Leonardo mi sfiorò le labbra con due dita, poi avvicinò le sue ed iniziò a baciarmi, sentivo quel velluto morbido scontrarsi sulla mia bocca ansimante.
Cominciò a spostare le labbra sulla mascella continuando a baciare con passione, lasciando zone umide sulla mia pelle.
«Sam.» Disse il mio nome mentre prendeva fiato, mi prese con le sue braccia possenti e mi tirò a sé, alle sue gambe. Sentivo la sua durezza contro i miei fianchi.
«Sam, quanto ti voglio.» Mi tirò ancora di più, eravamo così vicini, le sue dita presero a scendere lungo la schiena ed un brivido mi percorse da capo a piedi, mi sfilò la maglietta, poi i jeans ed io feci lo stesso.
Ci sdraiammo sul letto e lui cominciò a far scendere le sue mani fino ai fianchi, fino a sfiorare l'elastico degli slip iniziando a tirarlo verso il basso, lo guardavo mentre...«Porca puttana!» Urlai, quella sveglia di merda aveva rovinato tutto.
«Incubo?» Urlò mia madre in risposta dalla cucina.
«S-Sì, i-incubo, cosa poteva essere, era un incubo mamma. Che domande sono?»
«Che palle Sam, chiedevo.»
«Sì sì...»
Corsi verso il bagno a lavarmi, sperando che mia madre non vedesse il mio rossore.
Mi sentivo come se il mio corpo fosse stato totalmente rapito da quel sogno.
Mi formicolavano le gambe, sentivo le guance pulsare per il rossore... ed una strana sensazione in mezzo alle gambe.«Buongiorno mamma.» Le scoccai un bacio sulla guancia.
«Buongiorno. Ei, ti va di raccontarmi il sogno?»
-Che? Merda.-
«Mh, no, no, grazie.»
«Va bene,» mi passò la tazza piena di caffellatte e mi sedetti, «io adesso esco con la zia, torno a casa per l'una, prepari il pranzo tu? Viene anche lei.»
Notai che era già vestita e annuii alla sua domanda.
«Okay, grazie, ora scappo, mi aspetta in macchina, ci vediamo più tardi.»
La salutai e poi la vidi andare verso l'ingresso e la sentii chiudere la porta.
Il telefono squillò dalla mia camera.Il nome di Leonardo spuntava sullo schermo.
«Pronto?»
«Oi, che ne dici se ci vediamo fra un'ora?»
«Ehm, sì.»
«Se-se non vuoi... va bene.»
«No, va benissimo, ci vediamo fra un'ora sotto casa mia.»
«Okay, a dopo.»Corsi verso la mia camera, mi truccai in fretta, stendendo prima la base, poi l'eye-liner nero, una passata di mascara e un velo di rossetto. Presi dall'armadio i pantaloni neri, la camicia a scacchi bianca e nera e poi, nello sgabuzzino presi le scarpe bianche.
In tre quarti d'ora ero pronta, seduta in poltrona ad aspettare la chiamata di Leonardo che mi avrebbe avvisato che era sotto casa mia.Erano le nove e il telefono squillò.
«Sono qui.»
«Arrivo.»«Ciao.» Gli sorrisi e ripensai al sogno, si avvicinò con le mani dietro la schiena e mi baciò la guancia, tirò fuori le mani e con una mi fece vedere una margherita, bianca e profumatissima.
Mi guardava in attesa di un qualcosa, di un commento, era adorabile, con lo sguardo perso nei miei occhi, e le mani tremanti che reggevano quell'unico meraviglioso fiore.
«Grazie, è molto bello, adoro le margherite.» La presi con due dita e la avvicinai al naso chiudendo gli occhi, aveva un profumo meraviglioso, dolce e leggero.
Appena li riaprii vidi Leonardo sorridere mordendosi il labbro inferiore.
«Andiamo?»
«Dove mi porti?»
«Ti piace leggere?»
«Sì, amo leggere.»
«Bene.»
Mi prese a braccetto e mi accompagnò alla sua auto, mi fece salire, chiuse lo sportello e poi si sedette lui.
«Chiudi gli occhi.» Li chiusi e sorridendo continuavo ad inalare il dolce profumo del fiore che tenevo fra le dita.Dopo pochi minuti sentii il motore dell'auto spegnersi e lo sportello di Leonardo essere aperto e poi richiuso.
Il ragazzo aprì il mio sportello e mi prese per mano, chiusa la macchina iniziammo a camminare e dopo alcuni passi ci fermammo.
«Apri gli occhi.»
«Wow.»
Eravamo dentro una libreria in cui non ero mai stata, le pareti di mattoni decorate da cornici bianche vuote e frasi di autori famosi dipinte in bianco. gli scaffali pieni di libri ordinati per autore, alcune pile di libri sparse qua e là sul pavimento di legno grezzo.
«È bellissimo Leo.» -Leo? Leonardo semmai... Che cogliona.- «Leonardo.»
«Ah ah, anche Leo va bene.»
«Okay.» Gli sorrisi. Mano nella mano ci inoltrammo nei corridoi di quella meravigliosa libreria.
«Vieni, scendiamo giù, c'è il bar.»
«Sì.»Prendemmo posto su un divanetto a due posti semicircolare che "circondava" un tavolino rotondo.
«È molto carino qui.»
«Sì, ci ho lavorato per parecchio tempo, è molto bello...»Parlammo, parlammo e parlammo, più guardavo le sue labbra carnose più mi veniva voglia di saltarci sopra con le mie.
Il tempo volava e ad un certo punto controllai l'orario, erano le 12:15.
«Sono una rompipalle, scusa, ma devo tornare a casa.»
«Va bene, tranquilla, io fra un po' devo andare ad allenarmi, quindi va bene. Andiamo.»
__«Eccoci.»
«Grazie mille, è stato molto bello.»
Stavo per andare verso il portone quando lui, mi fermò.
«Stasera ci vediamo? Per un aperitivo... in a-amicizia ovviamente.»
«In amicizia... certo.»
«A stasera.»
«A stasera.»Cominciai a preparare il pranzo per me, mia madre e mia zia, e un'ora dopo le due donne varcarono la soglia di casa piene di buste.
«Oh, bentornate, ma che è quella roba?»
«Roba.» Rispose mia madre.
«Abbiamo preso qualcosa, per te e per noi, vieni a vedere.» Continuò mia zia.
Avevano comprato di tutto, dai vestiti, ai trucchi, agli utensili per la cucina.Dopo aver visto tutto ci sedemmo a mangiare.
«E tu che hai fatto?» Mia madre.
«Ehm, nulla, sono andata in una nuova libreria qua vicino.»
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At first sight. || Leonardo Decarli
FanfictionEh già, un'ennesima stupidissima fan fiction su Leonardo Decarli. "Non ero fortunata, affatto, eppure quel giorno lo incontrai."