristorante. Tutti gli occhi si posarono su di lui, vagando sulla sua figura, come se fosse un Dio sceso in terra o una specie di creatura mistica, che emanava dei vibes chic. Il ragazzo dalla chioma corvina sorrise ai presenti, come se sapesse benissimo quello che passava nella loro mente, ne aveva viste di espressioni nell'ambiente in cui lavorava.

-Buongiorno. - disse, Wooyoung, presentandosi davanti al bancone del bar, togliendosi gli occhiali da sole, che aveva posato sul proprio viso, per evitare che le lenti a contatto chiare gli dessero fastidio. Durante il saluto, il diciannovenne si sporse con il corpo quanto più gli era possibile.

Versace on the floorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora