Blinding lights

76 10 7
                                    

Un sogno infinito accarezzò i nervi del padrone di casa, spegnendo ogni più piccola fiamma che si era precedentemente auto-creata ed accesa, massaggiandone inoltre la superficie lesa. La figura dai boccoli corvini in questione giaceva in una culla, dondolata da un paio di braccia invisibili, le quali erano senza un volto a cui appartenere e adornate da un lungo velo nero sottile, che fungeva da manica, scuro come solo il cielo nelle sue ore più cupe sapeva essere. L'incantesimo era talmente potente che doveva trattarsi di un'entità entrata precedentemente nelle grazie di Morfeo, per avere un simile effetto su Wooyoung che non riposava così bene e senza interruzioni da intere settimane, seppur non avesse veramente sperimentato falle di sonno.

Rinvigorito, lo stripper si svegliò con il sorriso sulle labbra, seguito da una bella stiracchiata della propria schiena nel suo letto matrimoniale a tre piazze. Un felino avrebbe provato solo invidia al confronto. Il giovane scivolò sulle lenzuola, godendosi la sensazione del tessuto setoso contro le gambe nude. Quei vantaggi da benestante avuti grazie al suo lavoro gli ricordavano che amava la sua vita, compresi i piccoli dettagli che ne facevano parte, come le ciabatte dotate di pelo nero che stava indossando in quel momento o le persiane che si aprivano con un singolo battere delle mani, senza lo zampino della manualità dell'uomo e che all'ambiente donavano luce oppure oscurità a seconda della fase della giornata.

Posteriormente a un vero e proprio trattamento SPA come quello, ci si alzava di buonumore persino dopo aver superato un mare in tempesta; generalmente nessuno avrebbe potuto esserne immune, ma con quello che risaliva nel cervello a mano a mano che il diciannovenne si connetteva con il mondo esterno, lo stripper ne aveva di motivi in più per essere al settimo cielo. Così avviò il suo rituale mattutino con la macchinetta del caffè, accompagnato dalla sua adorata vestaglia di seta. Quale risveglio migliore per uno come lui, se non in compagnia di una tazza fumante di caffeina, mentre ripensava alla dolce scoperta fatta ieri riguardante il suo fanboy. Quel profilo pressoché vuoto, mancante di un'identità, cominciava a prendere forma. Affamato di conoscere la verità, aveva invero raccolto le briciole sparse dalle dita di chi aveva sperperato quelle gocce preziose di miele dall'alveare di informazioni. Cosicché aveva intuito che i suoi sospetti, inclusi precedenti, fossero fondati e che potesse ufficialmente dire che dietro Mingi si nascondesse il suo fan. Se solo fosse riuscito a scavare più a fondo, avrebbe avuto l'identikit definitivo e conseguentemente l'uomo in questione in carne ed ossa. Spesso, Wooyoung fantasticava sul suo aspetto fisico o, meglio, su quello che non era riuscito ad intravedere agli altri incontri. Quale metodo più accattivante di raggiungere questo obiettivo se non quello della gelosia? Quella interminabile e fastidiosa sensazione che non risparmiava anima viva nel suo radar; non importava quanto ci si tenesse o meno a qualcuno, tutti erano sue vittime, perché chiunque possedeva qualcheduno nella sua mente, pur non dimostrandolo e il fanboy era un essere umano dopotutto, aveva perfino lui dei limiti. Sfruttando questa debolezza terrena, Wooyoung ideò il suo piano tra un giro completo del cucchiaino immerso nello zucchero ed un altro: avrebbe indotto l'uomo misterioso ad auto-stanarsi e a rivelare la propria persona attraverso il suo stesso sottoposto, Mingi.

-Se il buongiorno si vede dal mattino, tanto vale iniziare subito. - si disse, bevendo le stille di caffè restanti.

Aprì la vestaglia quanto poteva e si scattò un selfie da mandare al suo nuovo contatto, avendone fregato il numero di cellulare. Instagram era un social troppo indiretto per usarlo con lo spilungone e non sarebbe apparso intimo.

Wooyoung, al contrario di quello che un mentecatto poteva supporre, amava mantenere una certa classe, seppur fosse uno spogliarellista e raramente, se non mai, mostrava volgarmente il corpo come se fosse merce in vendita, però era proprio un andare contro le abitudini che serviva alla causa. Doveva metter sotto la lente di ingrandimento lati al mondo nascosti, se voleva destare invidia nel suo famoso follower, altrimenti sarebbe rimasto nell'ombra della sua comfort zone. Perciò fu in richiamo di ciò che avrebbe guadagnato successivamente, che vendette la sua solita indole al diavolo, abbassandosi le mutande fino a far toccare a queste il pavimento freddo che si scioglieva sotto il tocco del tessuto in fiamme. Avrebbe incontrato il suo fan a tutti i costi, non importava quanto ci avrebbe messo. In fin dei conti, il fine giustificava i mezzi.

Versace on the floorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora