0.10 Edoardo

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Passata una settimana, Roma sembrava anche più bella, ero andata a trovare i miei nonni, avevo rassicurato mia madre e i miei amici.

Spesso mi annoiavo, andavo in centro ogni mattino, pranzavo un piccolo ristorante vicino piazza Navona, di pomeriggio tornavo a casa e scorrevo tra i libri che avevo acquistato il secondo giorno nella città eterna, in meno di due giorni rilessi "il ritratto di Dorian Gray". La sera bazzicavo tra i piccoli pub, mi ubriacavo a volte, per fortuna la metro e i taxi erano sempre a portata di mano.  Non avevo ancora fatto amicizia con nessuno in particolare, non la valutai come una situazione grave, non sono mai stata particolarmente socievole, i pochi amici che avevo erano gli stessi da anni.

Nel mio quartiere erano tutti ricchi o per lo meno borghesi, vedevo sempre macchine costose e case arredate bene, non che spiassi i vicini, ma ero annoiata e le loro case sembravano molto interessanti. Odiavo i loro figli, gli adolescenti per intenderci. Avevano le mani di quelli che non avrebbero mai lavorato un giorno nella vita, già a sedici anni possedevano una carta di credito. Si vedeva che non si impegnavano minimamente a scuola, certo a che serve lo studio quando fuori dalla tua sofisticata scuola privata hai già un lavoro? A niente.

Di certo non li invidiavo, erano famiglie vuote, con l'amore solo verso il dio denaro, che  di compravano il rispetto dei figli con la carta dorata collegata al loro grasso conto in banca.

Non per fare l'ipocrita, anch'io possedevo un netto patrimonio, potevo permettermi una vita agiata e di tanto in tanto realizzavo qualche piccola voglia, ma è tutta farina del mio sacco. Ho studiato tutta la vita, ho un lavoro ben retribuito. Non posso nemmeno dire che mia madre se la passasse male, lavorava in un piccolo studio medico come ginecologa, non che questo abbia aiutato la mia adolescenza già incasinata.

Di certo non volevo figli, non era nei miei piani, e probabilmente potrò sembrale venale, ma detesto l'idea di avere delle responsabilità serie.

Chissà se anche Alex si era fatto un immagine di come era a mia vita a Londra. Mi sentivo spaesata, la vita di Al era completamente diversa da come la immaginavo, ma perché? Ogni uomo vuole stare con una bella donna e avere dei figli, lui ne ha cambiate molte, cosa che molti giovani uomini fanno e che personalmente trovo più funzionale, ma comunque ho sempre pensato che lui fosse tipo da una sola. Può darsi che la sua sola non l'aveva ancora trovata.

L'ottava sera andai in un pub abbastanza rinomato nel centro città, me lo aveva consigliato mia cugina.

Era un posto carino, accogliente ma allo stesso tempo freddo, quasi glaciale. Tutto lì intorno era grigio e spento, dai cocktail usciva un fumo abbastanza particolare, sicuramente stava lì per un fatto del tutto estetico. Mi avvicinai al bancone, poggiai i gomiti su di esso e attirai l'attenzione del barista.

"Un Martini grazie" un classico cominciare la serata con un Martini "Certo bellezza" anche lui non era da meno, aveva i capelli castani e gli occhi color nocciola, colpiva lo sguardo dolce e innocente. Mi porse il bicchiere e mi guardò "Non ti ho mai vista da queste parti" aveva uno sguardo confuso, mi stava squadrando "Perché da queste parti tu conosci tutti?" rise "Sicuramente la maggior parte" sembrava sicuro di sé e anch'io volevo fare questa impressione, almeno provai "Sono di Londra a dire il vero, vivo qui da poco." sembrava ancora più confuso "Perché una ricca donna di Londra come te viene in un questo piccolo locale e ingozzarsi di Martini?"

"Chi te lo dice che sono ricca?" lui indicò la mia collana "Non vorrei essere impiccione ma quella collana sembra di Cartier, sei stata a Parigi di recente?"

"Milano a dire il vero. Una settimana la scorsa estate"

"Quindi l'Italia non l'hai nuova, sei già stata qui"

young and beatiful || Alex Turner||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora