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Una sera la passai a casa di mia sorella Jane. Suo marito era partito per un viaggio di lavoro e lei era sola.
Parlammo di tutti gli argomenti lasciati in sospeso per tutti questi anni. Certe volte la guardavo più intensamente, è sempre stata la più bella donna sul pianeta, eppure così sprecata in queste quattro mura.
Ero stata una settimana senza nemmeno sentire la voce di Alex, mi chiamava almeno cinque volte al giorno, ma ignoravo ogni squillo.
Jane lo conosceva bene e anche lui la conosceva bene, mi sono sempre chiesta perché volesse stare con me quando poteva innamorarsi di mia sorella, poteva avere per se una donna meravigliosa come lei.

Arrivai a casa ed era già mezzanotte. Era ancora vuota.
Mi sedetti sconfitta sul divano, la televisione trasmetteva qualche vecchia replica di Friends, il vento piegava in due i rami degli alberi. Erano questi i momenti dove mi sentivo sola.
Il cellulare emise uno squillo, pensai subito che fosse Alex, ma così non fu. Era un messaggio di Thomas.

Ciao Ara, come stai? Spero bene.
Volevo dirti che dalle 17:00 di ieri sono ufficialmente sposato con Janette. Abbiamo deciso di fare tutto troppo in fretta, un po' come Tommy Lee e Pamela Anderson. Abbiamo deciso di vivere qui a Las Vegas, è un posto così bello.
Spero vivamente che la tua vita a Roma stia andando tutto bene.
Tornerò per natale, ti voglio bene.
Thom.

Feci cadere il cellulare per terra, le mani mi tremavano così come gli occhi ormai stracolmi di lacrime.
Thom era andato via, con la sua mogliettina matta. Eravamo rimaste solo io Marceline, e probabilmente, presto anche lei sarebbe andata via.
Ripensai rapidamente a quella sera che Alex venne a casa mia, al suo aspetto, al suo profumo. Pensai a quanto mi mancasse.
Digitai il suo numero sul cellulare con un movimento veloce delle dita, avevo bisogno di vederlo, di stare con lui e raccontargli tutto.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei squilli e poi la segreteria.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei squilli e poi la segreteria.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei squilli e poi la segreteria.
Così, per sette volte.
Sette asfissianti volte.
Mi rassegnai, gettai via il telefono e mi riversai sul letto.
Ascoltai un vecchio vinile dei Beatles mente rigiravo nervosamente i miei lunghi capelli scuri attorno alle dita.
Indossavo solo una maglietta larga con delle parigine, avevo dimenticato di toglierle.
Di certo avevo freddo, fuori era pieno inverno ma non avevo la minima intenzione di alzarmi per indossare qualcosa di più pesante.
Digitai un messaggio, avevo le dita ancora intorpidite.
"Vieni a casa mia? Ho bisogno di vederti" inviai il messaggio ad Alex e spensi il cellulare.
Chissà se sarebbe venuto veramente, pensai, di certo lo speravo.

Aprì la porta, lui era di fronte a me, perfetto. Semplicemente perfetto.
I capelli pettinati all'indietro e tenuti saldi dal gel, la mascella marcata, e le iridi scure fisse su di me.
Si avvicinò, e senza nemmeno farlo entrare completamente in casa mi buttai su di lui. Allacciai le braccia al suo collo e le gambe sul suo bacino, lo baciai, con desiderio, con amore.
Sapeva dove fosse la mia stanza, o per lo meno lo intuì, fatto sta che mi portò proprio lì.
Mi poggiò delicatamente sul letto e si sedette accanto a me.
"Grazie di essere venuto Al" lui non mi rispose, sorrise e mi accarezzò il viso, sembravo la cosa più preziosa del mondo per lui "io ci sarò sempre per te Bella".
Mi aveva sempre detto quanto mi amava, quanto fossi bella, intelligente, ma non mi aveva mai detto una cosa del genere.
"Ho sbagliato con te Al" il suo viso si fece serio "ho sbagliato e continuo a sbagliare con te" mi avvicinai a lui, volevo poter toccare il suo viso, come lui faceva col mio "Al io ti amo, cazzo se ti amo" non mi fece continuare, posò le labbra sulle mie "fammi finire" mi zittì "'mi basta sapere questo"
Davvero non gli interessava? Davvero non voleva delle scuse? Mi ero sbagliata su di lui, non aveva un ego da riempire, un orgoglio da rispettare. Si era piegato per l'ennesima volta dinnanzi a me.
Parlammo per tutta la notte, di Courtney, di Thomas, di quello che avevamo passato a Sheffield, della sua band, del mio lavoro.
Una cosa che mi piaceva di lui è che mi ascoltava, nessuno lo faceva mai veramente, lui non solo mi ascoltava ma mostrava un interesse smisurato.
"Pensi che un giorno riusciremo a stare insieme?"
"Se non dovessimo riuscirci, diventerò uno stronzo apatico" accennai un sorriso "pensavo che già lo fossi"
"si ma con te non ci riesco" mi lasciò un bacio sulla tempia.

young and beatiful || Alex Turner||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora