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Probabilmente la me di dieci anni fa mi starà prendendo per matta, per troppo sentimentale oppure troppo debole, ho sempre mantenuto una mentalità rigidamente materialista, sempre fissata su un punto fermo, ma adesso che mi ritrovo a portata di mano tutto quello che negli ultimi dieci o quindici anni ho bramato mi sono resa amaramente conto che non mi basta. Mia madre me lo diceva sempre che il denaro non mi avrebbe mai portato da nessuna parte, ma non ascoltai mai i suoi, se si può dire, saggi e profondi consigli, ho sempre pensato che la debole fosse lei, che alla tenera età di vent'anni aveva abbandonato la sua terra per inseguire un sogno d'amore che l'ha portata ad un infelice matrimonio con mio padre. Chissà se si pente di essere scappata, chissà se le manca Roma. Io avevo giurato a me stessa che non avrei seguito la tristi e austere orme della mia vecchia. Avevo diciott'anni, si poteva anche dire che ero una viziosa ragazzina che voleva attirare l'attenzione della gente fingendosi trasgressiva oppure alternativa, ma di certo si può dire che fui coraggiosa, chiusi la porta di casa con le valigie ai piedi e andai a vivere da sola.

Feci questa monotona vita per i primi tre mesi di università, quando un giorno per puro caso, incontrai Marceline Atwood. Una giovane studentessa di economia aziendale, che sembrava uscita da un romanzo di Jane Austen, sicuramente bellissima, ma altrettanto intelligente. Amante della moda in ogni sua sfaccettatura e un inguaribile romantica, fu proprio lei a rimproverarmi quando le dissi che era scappata da una relazione sana con un ragazzo che avevo incontrato al liceo. Ma se Marceline aveva fatto di tutto per farmi tornare con il famigerato liceale, Thomas Newton aveva sempre lottato affinchè io provassi ogni singolo piacere che questo enorme gioco chiamato vita aveva da offrirmi, io non me lo feci ripetere due volte, presi la mia vita come un complicato cubo di rubik iniziai a girare gli aventi a modo mio. Nonostante molte persone, probabilmente anche voi lo starete pensando, etichettavano questa mia repentina svolta come una scelta egoista e auto-distruttiva io continuai così per anni.

Sicuramente c'erano delle volte in cui mi prendevo una lunga pausa, meditavo su quello che stavo costruendo e ancora non ne ero del tutto soddisfatta, un po' come i vampiri di Twilight che si dissetavano di solo sangue animale, sicuramente riuscivano a mantenersi in forze ma non erano mai veramente soddisfatti, io facevo lo stesso, ovviamente non uccidevo animali o esseri umani per succhiarne via il sangue, ma facevo di tutto per mantenermi sia economicamente che socialmente. Lavoravo in un bar che teneva degli spettacoli a luci rosse ogni sera, io stavo al banco a fare i cocktail agli uomini frustrati per il loro matrimonio e per il loro poco retribuito lavoro, alcuni di loro veniva solo per le donne seminude, altri avevano solo bisogno di un buon alcolico e una lunga chiacchierata, e questo era il mio compito, facevo i cocktail e poi ascoltavo quello che avevano da dire.

Durante la settimana frequentavo l'università, avevo scelto la facoltà di giurisprudenza, mi è sempre sembrato giusto far si che le persone le quali non venivano mai ascoltate grazie a me avessero una speranza non solo di essere ascoltate ma di essere in certo senso vendicate. Adesso mi rendo conto che fa schifo. Come avvocato penalista devo imbattermi in persone terribili i quali assassini, spacciatori che si comprano macchine di lusso, facendo la vita di Tony Montana vendendo droga ai ragazzini, ragazzi o uomini di mezz'età i quali non avevano accettato i no delle belle ragazze che avevano incontrato in discoteca oppure per strada, e dopo un drink o due si sono sentiti in diritto di abusare di loro, protetti dalla solita viscida e bastarda accusa che abbattevano sulla vittima "se non vuoi essere stuprata non vestirti in modo succinto". Oh mi dispiace molto se non siete minimante capati di tenervelo nei pantaloni, ma siamo un popolo civilizzato, non vi chiedo di essere bravi cristiani, lungi da me, ma di essere per lo meno delle persone moralmente stabili.

Ma nel mio lavoro non c'erano solo queste persone che nel 98% dei casi erano colpevoli nonostante annunciassero a gran voce la loro innocenza, ovviamente dovevano aspettarsi la mia risposta negativa relativa al loro viscido caso. Nel mio lavoro ci sono anche quelle persone, quelle che vogliono essere ascoltate, e che necessitano di
giustizia. C'erano madri e padri che chiedevano giustizia per i loro figli ammazzati i quali casi erano stati con strafottenza archiviati, oppure mogli o mariti che avevano perso tutto per colpa di un ubriaco alla guida. Questo è il lavoro, e a fine giornata mi sento una cazzo di eroina.

Lasciando stare il mio sfogo, la mia vita dieci anni fa era una totale giostra, con alti e bassi come una montagna russa.

Cercai, anche se invano, di farmi piacere Thomas, anche se non era poi così complicato. Ascoltavamo la stessa musica, guardavamo gli stessi film e mi accompagnava sempre alle partite di calcio.

Ma non riuscivo a fermelo piacere nell'altro senso, quindi mi limitai a considerarlo il mio migliore amico. Non era nemmeno tanto male, ripeto con lui mi divertivo molto, passavamo le serate a base di alcool e i pomeriggi erano caratterizzati dall'incessante suono proveniente dai miei vinili dei Pink Floyd. Questi erano quei piccoli momenti in cui non pensavo ad Alex Turner.

young and beatiful || Alex Turner||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora