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Mi svegliai fra le braccia di Leonardo, guardai la sveglia sul comodino e dava le 12:00.

«Leo.»

«Sam.»

«Hai fame? Mangiamo qualcosa dai.»

«Okay.»

Mi strinse un secondo al suo petto e poi mi lasciò andare, mi misi in piedi e poi mi chinai verso di lui e gli diedi un piccolo bacio sulla punta del naso.

«'ndiamo.» Glielo dissi sottovoce, lui mi sorrise e si mise in piedi.

Aprii il frigo e ovviamente non c'era nulla di allettante...

«Mh...»

«Che c'è?» Leo si avvicina a me e mi circondò la vita con le braccia, appoggiò la sua testa sulla mia spalla sinistra e iniziò a fissare con me il frigo.

«C'è che viene il mio ragazzo a casa e non so cosa cucinare...»

-Cazzo ho detto?-

«Il tuo ragazzo?» Posso sentire i suoi occhi che mi scrutano attentamente.

«Sì, beh, cioè, una persona: viene una persona a casa e non so cosa preparare.»

«Mh, mi piaceva la parola che hai usato prima.»

Mi baciò la guancia.

Guardava ancora il frigo, poi si staccò e prese il parmigiano e due uova. «Mh, non c'è pancetta.. Potremmo fare una finta carbonara, che ne dici?»

«Sì, sì va bene.»

Dopo mezz'ora il pranzo era già pronto. «Assaggia.» Mi portò la forchetta alle labbra e assaggiai il risultato di mezz'ora di lavoro di Leo.

Era buonissima, gli sorrisi, lui mi sorrise... ed in quel momento ebbi la malsana voglia di saltargli addosso, ma evitai.

Mangiammo tranquillamente e poi andammo nel salone, mentre lui si sedeva sul divano io accesi la tv che a quell'orario, ovviamente, era intasata da programmi di cucina a caso.

Mi sedetti accanto a lui.

«Stavo pensando...»

«A cosa?»

«Non so niente di te, voglio dire. tu ormai mi conosci, magari non del tutto, ma sai molto di me... io non so nulla di te invece. Se tu volessi, sarebbe bello.»

I suoi occhi si scurirono per un momento, ma poi accennò un sorriso.

«Mh, partiamo dall'inizio... Sono di Roma, credo che si capisca, o no? Ah ah ah. Ehm, sono rimasto lì fino ai diciannove anni, poi sono venuto qua, ho trovato lavoro in una palestra e due anni fa mi sono iscritto a lettere.»

«Oh, non sapevo che fossi all'università... Lettere, caspita, è una bella facoltà.»

«Sì, non è male.» Mi sorrise, ma non era abbastanza, adesso ero capace di crearmi un suo profilo generale: venticinquenne, sexy, romano, con due occhi e un sorriso splendidi, lavora in una palestra, frequenta lettere, ma poi?

«E la tua famiglia?»

«La mia famiglia è mia madre. Non ti seccare, ma non ho voglia di parlarne.»

«No, tranquillo, è ok... Credo...»

Mi baciò e in quell'istante dimenticai tutto, Antonella Clerici scassava le palle in sottofondo, mentre le nostre labbra si scontravano, allungai il braccio e presi il telecomando, premetti dei tasti a caso e riuscii a togliere l'audio.

Leonardo mi fece sdraiare e si mise su di me, continuava a baciarmi con passione, sentì la sua mano sinistra iniziare a scendere dalla spalla, percepivo le sue dita scendere lente, continuavano a scendere, e a scendere... quando sfiorarono l'orlo dei pantaloni ansimai un momento. Sapevo cosa aveva intenzione di fare e non l'avrei fermato, quel momento era così intimo, così nostro, non l'avrei bloccato.

(E diciamolo, grazie al cielo mi ero depilata...)

La sua mano toccò quel punto e gemetti, con due dita iniziò a sfiorarmi, le faceva roteare lentamente.
«Leonardo...» Respiravo lentamente, ansimavo, gemevo sotto il suo tocco.
Lui iniziò a baciarmi il collo lentamente, lasciando solchi umidi sulla mia pelle.

«Leonardo, più...» Capì al volo cosa volevo dire, poggiò un dito dell'altra mano sulle mie labbra e mi sorrise, iniziò a far roteare le dita più velocemente.
«O mio Dio.» Gemevo, il mio petto si muoveva ritmicamente, sentivo le mie guance bruciare, il mio corpo prendere fuoco ad ogni suo movimento.
Quando iniziò a muovere i fianchi avanti e indietro, e iniziai a sentire la sua durezza strusciarsi su di me arrivai al culmine.
«Leona-» E poi mi scappò un piccolo urlo.

Leonardo's pov.
Avevo una voglia matta di fare di più, ma decisi di fermarmi lì, per lei era già troppo, ed io ero troppo eccitato.
«I-il bagno?»
«Seconda porta a sinistra.» Si morse il labbro, probabilmente aveva capito cosa volevo fare, ma dovevo. Potevo nel suo bagno?

Di certo non potevo rimanere con quella fottuta erezione in mezzo alle gambe.

Samantha's pov.
Era successo davvero?

At first sight. || Leonardo DecarliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora