Domino

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L'elettricità scorreva nell'enorme impianto collegato alla serie di telecamere, che si ramificavano nel buio, attraverso il metallo, sino a creare una sorta di illuminazione, nonostante non ce ne fosse una vera e propria. La stanza, infatti, era sopraffatta dall'oscurità e dal silenzio, il quale veniva interrotto solo dai filmati riprodotti. Tale aspetto riservato dava alla camera un tocco di inquietudine, mischiato al mistero: era un luogo non accessibile a nessuno, nemmeno ai parenti del proprietario, sempre chiuso a chiave e che non attirava le occhiate curiose dei visitatori dell'abitazione, dato che la porta era camuffata dal colore della parete.

Gli schermi riflettenti lo stesso soggetto, in tutte le inquadrature, facevano da abat-jour e il tenue chiarore veniva assorbito dalle iridi scrutatrici, che non abbandonavano la figura movente ripresa; l'uomo non aveva mai lasciato la postazione, cambiando solo direzione della traiettoria dello sguardo, che studiava i differenti frangenti. L'incastonare quel congiunto di micro-videocamere nel choker era costato una fortuna, ma aveva dato i suoi buoni frutti, rivelandosi comodo e discreto, nonostante gli oggetti pieni di valore in bella vista.

San, lo spettatore eccezionale e conseguentemente il singolo, partecipò passivamente alla performance dello stripper, tra una sigaretta e l'altra, non toccando cibo, per non perdere nemmeno un momento della diretta. I movimenti dello spogliarellista erano sinuosi, eccellenti, fluidi, eleganti, senza un benché minimo intoppo, tanto che sebbene San stesse ammirando tutto con la prospettiva dello stesso diciannovenne e non con quella da cliente di Mingi, nessun capogiro venne a fare capolino dal ragazzo, durante le giravolte in aria, con il nastro; era stato come fare un giro turistico del club, quasi un apprendimento online; l'unica pecca, almeno per il suo cinquanta percento, era stata dover guardare e appuntare mentalmente il modo in cui il suo momentaneo collaboratore reagiva all'esibizione. Il padre del proprietario della casa, gli aveva sempre insegnato che qualsiasi cosa, qualsiasi dettaglio, poteva sempre tornare utile, per i propri tornaconto. Le emozioni rendevano frequentemente gli umani vittime delle prime citate e c'era chi n'era a conoscenza e sfruttava le conseguenze e chi invece, non ci faceva affatto caso. San faceva parte del primo gruppo di persone; era un calcolatore nato, dominato dalla voglia di possedere lo stripper e non solo fisicamente, certo, però con la furbizia di una volpe. Non era un caso se l'azienda ereditata dal signor Choi, veniva ritenuta come una delle più promettenti e importanti del mercato, soprattutto da quando era passata nelle mani del figlio.

Il giovane dalla chioma blu era palesemente il contrario del capo di Yunho, il suo amico, infatti, senza rifletterci e ironizzando sul gioco imposto dal corvino, aveva accettato il compito. Forse, spinto, in parte, dall'amicizia, che lo legava al suo dipendente, presentandosi al nightclub, in una collocazione da seduto inizialmente rilassata, quasi disinteressata, curiosa, si, ma non eccessivamente per un individuo, che stava per ricevere una performance, da uno dei ballerini più conosciuti dell'ambiente. Ciò non sorprese lo scrutatore delle videocamere, poiché aveva ben presente il fatto, che il ragazzo non avesse mai visitato quel mondo e che ne fosse ignaro, ma nonostante questo suo lato, San vide che nemmeno Mingi era rimasto immune alla magia delle movenze di Wooyoung e come avrebbe potuto? Ne aveva goduto, approfittando dei vantaggi del ruolo, che gli era stato affidato. Il giovane padrone dell'edificio ammise di aver provato una sorta di invidia, nei confronti del suo inviato, soprattutto quando l'inquadratura si soffermò a mezz'aria, proprio sul più alto, per più del tempo necessario; questo stava a significare che lo spogliarellista aveva assunto una postura particolarmente esposta, però il ragazzo dai tratti felini fece di no con la testa verso sé stesso e ricordò alla sua mente che non doveva assolutamente percepire una tale sensazione, perché lui aveva avuto molto più che tre minuti di ballo, pagati profumatamente; San aveva ricevuto invero, una pregustazione di quello che sarebbe stata la serata, con l'aiuto dell'inconsapevole stripper che aveva precedentemente aperto la scatola, che gli era stata regalata e aveva pescato immediatamente i doni, portandoseli dietro. È lì, che lo spettacolo iniziò, esclusivamente per il figlio del CEO: un modello, privo dei propri vestiti, in piena mostra, pronto per essere scolpito o disegnato dagli studenti di qualche accademia delle belle arti, solo che al posto degli scolari, c'era stato il corvino, il quale memorizzò ogni dettaglio del ragazzo, appena uscito dalla doccia, bramando di toccarlo, sfiorarlo o fargli indossare i capi più costosi, perché la sua figura ne avrebbe solo aumentato il valore.

Versace on the floorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora