(CAPITOLO 25)> Il Messaggio.

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Cesare, ritornò munito di uno specchio per decifrare il messaggio, ma io mi ero addormentata in mezzo a tutte le scartoffie che occupavano gran parte dello scrittoio.

- <<Oh Raven!>>, esclamò Cesare con una piccola nota di tenerezza.

Mi prese tra le sue braccia e mi portò sul letto, dove mi rimboccò le coperte. Al mattino seguente, mi svegliai e lo vidi ancora lì su quel dannato scrittoio e poi dissi con la voce ancora assonnata:

- <<Non hai chiuso occhio!?>>.

- <<No!>>, rispose guardando quella strana lettera in codice.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai a lui, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle, gli diedi un bacio sulle labbra e continuai dicendo:

- <<Vai a dormire!>>.

- <<No!, dobbiamo avvisare tutte le famiglie romane!>>, esclamò Cesare alzandosi dalla sedia di scatto.

- <<Le famiglie romane?>>, domandai confusa.

- <<Sì!, tutti loro hanno un'Alpha in famiglia, abbiamo bisogno di un branco, perché la guerra è alle porte di Roma!>>, rispose Cesare dandomi un bacio sulla fronte.

- <<Vuoi richiedere un'alleanza con i vari branchi di Roma?>>, aggiunsi incrociando le braccia al petto.

- <<Sì!>>, affermò.

- <<Non te lo permetterò!. Devi imparare prima a mutare forma il più presto possibile, se vuoi salva la vita!>>, risposi con disapprovazione.

- <<Ma come posso fare?, tu puoi insegnarmi?>>, esclamò disperato.

- <<Ma certo!>>, continuai scostando da davanti al suo viso le mani che lo coprivano.

- <<Mostrami!>>, chiese sicuro di sé.

E così finii per trasformarmi, Cesare cadde atterra per lo spavento, mi avvicinai e lui mi accarezzò la testa con affetto. Passarono i giorni, ed io cercavo di insegnare a Cesare come mutare forma. Una mattina, ci recammo nel bosco, alla larga da occhi indiscreti e non appena giungemmo sul posto, saltammo giù dai cavalli e ci trasformammo, ma qualche minuto dopo ci imbattemmo nei cacciatori. Iniziarono a darci la caccia con i loro cani, corremmo più veloce che potevamo, una pioggia di frecce cadevano sulle nostre teste, Cesare venne ferito da una di esse, ma non potevamo fermarci e dovevamo continuare a correre. Non appena riprendemmo le nostre sembianze umane, i cacciatori di selvaggina ci catturarono e ci portarono dal loro padrone, il re di Napoli; Federico D'Aragona. Un'uomo terrificante, che provava un certo interesse per il sovrannaturale e ciò poteva riportare un grave scandalo a Roma, il famosissimo Cesare Borgia, un Lupo Mannaro. Il suo sogno era quello di vedere quest'ultimo morto e il rogo era una alternativa che elettrizzava parecchio il sovrano di Napoli, per lui era una morte quasi perfetta, per le creature come noi. Le guardie, ci portarono nel sotterraneo del castello, dove venivano eseguiti dei trattamenti selvaggi per i prigionieri; torture di qualsiasi tipo. Ci divisero, continuavamo a dimenarci contro le guardie, gridando il nome dell'una e dell'altro, le lacrime bagnarono il mio viso, lacrime che non cessarono per tutta la notte. Per giorni, non ebbi notizie di Cesare, fin quando una mattina, non lo vidi di sfuggita passare davanti alla mia cella, col viso mutilato dai pugni spietati delle guardie. Vedendo tale scena scoppiai a piangere e mi alzai in piedi, poi dissi:

- <<Cosa ti hanno fatto!?>>.

Non riusciva a parlare dal dolore lancinante che stava provando in quell'attimo di tanta disperazione e sofferenza. Dopodiché Federico si precipitò nel sotterraneo, per verificare la sua "vendetta" contro i Borgia, pregai quest'ultimo di lasciare andare il giovane e di prendere solo me, ma Cesare si oppose a tale scambio. Federico, si avvicinò alla mia cella e disse in modo perfido:

Il Segreto Di RavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora