0.1 arabella

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Nel lontano 2002 avevo 16 anni. Ebbene si sedici anni, ero nel fiore dei miei anni, ma come spesso accade non li si apprezza come si dovrebbe. Ho vissuto per due anni una storia strana, ero convita che sarebbe durata poco, giusto il tempo di una festa ma così non fu.

Avevo conosciuto Alexander Turner al corso di Letteratura e poesia tenuto dalla professoressa Michelle Jones, una donna esuberante che riusciva ad appassionare tutti ai libri. Con me non ebbe molto da fare, amavo già i libri e la letteratura e non a caso ero la sua alunna preferita.

Ero seduta nell'ultima fila di banchi, quasi al penultimo banco quel giovedì di ottobre. Lui entrò pochi minuti prima che la campanella suonasse l'inizio dell'ora "Credo di essere nel posto sbagliato, ma te lo chiederò comunque, questa è l'aula della professoressa Jones?" rimasi interdetta per un'attimo, insomma la scuola era cominciata da un mese e per lui era la prima volta che si presentava al corso.

"In realtà sei nel posto giusto" avevo risposto "comunque sei in ritardo, il corso è cominciato un mesetto fa" lui mi guardò attonito come se gli stessi parlando in un'altra lingua, poi come per magia acquisì di nuovo la parola "lo so, ma il corso di Storia con il professore Fern è terribile" aveva ragione, la reputazione del professore Fern era davvero pessima, non solo era noioso, ma era anche rigido e severo.

"Comunque sono Alexander Turner, ma tutti mi chiamano Alex, tu sei?"

"Arabella Larson" per un secondo ebbi pietà di lui, mi stavo comportando da stronza, anche nel pronunciare il mio nome avevo messo dell'antipatia, lui sembrava davvero carino, gentile e sicuramente si sentiva un pesce fuor d'acqua. Decisi di rimediare.

"Comunque, puoi chiamarmi Lara come fanno praticamente tutti, e non farti pare a chiedermi gli appunti, se hai bisogno di rimetterti al passo io ci sono" lui sorrise, aveva un bel sorriso, chi se lo doveva immaginare che quel fottuto sorriso mi potesse incasinare la vita.

Nei mesi a seguire cercava sempre una scusa per vedermi, avevamo una bella amicizia, io però rimanevo quella distaccata. Il primo ad innamorarsi penso sia stato lui, io covavo qualcosa per lui, ma non l'avrei mai ammesso. Ho impiegato due anni ad ammetterlo a me stessa.

Abbiamo sempre pensato che avessimo tutto il tempo del mondo, che le cose sarebbero capitate da sole, come sempre accade, ma ci era sfuggito un particolare, per lo meno era sfuggito a me, per far si che le cose accadano devi far in modo che ciò succeda. Inutile dire che io non lo feci, sono partita per Londra il giorno stesso che lui mi aveva confessato il suo amore, io rimasi in silenzio e me ne andai lasciandolo solo. Mene pento? Col senno di poi magari si.

La verità è che io avevo paura, non dell'amore, ma di annullarmi, di mettere al primo posto l'amore invece che la mia carriera, quella era una cosa che mi faceva rabbrividire. Nonostante Alex fosse il ragazzo perfetto per me decisi di dimenticarlo, lui sarebbe andato avanti e io pure.
Era il 2013, e di anni dal 2002 ne sono già passati undici. Come ho detto è successo tutto e di più, ci sono stati anni bellissimi come il 2009 in cui presi la laurea, oppure il 2010 che in assoluto è stato il peggiore della mia vita.

Era il 2013 e io vivevo ancora con Marceline e Thomas, in una casa diversa, più grande, molto più grande fuori Londra. Alla nostra allegra triade nel 2010 si era aggiunta May, la figlia di Marceline. Ha solo noi, non ha un padre, non che Marceline non sapesse chi fosse il padre di sua figlia, semplicemente lui se n'era andato senza mai conoscere la piccola. Non sa cosa si è perso. May è l'esserino che mi ha completamente stravolto la vita, come ho già detto il 2010 è stato un anno terribile, avevo provato a mandare tutto in fumo, Thomas si era ammalato di cancro e Marceline dopo la nascita di May era caduta in depressione. Nonostante la mia pochissima, per non dire inesistente, esperienza coi bambini dovevo prendermi cura della neonata. Certo non ero perfetta, nessuna madre lo è all'inizio, e poi io non ero nemmeno la madre biologica, Marceline ha sofferto di Sindrome dell'abbandono e non poteva prendersi cura di May.

Si può dire che vedere May cresciuta e felice sia uno dei miei più grandi traguardi. Amo immensamente quella bambina.

Il mio lavoro procedeva alla grande, ero la propietaria del più grande studio legale di Londra.

Avevo deciso che quella sera volevo bere, bere tantissimo, quindi misi i soliti pantaloni neri, un top bianco e una giacca dello stesso colore del pantalone, tutto accompagnato dalle mie Saint Laurent nere. Lasciai che i capelli neri mi cadessero morbidi sulle spalle, non li piastrai, non era mia abitudine, ho sempre avuto dei bei capelli mossi, quindi le pieghe era inutili oltre che una perfetta perdita di tempo.

"Dove vai piccola puttanella?" mi prese un colpo, ero convita che Thomas e Marceline erano andati al parco con May, questa era una loro abitudine, a volte giocavano alla famiglia felice.

"Sto uscendo"

"senza di me?"

"Vuoi venire anche tu?"

"Si ma non mi faccio vedere in giro con te se esci conciata in questo modo!" disse indicando il mio outfit. "se non ti piace non è un problema mio"

"Non sei abbastanza sexy, andiamo sembra che tu stia andando a lavoro"

"Non metto questo top per andare a lavoro, è troppo scollato"
"Infatti è il pantalone il problema, dobbiamo cambiarlo, seguimi" disse prendendomi la mano, eravamo diretti alla mia cabina armadio.

Scavò tra le tante cose che mettevo anni fa, fino a quando non trovò una gonna nera, corta e stretta.

"Te lo scordi che metto questo abominio" dissi disgustata, non so il perché io abbia comprato quella gonna in passato.

"la devi mettere"

"Tom ho ventisette anni, chi devo fare ridere con questa gonna!?"

"Proprio perché hai ventisette anni la devi mettere, andiamo mettila" era troppo sicuro di quello che diceva "Tanto nel posto dove sto per portarti vestita così sembrerai una suora."

Dopo questa affermazione ebbi ancora più paura.

Allora vinse lui, misi quella gonna e arrivammo nel famigerato pub in meno di trenta minuti.

Avevo la smania di abbassarmi la gonna, mi sento estremamente fuori luogo non mi era mai piaciuto indossare vestiti troppo corti o attilati, e questo lo nota subito Tom "mi stai facendo venire il prurito, metti giù le mani da questa gonna".

Aveva anche ragione, la maggior parte delle ragazze erano decisamente più svestite di me, ma c'erano anche quelle vestite di tutto punto.

"Ti rendi conto che sono un avvocato, non posso stare qui!"

"Sei un avvocato mica una suora, sai in questo locale ci vengono sempre quelli famosi, può essere che ci trovi la tua cantante preferita che balla con David Beckham"

"David Beckham è felicemente sposato e la mia cantante preferite è morta due anni fa"

"Ops, scusa fai finta che io non abbia nominato il nome della Santa Amy, comunque bevi e divertiti"

Seguì il suo consiglio.

Arrivata a fine serata ero mezza brilla, con dei brillantini in faccia e sicura di aver intravisto Liam Gallagher degli Oasis.

Mi fermai davanti al bancone, e cercai di attirare l'attenzione del barman che sembrava ignorarmi completamente.

"Oh Fanculo, me lo faccio da sola questo Martini"

Girai i tacchi e mi incamminai verso Tom, quando sento una voce richiamare la mia attenzione.

"Bella sei veramente tu?"

young and beatiful || Alex Turner||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora