Things I'll never say

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Il potere delle parole era incommensurabile. Una composizione di sillabe poteva risollevarti la giornata, così com'era in grado di distruggertela; poteva ispirare gente, farti sognare, cadere, soccombere nella disperazione, implorare la morte o pregarla di far visita ad altri. Questa importante fonte di supremazia accomunò due persone, che almeno apparentemente, non avevano nessun filo a legarle insieme. La prima, a causa di quel groviglio di unità fonetiche, rimase stupefatta dalla scoperta che gli aveva comunicato un suo ex compagno di scuola e conoscitore del mestiere di questa. A quanto gli era stato riferito, le telecamere analizzate non erano sul mercato; nessuno poteva accedervi, poiché era un prodotto esclusivo di un'azienda che comandava mezza Corea del Sud, ossia il colosso capitanato dai Choi. Non un sussurro accompagnò la novità appresa. Dopotutto, ogni parola aveva il suo peso.

La seconda fu rovinosamente graziata da una sorta di futura sentenza, sebbene fosse ancora cambiabile, in cui si ipotizzava la fine di un rapporto molto importante per lei. Nemmeno quest'ultima, come la sua gemella, ebbe qualcosa da controbattere e le reazioni fisiche non furono minimamente all'altezza delle aspettative, anzi furono ridicole. Il pallore, il tremito, la percezione del sangue fermo in alcuni punti del viso, nonostante sapesse bene che il cuore stesse pompando all'impazzata per colpa di un traditore e che la sostanza vermiglia scorresse senza freno. Ciò che non gli fece scoppiare le vene irrimediabilmente nel caos fu il fatto che anche il suo amico, non che capo, si trovava nella sua stessa posizione. Apparentemente, non trapelavano segnali emotivi sul suo volto, dimostrando ad occhi esterni che quella semi verità venuta a galla non lo aveva affatto scalfito a differenza sua, ma appunto quel concetto valeva solo per gli estranei, per chi non conosceva Choi San, al contrario del ragazzo dalla chioma verde-acqua che invece, era in grado di riconoscerne ogni minimo dettaglio facciale, soprattutto se susseguito da un ingombrante silenzio ed era proprio quello che aveva invaso l'ufficio, quando Yunho seppe di Mingi e Wooyoung. Non si era mai sentito così umanamente vicino al giovane dai capelli corvini. Era un tipo abbastanza freddo e insensibile a tutto quello che riguardava il mondo, in particolar modo le emozioni ed ora eccolo lì, a camuffare il suo fastidio e la sua gelosia; solo che al contrario del più alto, il più basso aveva giocato un'interessante partita, nel frattempo che il ragazzo dalla chioma pastello incassava la maggior parte dei colpi. Probabilmente, poiché sperava che Mingi cambiasse idea o che minimo ci ripensasse, invece non aveva fatto altro che assecondare il compito iniziale di San, andandoci perfino oltre. Era arrivato il momento di contrattaccare e smetterla di farsi mettere i piedi in testa. Quei discorsi sull'essere maturi e non abbassarsi al medesimo livello erano un mucchio di stronzate; preferiva il detto "occhio per occhio, dente per dente", perché era più diretto. Per questo aveva sfruttato la rabbia nascosta del suo capo, chiedendogli di usare nuovamente le foto photoshoppate del modello postato sul suo account.

Se il traditore aveva scelto di crogiolarsi tra le gambe dello spogliarellista privatamente, il giovane dalla chioma verde-acqua aveva optato per un attirare l'attenzione in grande stile e pubblicamente, aggiungendo capi griffati negli scatti, come Dior e Louis Vuitton; questo perché Mingi gli aveva confessato di amare vederlo indossare vestiti del genere ed era un ulteriore pugno morale in faccia. In aggiunta alle differenze, se il ragazzo dalle treccine era andato per ordine, concedendosi del flirt soft, per poi finire su un insistente sfondo sessuale, Yunho si precipitò direttamente nel secondo contesto, esplodendo come solo uno del segno dell'Ariete sapeva fare. Era o non era comandato dal dio della guerra nel cielo astrale? E come suo fedele guerriero, sfoderò le sue armi migliori, puntando la propria spada contro la gola del nemico più e più volte, godendo della paura, del terrore e della gelosia che traspariva sulle belle fattezze del giovane. Si sforzò di non vigilare ogni movimento del ragazzo con le treccine, seppur ne avesse la possibilità grazie a San. Non doveva offrirgli un ennesimo controllo su sé stesso, gli aveva dato fin troppa importanza; toccava a Mingi farlo ed inseguirlo. Il giovane dai capelli color zucchero filato non era uno sprovveduto, un ingenuo ed era cosciente dell'aura che emanava così come del proprio aspetto; perciò, sebbene non avesse un resoconto delle conseguenze delle sue azioni su Mingi, attese rigorosamente una chiamata, un messaggio, una visita da parte di quest'ultimo o, meglio ancora, una combinazione di tutte le precedenti. Sfortunatamente non ricevette nessuna di loro e da un lato ne fu deluso, perché aveva mentalmente visualizzato la risposta pratica del suo amico, dall'altro non ne rimase così sorpreso, poiché il coetaneo tendeva a rinchiudere le brutte sensazioni dentro di sé. Ciò non migliorava però, l'umore altalenante di Yunho che aveva ad ogni modo fantasticato sulla sua vendetta. L'esagerato carico di lavoro non aiutava i suoi nervi già messi a dura prova e per questo optò per una solitaria serata in una rinomata discoteca di Seul.

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